UNEP CORTE DI APPELLO: 2 ARRESTI A POTENZA
Inchiesta della Procura distrettuale del capoluogo lucano: arrestati ex dirigente e assistente
In data odierna, al termine di due diverse ma collegate attività di indagine, militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della G. di F. di Potenza unitamente a personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della GdF della Procura e della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Potenza dirette e coordinate da questa Procura, hanno eseguito, due misure degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex dirigente dell’Ufficio U.N.E.P. della Corte di Appello di Potenza, Pasquale Guglielmo Di Gioia (cl. 1948) per peculato aggravato e continuato di somme di denaro di cui aveva la disponibilità in ragione delle sue funzioni pubbliche per oltre 70.000 euro e nei confronti dell’assistente giudiziario della Corte di Appello di Potenza, Claudio Giangrande, per favoreggiamento personale ( in favore del già detenuto Avv.to De Borus Raffaele) e peculato aggravato e continuato di marche da bollo, per migliaia di euro di cui, pure, il Giangrande aveva la disponibilità in ragione della sua funzione presso la sezione civile della Corte di Appello di Potenza.
Quanto al Di Gioia, il denaro illecitamente trattenuto era quello che il predetto riceveva dagli per l’esecuzione delle e che avrebbe dovuto esser versato alla Poste Italiane per i servizi di notifica degli giudiziari.
Le indagini avevano tratto origine da una segnalazione proveniente proprio dalla Presidenza della Corte di Appello di Potenza che aveva rilevato delle gravi irregolarità ed ammanchi nella gestione del denaro che doveva essere per il pagamento delle notifiche
Le investigazioni hanno permesso di accertare anche il coinvolgimento di un altro funzionario impiegato nel medesimo Ufficio U.N.E.P., il quale si è appropriato della somma di 7.000 euro, in relazione al quale il Giudice ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari. Le indagini proseguono anche al fine di verificare eventuali complicità di cui ha goduto il Di Gioia.
Parte del denaro è stato restituito dall’ indagato, tuttavia riguardo la restante parte delle cifre anzidette ( circa la metà) è stato altresì eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza della somma di circa
30.000 euro.
Quanto al Giangrande, la sua figura emergeva nel corso delle indagini svolte a carico dell’Avv.to Raffaele De Bonis (già tratto in arresto per corruzione ed altri gravi delitti, ed attualmente agli AADD) come persona molto legata al predetto legale.
Dalle indagini a suo carico emergeva un grave quadro indiziario in ordine ai di favoreggiamento — per avere proceduto alla cd bonifica dello studio del predetto legale al fine di individuare microspie — di peculato, per essersi impossessato di marche da bollo per migliaia di euro ( rinvenute presso la sua abitazione ) che i legali depositavano come per legge presso la cancelleria in cui lo stesso operava e per abuso in di ufficio per avere omesso di ritirare le marche da bollo in tutti i procedimenti civili patrocinati dallo Studio De Bonis.
Le documentavano, anche, come per agevolare lo studio del predetto legale, il Giangrande, si prestasse a sostituire alcune pagine dei fascicoli processuali civili ( i cd fascicoli di cortesia “cartacei”) secondo i desiderata del suddetto avvocato.