CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MICHELE BUONINCONTI È VITTIMA DI UN CLAMOROSO ERRORE GIUDIZIARIO CHE LO HA PRIVATO DELLA LIBERTÀ E DEI SUOI 4 FIGLI
Michele Buoninconti è un uomo innocente che è stato prima diffamato e poi privato della libertà e dei suoi 4 figli. La sola lettura critica dell’Ordinanza di Applicazione di Misura Coercitiva datata 27 gennaio 2015 permette di riconoscere l’errore
CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MICHELE BUONINCONTI È VITTIMA DI UN CLAMOROSO ERRORE GIUDIZIARIO CHE LO HA PRIVATO DELLA LIBERTÀ E DEI SUOI 4 FIGLI
Da qualche settimana si è tornati a parlare del caso Ceste in quanto si è sollevata un’ondata innocentista
In tanti nutrono ormai seri dubbi sulla ricostruzione fatta dalla procura di Asti e sposata dai giudici dei tre gradi di giudizio che hanno condannato il marito Michele Buoninconti per omicidio
Proprio mercoledì scorso, un collegio giudicante presieduto da Roberto Amerio, prima che l’avvocato difensore rendesse note le sue ragioni, ha condannato ad undici anni un padre accusato di molestie nei confronti del figlio. La corte è entrata in aula e ha pronunciato la sentenza, lo ha fatto senza dare voce alla difesa.
E quando il difensore dell’imputato lo ha fatto presente, il presidente Roberto Amerio ha stracciato la sentenza, per poi decidere di astenersi.
Il Ministro Alfonso Bonafede ha dato mandato all’ispettorato di verificare ciò che è accaduto al tribunale di Asti.
Ricordiamo ai nostri lettori che il giudice Roberto Amerio è lo stesso giudice che, in primo grado, ha condannato Michele Buoninconti a 30 anni
La criminologa Ursula Franco, che è stata la consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore del vigile di Costiglione d’Asti, ci ha rilasciato una dichiarazione:
La verità sul caso Ceste, emersa con forza da subito dalle risultanze investigative, è stata sommersa dal fango. Elena Ceste non è stata uccisa, è morta per assideramento durante una crisi psicotica mentre si nascondeva ai suoi immaginari persecutori nel letto del Rio Mersa. Il primo a diagnosticarle un disturbo psicotico è stato lo psichiatra consulente della procura:
“Di qui la crisi psicotica, le proiezioni ed i diffusi spunti deliranti, che le fanno perdere ogni controllo sul dato reale, chiusa in una mente interpretativa che non può più ricevere informazioni e rassicurazioni dall’esterno (…) era affetta da un disturbo di personalità dipendente che poteva indurle una condizione di deficienza psichica e l’evoluzione di questo disturbo poteva prevedere lo sviluppo di fenomeni depressivi clinicamente significativi capaci di indurle non tanto una strategia razionale e programmatica per la commissione di gesti autolesivi quanto invece modalità di disfunzionamento psichico a porre in essere scelte e/o comportamenti che possano essere di nocumento alla persona stessa alla stessa persona”
Il processo mediatico cui è stato sottoposto il povero Buoninconti gli ha cucito addosso un vestito che non è il suo
Michele Buoninconti non ha nessun disturbo di personalità, quattro relazioni sul giudizio di idoneità al servizio personale di ruolo di vigile del fuoco redatte nel 2002, 2006, 2009 e 2013 hanno concluso che il suo sistema neuropsichico era integro. Nell’ultima relazione redatta in data 30 luglio 2013, sei mesi prima della scomparsa di Elena, dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Cuneo si legge: “(…) dai contenuti riferiti e dall’osservazione diretta della persona non si rilevano segni evidenti di psicopatologie in atto. Dagli stessi contenuti non si rilevano segni evidenti di deficit e disagi psicologici in atto”
Niente di ciò che ha sostenuto l’accusa è sorretto dalla logica
Buoninconti non chiamò i vicini per preordinarsi una linea difensiva, li chiamò semplicemente perché non trovava sua moglie. Perché, se avesse ucciso Elena, avrebbe dovuto avere fretta di denunciarne la scomparsa ai vicini, soprattutto ancor prima di averne occultato il corpo a pochi metri da casa?
L’accusa non solo non ha provato l’omicidio, posto che sui resti della Ceste non sono stati trovati segni riferibili ad una morte violenta, ma non ha neanche provato l’occultamento, non sono stati infatti trovati segni del trasporto di un cadavere in auto, né alcun segno sul povero Buoninconti prodotto dai rovi o macchie di fango sui suoi vestiti o fango sulle sue scarpe, nonostante sia stato accusato di aver occultato un corpo sotto il fango in una zona abitata dai rovi.
L’accusa si è inventata una crisi matrimoniale, Buoninconti non ha mai discusso con sua moglie, né lei si è mai lamentata di lui con nessuno, né ha mai parlato con lui o con altri di divorzio, nè Buoninconti era a conoscenza dei suoi tradimenti. È tutto agli atti.
Michele Buoninconti è un uomo innocente che è stato prima diffamato e poi privato della libertà e dei suoi 4 figli. La sola lettura critica dell’Ordinanza di Applicazione di Misura Coercitiva datata 27 gennaio 2015 permette di riconoscere l’errore
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