CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: L’UNICO PROBLEMA DI TELEFONATE DI SOCCORSO, INTERROGATORI E INTERVISTE È LA CONTAMINAZIONE
Quando sono contaminati. Molto spesso pubblici ministeri e giornalisti hanno fretta e con le loro domande rendono interviste ed interrogatori inutilizzabili, non parliamo delle trascrizioni delle denunce di scomparsa
CRIMINOLOGA URSULA FRANCO
L’UNICO PROBLEMA DI TELEFONATE DI SOCCORSO, INTERROGATORI E INTERVISTE È LA CONTAMINAZIONE
Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto. La Franco è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.
– Dottoressa Franco, in tanti si chiedono se il livello di istruzione e/o lo stato d’ansia di un soggetto che chiama il 118 o di un interrogato possano contaminare il suo linguaggio tanto da farlo apparire un assassino
La Statement Analysis parte dal presupposto che gli esseri umani parlino per essere capiti e che tutto ciò che dicono, lo dicano per un motivo preciso, nulla viene pronunciato per caso. Non sono un eventuale stato d’ansia, né un basso livello di istruzione ad indurre un soggetto a dissimulare, a falsificare o a ingraziarsi l’interlocutore. Peraltro, un analista non trae mai conclusioni sulla base di un unico indicatore di sensitività, ovvero, ad esempio, non basta che un soggetto che chiami il 118 per un’emergenza si dilunghi in convenevoli per concludere che nasconde qualcosa, servono altre conferme come possono esserlo l’assenza di una richiesta d’aiuto vera e propria e/o titubanza nel fornire informazioni e/o tentativi di prendere le distanze dalla vittima e/o critiche nei confronti della vittima etc, etc.
In parole povere, se un soggetto interrogato o intervistato o intercettato in un’indagine per omicidio dissimula o falsifica lo fa per una ragione precisa, a volte perché è l’autore dell’omicidio, altre perché nasconde altrui responsabilità, altre volte perché è coinvolto in qualcosa di illegale correlato o estraneo all’omicidio. Riguardo ad una eventuale negazione credibile, una volta appurato che un soggetto è capace di usare il verbo al presente ed al passato ci aspettiamo che, se accusato di omicidio, dica spontaneamente “io non ho ucciso tizio, sto dicendo la verità” senza ripetere a pappagallo le parole dell’interlocutore e senza ricamarci sopra.
Aggiungo che si sente spesso dire che in certe circostanze la gente può avere reazioni diverse, è una sciocchezza, la casistica prova il contrario.
– Dottoressa Franco, quando interrogatori ed interviste non sono analizzabili?
Quando sono contaminati. Molto spesso pubblici ministeri e giornalisti hanno fretta e con le loro domande rendono interviste ed interrogatori inutilizzabili, non parliamo delle trascrizioni delle denunce di scomparsa.
*