COMUNICATORE SINDACO GUARENTE: SCOPPIA IL CASO
Potenza, sull’affidamento a Mancusi in Comune frenano: “Ancora non ha firmato”
Quello per l’addetto alla comunicazione del sindaco leghista di Potenza, Mario Guarente, si candida ad essere il concorso più inutile della storia amministrativa lucana. Nonostante i 23 partecipanti, l’avviso pubblico è stato vinto dalla persona già indicata, Cronache lo aveva annunciato, come vincitrice prima ancora che il bando venisse indetto. Malumori ribollono in superficie nella maggioranza di centrodestra del capoluogo per la scelta di Donatella Mancusi. Mancusi, ex segretaria dell’ex presidente del Consiglio regionale, Vito Santarsiero, ma non sua parente, e per 3 anni, dal 2015 al 2018, nel gruppo consiliare in Regione del Partito democratico, nonchè vicinissima al consigliere comunale, già santarsierano e del Pd, ma all’ultimo giro, l’anno scorso, rieletto con Idea di Benedetto, Antonio Di Giuseppe. Malumori in maggioranza sia per le valutazioni politiche, che per quelle tecniche relative all’iter procedurale di un avviso pubblico farsa.
Cronache Lucane, un mese prima dell’indizione del bando, era il 13 novembre, aveva già annunciato in “anteprima” il nome del vincitore: per l’appunto Donatella Mancusi. E così è stato. Il documento dello scandalo amministrativo porta la firma della vigilia di Natale,24 dicembre: «Preso atto che il sindaco ha individuato la dott.ssa Donatella Mancusi, quale candidato da assumere». Stipendio, quello pagato con i soldi dei cittadini di Potenza, 32mila e 743 euro all’anno. Rimane però ancora un ma.
Come riferito a Cronache Lucane da ambienti interni al Comune, Mancusi non sarebbe stata ancora formalmente assunta. Mancherebbe la firma sotto il relativo contratto. Dalla maggioranza, forse, una conversione politica sulla via di Damasco.
Quando una moneta ha le due facce uguali, la previsione di Cronache vera e l’affidamento incarico anche, la moneta è falsa. L’avviso pubblico del sindaco leghista Guarente, lo stesso che sbraitava, prima di salire sull’ambita poltrona, contro il «“magna magna” della politica, le commistioni e gli inciuci dei soliti noti», è alla luce dello svolgimento dei fatti una sorta di farsa amministrativa e specie di presa in giro per quei 22 partecipanti. Dal Belgio ha scritto a Cronache un laureato lucano in Chimica e dottorando in Ingegneria per l’innovazione: «Questo episodio è forse solo la punta dell’iceberg delle azioni a cui le nostre amministrazioni locali ci hanno abituato. Mia madre mi diceva: studia. L’ho fatto e mi chiedo a cosa sia servito»