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SERGEI: «ASTEROIDE A 6 MLN DI KM DALLA TERRA»

Dall’osservatorio di Castelgrande ci anticipa che lo stesso “gigante” tornerà ancora 3 volte

Ci mancava l’asteroide in avvicinamento verso la Terra, a far salire la tensione in questo momento storico già di per sé particolarissimo e delicato, sotto ogni punto di vista. Per saperne di più, sfatare qualche fake news e capire cosa accadrà, abbiamo interpellato l’astronomo russo Sergei Schmalz che dal 2012 al 2015 ha lavorato come assistente all’Istituto Astrofisico di Potsdam in Germania; ha studiato astrofisica all’Università technica di Berlino per 3 semestri, ha svolto collaborazioni con diversi astronomi e astrofisici negli anni passati con gli astronomi dell’istituto KIAM di Mosca. Dal 2014 ha osservato i satelliti e i detriti spaziali in Mongolia, da remoto, e dal settembre 2017 vive e lavora presso l’Osservatorio astronomico del comune lucano di Castelgrande. Nel 2016 «i miei colleghi da KIAM mi hanno raccontato che avevano bisogno di un osservatore all’osservatorio di Castelgrande (dal 2014 c’era già un telescopio là, ma non c’era un osservatore), ho subito accettato e non lo rimpiango per nulla» ci racconta. Venendo all’asteroide, dunque, quando è stato scoperto e quali sono le sue dimensioni?  «L’asteroide si chiama “52768” oppure “1998 OR22”, ed è stato scoperto il 24 luglio nel 1998, come il nome rivela, nel corso del progetto americano NEAT -Near Earth Asteroid Tracking dell’Osservatorio astronomico situato sul vulcano Haleakala alle Hawaii. Secondo le informazioni sul sito web dell’ESA il diametro dell’asteroide è di 2.100 metri«. È possibile calcolare precisamente i suoi spostamenti? «Secondo le informazioni del del MPC -Minor Planet Center l’incertezza dell’orbita di “52768” è 0: questo significa, che gli astronomi possono pre-calcolare la sua posizione molto precisamente almeno per i prossimi 100-200 anni». Sul web si susseguono notizie di probabile impatto dell’asteroide con la Terra, ma qual è la reale situazione? «L’asteroide si avvicinerà alla Terra il 29-30 aprile 2020, ma la distanza fra essi sarà 0.042 unità astronomiche o 6 milioni e 300.000 chilometri, si pensi che la distanza dalla Terra alla Luna è 384.000 km. Quindi possiamo dire in modo assolutamente sicuro che la probabilità di collisione dell’asteroide con la Terra in aprile praticamente non esiste, ma nemmeno in futuro, perché il cosiddetto valore MOID (minima distanza all’intersezione orbitale) è 0.015 unità astronomiche, ovvero 2 milioni e 250.000 chilometri». Per gli appassionati, o per i curiosi, è possibile osservarlo anche da casa? «L’asteroide è abbastanza grande e luminoso, in questi giorni registriamo 14 magnitudini stellari e alla fine aprile 11 magnitudini, perciò può essere osservato anche da telescopi piccoli, basta un’apertura di 10-15 cm. Anch’io lo osserverò per trovare il suo periodo di rotazione: attualmente ci sono due probabili periodi di 4.112 o 3.198 ore. Anche il famoso radiotelescopio di Arecibo osserverà l’asteroide per ottenere informazioni sulla sua forma». La stazione di osservazione dei detriti spaziali dell’Osservatorio Astronomico di Castelgrande si interfaccia su orizzonti internazionali. Schmalz che lavora in pianta stabile presso l’osservatorio di Castelgrande, vola spesso in Russia, Germania, Egitto, per presentare i risultati delle sue osservazioni di asteroidi o detriti spaziali e aprire il confronto con gli altri studiosi internazionali. Asserito che potremo stare tranquilli, è già possibile prevedere se lo stesso asteroide tornerà a farci visita in futuro? «Certo, nella banca di dati dell’ESA- Agenzia Spaziale Europea sono disponibili già i prossimi riavvicinamenti dell’asteroide con la Terra: 18/05/2031 a 19.050.000 chilometri, il 16/04/2079 passerà ad 1 milione 777.350 chilometri del nostro Pianeta, dunque più vicino di quest’anno, e infine l’ultima previsione è per il 17/05/2090 quando transiterà a 17.246.700 chilometri» da noi, o per meglio dire da chi abiterà il pianeta Terra in quell’epoca».

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