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Coronavirus: in casa bombardati dalle notizie

Le reazioni della psiche e del fisico a continui stimoli negativi a volte non sono immediate, si manifestano anche dopo mesi o a lungo termine

PATRICE MAKABU ~ Coronavirus: in casa bombardati dalle notizie
Ai tempi del coronavirus l’informazione è d’obbligo.
Questa è una delle frasi maggiormente inflazionate dell’attuale periodo.
Anche alcune riflessioni sono d’obbligo, rispetto ad un quadro generale talmente intricato da passare alla storia senz’ombra di dubbio alcuna.
L’attenzione non riguarda il propagarsi del virus questa volta, bensì la diffusione sulla stessa scala di un’onda mediatica che travolge tutti nel più totale panico e sconforto.
Il continuo bombardamento dei media attraverso radio, TV, social network e giornali circa gli sviluppi minuto per minuto del coronavirus in Italia e nel mondo, mette a dura prova la resistenza di ciascuno: resistenza psicologica già compromessa dal dover rispettare a giusta ragione disposizioni secondo le quali restare a casa è l’unica vera arma contro questa pandemia in continua propagazione.
Fare informazione è un dovere sacrosanto, tutti abbiamo bisogno di sapere, di capire, di confrontarci con una realtà nuova che mina attualmente al regolare svolgimento delle nostre attività, limitate come mai prima d’ora.
Molti raffronti a vicende di forti difficoltà affrontate nel passato, rispetto a guerre ed epidemie, sembrano a tratti calzare in maniera stupefacentemente perfetta all’attualità.
Ma cosa vuol dire ai tempi del coronavirus essere bombardati mediaticamente e cosa comporta?
In sostanza è come essere “intrappolati” in uno spazio all’interno del quale abbiamo tutto, ma da una serie di altoparlanti e schermi ci viene comunicato un pericolo imminente.
Questo susseguirsi di voci e di immagini si sviluppa in un loop senza fine, di giorno e di notte.
Reagiamo inconsciamente producendo adrenalina ed altre sostanze che mettono sotto stress il nostro corpo ed in allarme il sistema neurovegetativo autonomo.
Siamo pronti per difenderci ad ogni ora del giorno, pronti ad attaccare pur dovendo stare fermi.
All’atto pratico è come se ad ogni segnale di allarme l’ansia ci spingesse a calcolare eventuali vie di fuga, con l’intento di investire tutte le energie di cui disponiamo per scappare, ma non possiamo farlo poiché il vero pericolo è proprio fuggire.
Una contraddizione che costa cara al nostro equilibrio ed alla nostra serenità.
Parlare di equilibrio e di serenità potrebbe sembrare un’altra contraddizione, specialmente quando si tende a considerare questi due elementi come esterni al nostro corpo, o quali status da raggiungere attraverso stimoli esogeni.
Questo è un errore.
Gli stimoli esterni sono molto importanti per il raggiungimento della serenità, ma altrettanto lo è l’induzione endogena: perchè tutto parte da noi.
È di fondamentale importanza canalizzare le nostre energie in attività o semplicemente in interessi che ci allontanano, seppur momentaneamente, dalla pungente diffusione mediatica di fatti e notizie che generano concitazione.
Alla domanda cosa provi quando ricevi notizie relative alla pandemia in atto, da me sottoposta ad alcune tra le persone di mia conoscenza, nella maggior parte dei casi la risposta è stata:
“All’inizio curiosità di conoscere l’evoluzione del momento e preoccupazione. Con il trascorrere dei giorni si è passati dall’essere fruitori di notizie a bersagli di notizie. Siamo fagocitati da scoop che si accavallano in maniera spaventosa ma spesso anche inesatta, le fake news che spingono tutti nel panico sono all’ordine del giorno. Delle conseguenti rettifiche ad un certo punto si è perso il conto e risulta difficile distinguerle dalle stesse notizie, create ad hoc per seminare panico, che giungono anche via telefono. I risultati sono angoscia, agitazione e disorientamento che portano a cercare conferme attraverso i social per ritrovarsi peggio di prima”.
Ricordo che quando ancora Facebook e YouTube non esistevano, per ricercare informazioni su un dato fatto o rispetto ad una particolare cosa, un prodotto ad esempio, era quasi d’obbligo connettersi a Yahoo Answer per ricevere risposte in merito.
Una volta connessi era possibile leggere centinaia tra recensioni ed opinioni di ogni genere, ma soprattutto divulgate da chiunque.
Risultato?
Sarebbe stato meglio non leggere nulla, lo smarrimento nel 90% dei casi risultava maggiore di quello iniziale, ovviamente non a causa della scelta del portale nel dar voce a tutti, ma di chi senza avere la più pallida cognizione elargiva indicazioni sulla base del nulla assoluto.
Quando ciò accade ai giorni d’oggi, in circostanze come quelle attuali, la situazione si complica diventando ingestibile.
I media tendono a scegliere generalmente argomenti prioritari rispetto ai quali dedicare un determinato spazio giornaliero, per acquisire quanto più pubblico possibile.
Guadagnano con la pubblicità, con i click: più sono le notizie più il traffico si intensifica − con una conseguente crescita in termini di introiti.
Chi lavora nella comunicazione sa molto bene che per guadagnare è necessario tenere il pubblico attivo nel manifestare grande curiosità rispetto a quello che viene diffuso, ma soprattutto ansioso di nuovi ed eventuali risvolti, creando un cordone ombelicale difficile da tagliare.
Il bombardamento mediatico influenza le nostre vite in maniera negativa, alla stregua delle tante pubblicità trasmesse centinaia di volte al giorno, che vanno ben oltre le finalità informative del prodotto.
Alcuni tra i metodi per limitare lo stress dovuto a questa mole inquantificabile di informazioni sono:
  • filtrare le notizie per orari e per genere, preferendo poche ma attendibili fonti al fine di evitare la sovrinformazione
  • selezionare trasmissioni televisive in cui i toni utilizzati ed il tipo di linguaggio siano adeguati alle circostanze: le trasmissioni urlate in questo momento non servono a nessuno
  • evitare contesti mediatici ove la spettacolarizzazione delle notizie diventa fulcro di principale interesse
  • non fare affidamento alcuno a statistiche, ricerche, previsioni rispetto alle quali non siano comunicati autori, soggetti interessati, classi, localizzazioni, fonti
  • ultimo ma non per importanza, evitare quel tipo di “giornalismo” paragonabile allo sciacallaggio

Le reazioni della psiche e del fisico a continui stimoli negativi a volte non sono immediate, si manifestano anche dopo mesi o a lungo termine.
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