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CORONAVIRUS, IL CENTRODESTRA SE NE FREGA

Altro che #restateacasa: da Cicala a Zullino e altri in giro per selfie e qualche like


I primi a non rispettare il «restate a casa», nonchè le ordinanze di Bardi e le prescrizioni del Governo sul Coronavirus, sono proprio i politici e in particolar modo quelli del centrodestra e ancora più nello specifico quelli eletti in Regione, Giunta e Consiglio incluso. Sembra proprio che il virus della propaganda politica a tutti i costi, batterio già inoculato da tempo anche nei politici lucani, sia più forte della paura e del rischio dell’epidemia del Coronavirus. Violato persino, senza motivo, il sancta sanctorum, parametrato al tema del contagio, della corsia di un ospedale. Se questo è un Generale: il titolo parafrasato della nota e drammatica opera letteraria di Primo Levi, restituisce, in buona parte e con i dovuto distinguo, dato il memorialistico contenuto del libro citato, la parodia di sé stesso che il governatore Bardi sta rappresentando in questo preciso momento storico. L’emergenza Coronavirus ha trasformato ancor di più, e purtroppo non ce n’era bisogno, la Regione Basilicata in una sorta di B movie italiano degli anni ‘70, di quelli che, dai “4 marmittoni alle grandi manovre”, per esempio, a “La soldatessa alla visita militare”, fornivano una caricatura della vita da caserma. Quando l’agire degli stessi protagonisti dei fatti si presta ad essere interpretato come un travestimento comico, gli accadimenti per quanto seri e significativi, non possono che essere trattati con toni diversi da quelli della beffa. Perchè, in questo caso, la narrazione degli episodi, emerge dalla diretta testimonianza delle fotografie sbandierate proprio dai protagonisti in quanto, verosimilmente, nella loro ottica le stesse dovrebbero attirare consensi politici, quando, invece, non solo costituiscono una sorta di auto-denuncia agli Organi preposti al controllo delle ordinanze sul Coronavirus, ma, come è accaduto, suscitano più disapprovazione che lodi. Tutt’altro che scatti “rubati”, anzi. A parte gli spostamenti da un comune a un altro, con l’ordinanza numero 10 di neanche una settimana fa, il governatore Bardi, ha vietato «a chiunque» e «su tutto il territorio regionale» di allontanarsi dal proprio domicilio abitazione o residenza salvo «comprovate esigenze lavorative dirette a garantire l’erogazione dei servizi pubblici essenziali, ivi compreso il transito e il trasporto delle merci», nonchè situazioni di necessità, correlate alle esigenze primarie delle persone e degli animali di affezione o in presenza di gravi motivi di salute. Tutte ragioni non ravvisabili nei casi dei politici lucani di centrodestra immortalati, per loro stessa volontà, in giro nonostante il «restate a casa» ripetuto, anche da loro, all’infinito e in ogni modo. Predicano bene e razzolano male, buoni consigli, ma cattivi esempi. E il Generale sonnecchia.

ZULLINO, “MEMORIE DI UNA BANCAROTTA” E LA FRUTTA Il viaggio tra gli eletti, quantomeno da multare per il non rispetto delle regole sugli spostamenti durante l’emergenza Coronavirus, può facilmente iniziare dal consigliere regionale della Lega, Massimo Zullino. Prima stazione: la sua abitazione, dove, come da post social, «stare a casa non è poi così male se si ha un buon libro da leggere. Grazie Armando Siri. Amici, potete ricevere questo libro in soli 2 giorni, ordinandolo…», poi fuori a non si sa fare cosa. Già che c’era oltre alla propaganda, Zullino ha pensato di fare pubblicità al libro del suo mentore Siri: “Dipende da te – Pensieri e appunti su una nuova società”. Siri, per la cronaca, è lo stesso Siri ex senatore leghista, già condannato, ha patteggiato la pena, per bancarotta fraudolenta relativa al fallimento della società MediaItalia, trasformata da Siri e soci, prima del crack, in una scatola vuota col trasferimento del patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, un paradiso fiscale americano. Finita la lettura, forse ispirato dalla stessa, Zullino, sempre come da post social, prende l’auto e si sposta sul territorio per far «visita ad alcune aziende, soprattutto agroalimentari». Ad accompagnarlo pure l’assessore regionale ai trasporti Merra. L’impellenza della visita, con tanto di foto di gruppo, altro che distanze di sicurezza, è ancora ai più sconosciuto.

IL “RE” CICALA E LE CHIAVI CHE NON HA DELL’OSPEDALE Dopo Zullino, stazione successiva: “Re” Cicala. Presidente del Consiglio regionale che, tra l’altro, ha messo anche il suo like al post di Zullino tra la frutta, anziché redarguirlo per il non stare a casa. Il titolo del post social sulla pagina ufficiale del Consiglio regionale, che ha generato un coro di disapprovazione tanto tra gli utenti, quanto tra i colleghi consiglieri, è ambiguo, «Cicala: riapre l’ospedale di Villa D’Agri», come se lui proprio lo stesse riaprendo dopo la provvisoria chiusura dati i casi di contagio, ma il fatto è vero. E il fatto consiste nel selfie a Villa d’Agri fuori l’ospedale che Cicala dà per aperto quando neanche era aperto. In quanto la graduale riapertura è stata decisa non in mattinata, ma nel tardo pomeriggio. Ma soprattutto, la decisione non è stata presa da Cicala, ma dalla Direzione generale del San Carlo, e il presidente del Consiglio, tra l’altro, non aveva neanche il potere di un decisivo intervento nell’atto. Il selfie attesta un inutile girandolare di Cicala.

NAPOLI FA IL LEONE IN CORSIA Altra tappa: il consigliere comunale di Potenza, Michele Napoli, in corsia al San Carlo, per una visita ispettiva con l’assessore Leone. Quella di Napoli è la summa delle violazioni. Presenza già palesemente inopportuna, non potendo fare nulla e non avendo il potere di fare alcunchè, resa ancora più inappropriata dalle assurde richieste che parrebbe aver avanzato. Voleva alcuni dati sensibili, che si spera non abbia avuto, su pazienti per tracciare di suo, di professione è avvocato, curve epidemiologiche e affini. Nel caso del consigliere comunale Napoli la foto, dati i motivi della sua presenza al San Carlo, è una vera e propria auto denuncia. A meno che non ritiene, e come lui anche Bardi e il centrodestra lucano, che la donazione economica in favore del nosocomio potentino tramite la ditta di famiglia con la Cementeria Costantinopoli di Barile, rappresenti un salvacondotto per il non rispetto dell’ordinanza del governatore

COVIELLO E IL DIKTAT DEL GENERALE All’arrivo: il consigliere regionale della Lega, Tommaso Coviello. Lui, dai social, è rimasto a casa, dandosi a dirette dal dubbio valore. Legge il comunicato che non comunica del comunicatore che non notizia inerente il bollettino della task force regionale in “real time” con 24-48 ore di distacco dagli eventi. Avallando così pure la scelta di un solo comunicato al giorno sui contagi lucani, peraltro neanche la sera, ma alle 12. Nessuno nel centrodestra pare rispettare l’ordine di Bardi che dopo l’uscita improvvida dell’assessore Leone contro i medici di base ha inteso centralizzare pure la comunicazione. Per «coordinare qualsiasi tipo di intervento rivolto verso la pubblica opinione» al fine di evitare che «la comunità lucana non abbia della sua classe politica un’idea sbagliata». In sintesi, un «coordinamento concreto sulle cose da dire», e magari, si potrebbe e dovrebbe aggiungere, dati i fatti, anche da fare. Proprio in Forza Italia circolano ufficiosamente i malumori più acuti per i comportamenti di Cicala, Zullino e gli altri. Tra i più infuriati, il consigliere regionale Piro che oltre a dissociarsi dai video messaggi e non solo, avrebbe fatto notare come i forzisti siano gli unici a rispettare l’ordine di Bardi

Ferdinando Moliterni

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