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UIL FPL: «QUALE FUTURO PER OSPEDALE PESCOPAGANO»

«Lavori già in fase avanzata, non vorremmo che si bloccasse tutto, buttando dall’aria quanto già speso»


La UIL FPL, in merito allo smantellamento dei posti letto della terapia intensiva dell’ Ospedale di Pescopagano, «esprime forti perplessità sulle scelte unilaterali che la Regione sta facendo per fronteggiare l’emergenza Covid 19, per cui, non è il momento delle polemiche e sono comprensibili le ragioni per cui sono stati spostati questi posti. La terapia intensiva di Potenza, purtroppo, si sta riempiendo di pazienti Covd19 per cui in questo momento la priorità è quella, atteso che i posti da ricavare, presso l’ospedale di Venosa, non sono ancora disponibili. È necessario, tuttavia, capire quale sarà il futuro dell’ Ospedale di Pescopagano. Non vorremmo che, complice questa tragedia, si smantellasse un presidio ospedaliero che, anche per la sua posizione geografica, è in grado di attrarre mobilità sanitaria attiva dalle altre regioni. Le OO.SS. di categoria e confederali, e la UIL FPL in particolare, unitamente al comune di Pescopagano, portarono avanti con successo una battaglia, consentendo all’ ospedale di Pescopagano, in occasione della riorganizzazione della rete ospedaliera, di rimanere all’ interno dell’ Azienda Ospedaliera S. Carlo. Grazie a questa forte iniziativa, la Regione ha già investito notevoli risorse prevedendo in quel nosocomio un punto di eccellenza con la realizzazione del Centro di riabilitazione di terzo livello per cerebro e miolesi. I lavori sono già in fase avanzata e non vorremmo che si bloccasse tutto, buttando dall’aria, tra l’altro, quanto già speso. Per rendere funzionante questo Centro, come è noto, è indispensabile la Terapia Intensiva, la Riabilitazione intensiva, la Fisiopatologia respiratoria e la Terapia intensiva Polmonare. Infrastrutture, in parte già realizzate. La UIL FPL, pertanto, chiede al Presidente Bardi e all’ Assessore Leone chiarimenti in merito ed un impegno che, finita l’emergenza Covid19, si riporti a Pescopagano quanto trasferito alla sede
del S. Carlo di Potenza per fronteggiare questa calamità».

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