Una decina di ex amministratori comunali di TRICARICO (MT) adesso ZONA ROSSA scrivono una LETTERA APERTA
I sottoscritti sono quindi fiduciosi che qualcosa di buono si farà anche per questo ospedale delle “Aree Interne”, ma nel caso non dovesse accadere non mancheranno di perseguire tutte le strade previste dal nostro ordinamento per tutelare la salute e la vita di pazienti, lavoratori ospedalieri e comuni cittadini che subiscono grave nocumento dall’attuale “modus operandi”
Tricarico (MT) – In data 4 aprile 2020 i sottoscritti Raffaello MARSILIO, Rocco CASALASPRO, Franco LAPATA, Paolo PARADISO, Francesco MARTINELLI, Pancrazio TEDESCO, Mario MALVINNI, Peppino MISEO, Raffaele BEATRICE, tutti cittadini tricaricesi e già amministratori del Comune di Tricarico, hanno deciso di scrivere questa LETTERA APERTA -che integralmente- vi giriamo- in quanto convinti che la cessazione della funzione pubblica non abbia fatto venir meno l’impegno civile per la Comunità che hanno avuto l’onore di rappresentare ed amministrare.
Ritengono, perciò, di non poter tacere in ordine alla surreale situazione che vivono Tricarico e il suo ospedale a causa della diffusione del coronavirus.
Non si vuole entrare in alcuna “querelle” su quello che sta succedendo in Basilicata in questo momento, ma è ritenuto utile ed opportuno fare delle precisazioni e delle richieste alla Regione Basilicata ed alla ASM Matera.
Dal 28 marzo 2020 Tricarico, con ordinanza del Presidente della Regione Basilicata, è diventata “ZONA ROSSA” a causa di circa 40 casi di COVID-19 presso l’Ospedale Distrettuale di Tricarico.
Ebbene sì, abbiamo scritto volutamente Ospedale Distrettuale di Tricarico e non “Fondazione don Gnocchi” di Tricarico in quando la Fondazione non è un’entità a sé stante ma è parte integrante dell’Ospedale Distrettuale intitolato al dott. Rocco Mazzarone, tisiologo, igienista ed epidemiologo che probabilmente si rivolterà nella tomba per quello che accade nell’ospedale della sua Tricarico.
La Fondazione occupa un’ala dell’Ospedale Distrettuale e ne è parte integrante visto che condivide servizi comuni come il laboratorio analisi, la radiologia, la farmacia, le casse, la cucina, il bar, la mensa, la camera mortuaria e altro ancora. Essa non effettua riabilitazione privata in un immobile staccato da tutto e tutti ma fornisce prestazioni riabilitative in regime di convenzione con la ASM che mantiene su di essa il controllo e la vigilanza per la corretta gestione del servizio.
Eppure la ASM Matera e la Regione Basilicata oggi si comportano come se fossero estranee alle vicende che vedono l’ospedale di Tricarico coinvolto nei casi di COVID-19, come se il fatto non le riguardasse, come se non sapessero che la Fondazione don Gnocchi è parte integrante del loro sistema sanitario, come se il problema non fosse loro, come se gli ammalati non fossero ammalati che stanno in una struttura pubblica.
Eppure la ASM Matera e la Regione Basilicata oggi si comportano come se fossero estranee alle vicende che vedono l’ospedale di Tricarico coinvolto nei casi di COVID-19, come se il fatto non le riguardasse, come se non sapessero che la Fondazione don Gnocchi è parte integrante del loro sistema sanitario, come se il problema non fosse loro, come se gli ammalati non fossero ammalati che stanno in una struttura pubblica.
Eppure si vuole ricordare che la Convenzione ASM Matera – Fondazione Don Gnocchi prevede che la direzione sanitaria è garantita dall’ospedale (quindi dalla ASM) che esercita le competenze igienico-sanitarie
E qui giunge il paradosso che investe la nostra Comunità.
Nell’Ospedale di Tricarico, precisamente nei reparti dove la Fondazione svolge le attività riabilitative, sono stati accertati circa 40 casi di positività al COVID-19, quasi equamente distribuiti tra pazienti ed operatori sanitari, concentrati fortunatamente solo su un solo piano dei cinque che compongono la struttura. Ma invece di svuotare il reparto spostando i degenti in strutture ospedaliere meglio attrezzate e sanificare l’ospedale, a oltre 10 giorni da quando sono stati accertati i contagi, la struttura ha ancora 15 degenti ammalati nel reparto.
Qui si lavora come in un “Centro COVID” senza che ci siano i necessari requisiti strutturali e di sicurezza, senza personale medico e sanitario a sufficienza, senza DPI idonei e continuando a mantenere, come detto, percorsi obbligati comuni con la restante parte dell’ospedale quali le scale, gli ascensori, i percorsi corsiecucina, corsie-laboratorio- radiologia.
UNA VERA MANNA PER LA DIFFUSIONE DEL VIRUS
E allora, non riusciamo proprio a comprendere il silenzio e l’inoperosità della Regione Basilicata e soprattutto della ASM Matera relativi alla sanificazione dell’ospedale e al trasferimento dei degenti affetti da coronavirus in altri ospedali al fine di evitare ulteriori contagi in una struttura non attrezzata per combattere il COVID-19.
L’ospedale di Villa D’Agri per uno pneumologo della struttura positivo è stato sanificato ed i pazienti sono stati trasferiti in altri ospedali. L’ospedale è così tornato operativo.
Il reparto di rianimazione di Matera per un’infermiera positiva è stato sanificato e i due pazienti presenti, non infetti, sono stati trasferiti altrove.
Il reparto è così tornato operativo.
A Policoro dopo due casi accertati di dipendenti ospedalieri positivi l’Assessore Regionale alla Salute ha assicurato che l’ospedale sarebbe rimasto aperto e che gli ambienti interessati erano già stati sanificati.
Quindi:
Villa D’Agri: 1 positivo = trasferimento degenti + sanificazione
Matera : 1 positivo = trasferimento degenti + sanificazione
Policoro : 2 positivi = sanificazione
Tricarico : 40 positivi = NULLA
Dunque, TRICARICO “ZONA ROSSA”, strade bloccate con barriere “Jersey”, tanti militari a presidiare le strade e nient’altro se non pochi tamponi, troppo pochi per una “zona rossa”; niente lavori strutturali in ospedale, pochi DPI dedicati, percorsi ospedalieri non esclusivi tra il reparto ove sono ricoverati i positivi al virus e la restante parte dell’ospedale.
I 13 operatori ammalati ovviamente non lavorano ma dei 26 degenti che hanno contratto il virus circa 15 sono ancora nell’ospedale e
DI SANIFICARE GLI AMBIENTI ANCORA NON SE NE PARLA
PERCHÉ?
-
Forse perché Regione Basilicata e ASM non hanno approntato quanto necessario per affrontare questa emergenza e non sanno dove allocare i degenti attualmente infetti da coronavirus, costretti a rimanere
ricoverati in una struttura ospedaliera inadeguata invece che essere trasferiti in una struttura attrezzata allo scopo che meglio potrebbe curarli? -
Forse perché, nel silenzio quasi assoluto, dobbiamo constatare che esistono operatori sanitari, degenti, cittadini e paesi di SERIE A e operatori sanitari, degenti, cittadini e paesi di SERIE C?
-
Forse si aspetta che si infettino anche gli altri operatori e degenti dell’intero ospedale per realizzare una immunità “effetto gregge” pensando che i tricaricesi “tanto sono delle pecore”?
-
Forse perché si pensa che a Tricarico ospedalieri e degenti sono sacrificabili come “carne da macello”?
Tanto premesso con la presente
SI CHIEDE LA IMMEDIATA SANIFICAZIONE
non solo del IV piano della Fondazione Don Gnocchi, ove si sono verificati i contagi, ma dell’intero Ospedale Distrettuale di Tricarico.
Anche gli operatori della parte gestita dalla ASM hanno diritto a lavorare in sicurezza, soprattutto perché ai servizi ospedalieri accedono persone che provengono dall’ala gestita dalla Fondazione Don Gnocchi.
Contestualmente si chiede che i degenti affetti da coronavirus vengano trasferiti in altre strutture ospedaliere attrezzate al fine di tutelarle al meglio evitando al tempo stesso che nell’ospedale possano esserci altri contagi.
Solo così si garantirà un rapido ritorno alla normalità dell’Ospedale di Tricarico e i futuri utenti non dovranno avere paura di entrare in una struttura pericolosa in quanto non interamente sanificata.
Solo così potremo dire che viviamo in una società che garantisce stesso trattamento e stessi diritti:
ai degenti, di ricevere le cure più idonee possibili
a coloro che lavorano nell’ospedale, di lavorare in sicurezza e non rischiare oltre il dovuto,
ai degenti, di ricevere le cure più idonee possibili
a coloro che lavorano nell’ospedale, di lavorare in sicurezza e non rischiare oltre il dovuto,