SÌ A DONAZIONI, NO A LAZZARETTO D’ITALIA
Il vicepresidente Polese chiede spiegazioni a Speranza, Bardi e Guarente sull’ospedale da campo
Potenza, 15 aprile 2020. “Bene la donazione di materiale sanitario ma no assoluto a fare di Potenza e della Basilicata il Lazzaretto di Italia”. Lo dichiarano il consigliere regionale Mario Polese e il consigliere comunale di Potenza, Vincenzo Telesca che spiegano: “Sappiamo che in Basilicata arriveranno imprecisate attrezzature sanitarie dal Qatar e che gran parte delle stesse verranno sistemate a Potenza. Ora se fosse una mera donazione diciamo grazie e possiamo conservare tutto il materiale in un magazzino che non sia nei pressi dell’ospedale e dell’Università riservandoci la possibilità di utilizzarlo qualora fosse davvero funzionale e ci fosse la necessità di affrontare una gravissima emergenza che non ci auguriamo accada. Se, invece, è il progetto per la realizzazione di un Lazzaretto a Potenza non siamo d’accordo così come non siamo d’accordo che tutto venga posizionato nei pressi dell’Università che è un simbolo della nostra città. Interrogandoci se la rettrice sia stata presa in considerazione, chiediamo al ministro Roberto Speranza, al presidente della Regione Vito Bardi e al sindaco Mario Guarente di rispondere con precisione alle nostre istanze per rassicurare non solo noi ma tutta la cittadinanza. Qualora questo non dovesse avvenire annunciamo già da ora che saremo costretti a partire con una mobilitazione civica”. “Su nostra spinta – sottolineano Polese e Telesca – anche il gruppo consiliare di Italia Viva alla Regione con il capogruppo Luca Braia ha presentato una interrogazione relativa inoltre sulle spese effettuate per smantellare l’ospedale di Venosa e trasformarlo in presidio Covid. Interventi economici che sarebbero stati inutili qualora si utilizzassero le attrezzature del Qatar. Fermo restando che continuiamo a nutrire comunque delle perplessità anche in virtù delle dichiarazioni rese dal governatore Zaia del Veneto, che nell’accogliere con entusiasmo un po’ forzato un “ospedale da campo”, glissa sulle attrezzature realmente messe a disposizione. Speriamo di sbagliarci”.