Il femminicidio, quindi, è uno strumento consumistico lessicale teso a iper-categorizzare l’omicidio, ovvero il reato di cui all’art 575 del codice penale.
Se così non fosse, dovremmo distinguere verbalmente, ancor prima che in chiave fenomenologica, i femminicidi dai maschicidi e dai gaycidi, i bambinicidi dai bambinEcidi, i transessualicidi, i travesticidi, i cinesicidi, i cattolicidi, gli ebreicidi, i buddisticidi, i parrucchiericidi, i ciclisticidi, i farlocchicidi, i truffaldinicidi, i tuttologicidi e così via all’infinito
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