Il Professore Vincenzo Caporale scrive sul Covid 19…”Il dolore e le speranze di un vecchio in tempo di epidemia!”
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Il Professore Vincenzo Caporale scrive sul Covid 19…”Il dolore e le speranze di un vecchio in tempo di epidemia!”
Ho taciuto fino ad oggi
Mi era stato chiesto di partecipare ad alcune trasmissioni televisive locali sulla epidemia COVID-19 e mi sono rifiutato. Qualcuno potrà trovare appagante “apparire” nel corso delle emergenze, io no. Così, ho risposto ai cortesi inviti: perché parlare se condividi le scelte? Perché unirsi ai retori e i corifei che impazzano su televisioni pubbliche e private, l’internet e quant’altro, nell’orgia di un’informazione senza dati e dati senza spiegazione? Perché unirsi ai “soliti esperti” che continuano a ripetere cose quasi sempre banali, barcamenandosi fra le ovvietà più viete, che mio nonno – non quello veterinario che avrebbe fatto sicuramente meglio – ma il vecchio socialista perugino di buon senso, avrebbe espresso, con maggiore chiarezza e migliori argomentazioni? D’altra parte era un reduce della Grande Guerra e dell’influenza del 1918.
Perché parlare se, di converso, non le condividi e non sei un decisore, che può incidere concretamente? Istillare dubbi aumenta, nelle persone che ascoltano, le incertezze e le conseguenti paure, che sono un complemento esiziale in tutte le emergenze.
Io non ho condiviso le strategie e le scelte operative dei decisori regionali e nazionali e delle autorità sanitarie (?) del Paese, soprattutto prima, ma anche dopo l’inizio dell’epidemia in Lombardia. Dovevano e potevano prepararsi e non hanno fatto nulla, oltre gli sterili e per lo più sbagliati proclami. All’atavica assenza di una legislazione adeguata e dei relativi Piani di emergenza su scala nazionale – e pure regionale – si sono sommate palesemente, il panico e l’isteria collettiva. Infine, si è deciso, a livello nazionale di far affidamento sulla Protezione civile la cui struttura sanitaria, non è assolutamente organizzata per fronteggiare questo tipo di situazione. Mi permetto di dirlo, perché ne ho testimoniato le carenze durante la terribile vicenda nel 2009 a L’Aquila, quando l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, è stato integrato nel sistema della Protezione Civile, per dirigere il controllo della sicurezza dell’alimentazione e la sanità delle popolazioni animali.
Allora perché, improvvisamente, mi sono deciso a scrivere?
Innanzitutto, perché ho saputo del decesso del Dr. Eraldo De Santis, un veterinario, un mio studente e un gentiluomo come pochi. È morto dopo il padre, anche lui colpito da COVID-19. La cosa mi riempie di tristezza, ma anche di rabbia, come mi accade sempre quando mi trovo davanti a una morte evitabile. Mi dicono che Eraldo e il fratello dentista – adesso malato anche lui – hanno assistito il loro papà e, così, lui ha pagato il prezzo supremo. La pietas filiale è cosa nobile, buona e ammirevole: sempre, ma Eraldo non aveva più l’età per assistere un paziente COVID-19. Era cosa che avrebbe dovuto fare un sistema sanitario che avesse avuto un governo e una direzione competenti e avesse organizzato un sistema assistenza domiciliare d’emergenza con personale giovane e dotato di mezzi di difesa personale adeguati – i famosi DPI -. Eraldo era un bravo veterinario e, pertanto, sapeva perfettamente quali rischi corresse. Se eroe è chi da prova di grande abnegazione e spirito di sacrificio per un ideale allora non c’è dubbio: Eraldo era un eroe, un eroe vero. La retorica nazionale non lo celebrerà, così come non celebrerà tanti altri che, come lui, nel privato e nel silenzio avranno fatto e faranno quello che ritenevano e riterranno giusto e che, perciò, si sono sacrificati e si sacrificheranno: gli eroi veri non fanno notizia!
Scrivo, anche perché voglio esprimere il mio sollievo nel leggere la nota della dott.sa Basile su un sito della rete. Finalmente, qualcuno divulga quanto, a causa della sua “non conformità al pensiero unico”, non viene diffuso dall'”l’informazione del Regime”. Argomentazioni scientificamente ineccepibili quelle di questo medico che, evidentemente, ha studiato per davvero e con profitto la sanità pubblica e i cui consigli il “Regime” ha, purtroppo, ignorato. Un certo Socrate, un greco vissuto qualche tempo fa, diceva che esiste un solo bene: la conoscenza e un solo male: l’ignoranza. Chi ritiene che “uno vale uno”, sempre e comunque, e che ciò che conta è sempre e solo il “conzenzo” non può che essere sacerdote e proselite dell’ignoranza, per ovvie considerazioni statistiche. Le conseguenze…sono altrettanto ovvie. Maecchissenefreca, tanto qualche scusa e qualche capro espiatorio si trova sempre.
Scrivo, però, non è solo per esprimere il mio cordoglio per Eraldo o per plaudire alla pubblicazione delle idee della Dott.sa Basile, ma anche perché adesso che ci si deve preparare alla fase post-iperepidemica, vorrei esprimere alcune mie speranze, liberamente, senza, peraltro, contraddire “color che possono” e hanno la responsabilità delle decisioni in Abruzzo, visto che ancora non si sono espressi pubblicamente.
Spero che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, che ha già attivato, in parte, le sue considerevoli capacità in materia di diagnostica virale e sistemi informativi geografici (GIS) mappi con accuratezza – fino a livello di abitazione e luogo di lavoro – tutti i casi accertati di COVID-19, passati e futuri. Spero, anche, che abbia acquistato i kit diagnostici per effettuare le indagini sierologiche e virologiche – i famosi tamponi – in quantità sufficiente a tracciare tempestivamente gli eventuali contatti positivi a partire da tutti i casi noti di COVID-19 e di infezione da SARS-CoV-2, sul piano della prossimità geografica. Spero che abbia messo a disposizione i propri – non irrilevanti – strumenti e competenze informatici per costruire una base dati che integri i dati sul tracciamento delle cellule telefoniche dei malati, degli infetti e dei sospetti infetti, a quelli “generati dall’uomo”, ovvero quelli delle segnalazioni di casi di malattie respiratorie di qualunque tipo da parte di pazienti, medici di base e altri operatori sanitari. Questo per generare un sistema di sorveglianza epidemiologica e indirizzare l’azione medica – ivi compresi l’uso dei famosi tamponi e delle prove sierologiche – secondo una logica del rischio che ne massimizzi efficacia ed efficienza. In infezioni come quelle da SARS-CoV-2 che per loro intrinseca natura si propagano in aggregati discreti, gli esami casuali di massa sono inefficienti e spesso poco efficaci a capirne il reale andamento. Spero, anche, perciò, che abbia rafforzato e re-indirizzato le priorità del proprio call-center verso COVID-19, in funzione dell’attivazione di un sistema di sorveglianza epidemiologica.
Spero che finalmente si sia capito che l’isolamento degli anziani è l’unico modo per proteggerli da questa malattia che causa essenzialmente polmoniti che, come è noto, sono quasi sempre state letali, soprattutto per loro. Spero avranno capito che donne e uomini giovani possono essere infetti pur mostrando sintomi irrilevanti o non averne affatto. Cionondimeno possono trasmettere l’infezione. Così i figli possono essere i portatori di infezione per i loro cari anziani, soprattutto, ovviamente, se conviventi. Spero che avranno capito che quando si “riaprirà” è quasi invitabile che ci sia una certa recrudescenza epidemica e che, comunque, il virus continuerà inevitabilmente a circolare. Sarà, pertanto, il momento in cui si deve far sì che gli anziani siano massimamente “protetti”. Se continueranno ad andare a fare la spesa, come accade ora, per esempio, senza adeguate protezioni individuali e senza adeguate conoscenze sul come proteggersi, il rischio per loro sarà, comunque, elevato.
Spero che, al di là delle sciocchezze dette da alcuni, tutti capiscano che l’uso di mascherine, soprattutto di quelle con adeguato livello di “impermeabilità”, riduce di molto le probabilità di contagio. Esse, dunque, devono diventare un “accessorio di abbigliamento” per tutti, ma soprattutto per gli anziani. Spero che in uno dei suoi rari momenti di resipiscenza di sanità pubblica l’Abruzzo acquisti mascherine FFP3 e le distribuisca agli anziani e a TUTTI gli operatori della sanità e che aziende e uffici pubblici lo facciano per i propri dipendenti, se non lo ha già fatto.
Spero che avranno capito che gli agenti di malattie respiratorie amano gli ambienti confinati e che i sistemi di areazione forzati – sistemi di aria condizionata centralizzata – sono dei potenti amplificatori di diffusione, in particolare negli ospedali, negli uffici, nei centri commerciali, ecc. e prendano provvedimenti adeguati.
Spero che avranno capito come usare al meglio le competenze e le capacità dei medici di base – non più di famiglia…guarda un po’ -. Spero che avranno capito che la vera forza del Sistema italiano di sanità è la presenza capillare di medici che conoscono individualmente i pazienti e li possono localizzare e curare al meglio, proprio grazie a questa conoscenza.
Spero che avranno capito il rischio di prassi operative e di ambienti ospedalieri che non prevedono la presenza di agenti virali trasmessi per via aerogena e che si attrezzeranno, finalmente, dei reparti di malattie infettive degni di tale nome sul piano dei sistemi di sicurezza, di isolamento e Prassi operative. Sono anni che l’OMS – oggi assunto a novello oracolo o forse a scudo – comunica che praticamente tutte le malattie emergenti nel Mondo globalizzato sono di natura infettiva e che il 75% di esse è di natura zoonotica. Ovvero malattie condivise dagli animali e dagli esseri umani l’uomo, quando non sono trasmesse dai primi ai secondi.
Spero, in considerazione anche di quanto detto sopra che la sanità pubblica dell’Abruzzo abbia l’umiltà di rivolgersi all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise per farsi aiutare a predisporre e sperimentare Piani per le emergenze epidemiche e non epidemiche con la creazione dei relativi Manuali operativi, scorte di materiali e attrezzature.
Spero che si ricorderanno che nel 1982, il primo anno in cui questo Paese redasse un Piano Sanitario Nazionale, la giusta dimensione necessaria per garantire le cure ospedaliere del suo popolo era stata individuata in 6,5 posti letto per 1.000 abitanti: oggi siamo a 3, a fronte degli 8 di Austria e Germania e ai 7 della Francia. Sarebbe ora che, per l’intanto, si cominciasse a dare all’Abruzzo un sistema di governo e gestione della sanità oculato nella spesa, sagace nella scelta delle donne e degli uomini, con una visione etica della medicina che ponga la gente d’Abruzzo e non le corporazioni e i rentiers della politica, come riferimento primario e imprescindibile del proprio essere e del proprio operare.
Spero che il bombardamento mediatico, ancorché così ridicolmente pieno di retorica e povero di dati e di fatti, almeno abbia convinto gli italiani ad adottare le indispensabili, minime misure di igiene individuale.
Spero, dunque, che i cittadini del Bel Paese abbiano capito l’importanza di mettersi le mascherine, e di mantenere le distanze interpersonali, in primis, di lavarsi le mani e portare i guanti a perdere (non quelli di cotone, come ho visto fare almeno qui dove vivo attualmente) e di ridurre al minimo la permanenza in luoghi confinati, soprattutto se dotati di sistemi di aria a circolazione forzata.
Spero che nessuno immagini che l’estate porti via tutto. Certo l’aumento medio della temperatura ambientale comporta stili di vita meno legati agli ambienti confinati; il calore e i raggi solari inattivano il virus e abbattono “l’efficienza” della diffusione delle goccioline infette emesse dai portatori; la maggiore areazione degli ambienti; saranno fattori che aiuteranno, probabilmente, ad abbattere il tasso di diffusione di SARS-CoV-2, come, d’altronde, accade per tutte le infezioni dell’apparato respiratorio. Una cosa però è certa: il virus non sarà “eradicato”. SARS-CoV-2 non scomparirà e continuerà a circolare: dovremo imparare a conviverci forse per sempre.
Spero che nessuno esprima certezze sul fatto che i vaccini, quando arriveranno, saranno “la soluzione finale”. La capacità di immunizzare a lungo termine nei confronti dei virus respiratori è problema largamente irrisolto, negli animali non-primati e nei primati – compreso l’uomo – (si pensi al raffreddore). Quanto i vaccini contro SARS-CoV-2 potranno essere efficaci nell’uomo sarà da vedere. Probabilmente, saranno efficaci per proteggere, ma solo per tempi non lunghi post-vaccinazione. Quanto lunghi, beh si vedrà. Io come anziano e ottimista, spero il più a lungo possibile. Incrocio le dita, ma per l’intanto mi proteggo e faccio conto sugli strumenti a disposizione, sperando che il sistema sanitario della mia Regione aiuti me, la mia famiglia e i miei concittadini e si organizzi seriamente come può e dovrebbe!
Spero, infine, di non dover morire a causa di un virus che origina da animali non-primati: sarebbe davvero la beffa di un destino cinico e baro per un veterinario che, come me è andato fino alla California per prendere un PhD in patologia comparata e la cui tesi trattava della risposta dell’apparato respiratorio alle infezioni virali. Mi seccherebbe, davvero!
Vincenzo Caporale