COVID19 Asintomatici il vero problema: occorrono più test diagnostici
Contro un’epidemia senza precedenti, servono misure senza precedenti
FONTE : dottnet.it
Asintomatici il vero problema: occorrono più test diagnostici
Contro un’epidemia senza precedenti, servono misure senza precedenti
I tradizionali interventi di controllo dell’infezione, basati sulla rilevazione precoce dei casi, non bastano contro l’infezione da Covid-19. Il vero tallone d’Achille delle strategie di controllo sta nella trasmissione asintomatica. Per questo servirà un uso diffuso dei test sulle persone asintomatiche, e l’impiego della mascherina chirurgica negli spazi affollati, sia esterni che chiusi, come spiega sul New England Journal of Medicine il gruppo di Diane V. Havlir, dell’Università della California a San Francisco.
Le misure che si erano mostrate efficaci contro la Sars nel 2003, a cui il Covid-19 sembrava inizialmente simile, hanno dimostrato di non funzionare, visto che con la Sars le persone contagiate furono 8100 in un’area geografica limitata, mentre in questo caso, dopo 5 mesi, i contagiati sono più di 2,6 milioni e il virus continua diffondersi rapidamente in tutto il mondo. Differenze dovute all’estrema contagiosità del virus SarsCov2, che colpisce le alte vie respiratorie, mentre quello della Sars si concentrava su quelle più basse. La carica virale con la Sars raggiungeva inoltre il picco 5 giorni dopo, rispetto al Covid-19, cosa che facilitava la rilevazione dei sintomi.
Uno studio condotto nello Stato di Washington nelle case di riposo ha mostrato che oltre la metà dei residenti, risultati positivi al tampone, erano asintomatici. L’indicazione dei ricercatori è di allargare già da ora i test alle persone asintomatiche che risiedono o lavorano nelle case di riposo. Nonostante i lockdown di queste strutture, il coronavirus ha continuato infatti a diffondersi in 1 residenza per anziani su 10 negli Usa. Il monitoraggio dei sintomi è senz’altro utile, ma da solo non basta. Secondo gli studiosi, la raccomandazione di fare il test alle persone asintomatiche nel personale delle case di riposo andrebbe quindi allargata ad altri contesti prioritari dove si riuniscono e vivono più persone, come le carceri, le strutture di salute mentale, i rifugi per i senza fissa dimora e gli ospedali.
La rapida diffusione dell’epidemia nel mondo, il contagio dagli asintomatici e il bisogno di allentare le attuali misure di distanziamento sociale sono argomenti che non fanno altro che corroborare l’uso diffuso dei test per il SarsCov2 anche sugli asintomatici nelle strutture con priorità, unito all’impiego della mascherina chirurgica negli spazi affollati, sia esterni che interni.
Calano i positivi, meno morti. Lombardia sempre in allerta
“Il trend al di là di flessioni dovute al weekend indica un progressivo decremento dei morti e dei casi di infezione, anche se con meno tamponi fatti”. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sintetizza così tornando in conferenza stampa alla Protezione civile i dati di giornata sul coronavirus in Italia. Il numero che spicca è il calo dei pazienti in terapia intensiva, sotto i 2 mila (sono 1.956, 53 in meno di ieri): non accadeva dal 16 marzo. I posti in rianimazione saranno un indicatore importante anche per la Fase 2, specie in caso di nuovi scoppi epidemici. In 24 ore condizionate dal numero esiguo di tamponi rispetto alla media del periodo – appena 32 mila, ‘colpa’ del ponte festivo – si registra comunque il decremento record di ricoverati con sintomi nei reparti ordinari: -1.019, di cui 956 in Lombardia.
Tornano a scendere i malati, gli ‘attualmente positivi’, che ora sono 105.813, con un calo di 290 (ieri erano risaliti di 156); i contagiati totali – che comprendono anche morti e guariti – crescono di 1.739 unità (l’aumento ieri era stato di 2.324) e si avviano ai 200 mila. Le persone dimesse ammontano ora a 66.624: in un giorno i guariti sono aumentati di 1.696 unità (erano stati 1.808 domenica). Le vittime giornaliere sono invece 333, un dato più alto del giorno addietro, quando si era registrato l’incremento più esiguo dal 15 marzo (+260). Il totale sempre più impressionante dei deceduti per Covid 19 è ora di 26.977. Un dato a cui potrebbero mancare 10 mila decessi, secondo una stima elaborata da un gruppo di fisici dell’Università La Sapienza di Roma e della Temple University di Philadelphia, negli Usa.
La base sono dati Istat sui decessi rispetto agli anni scorsi in un certo numero di Regioni. Insomma, le vittime potrebbero essere oltre 35 mila. Segnali ancora contrastanti dalla Lombardia, l’epicentro della pandemia in Italia. Oltre al calo massiccio di ricoverati, i decessi (in totale 13.449, la metà del totale nazionale) aumentano di 124 rispetto a ieri, quando erano stati 56. I positivi sono 73.479, con un aumento di 590, ma i tamponi effettuati sono stati solo 5.053 (12.642 quelli effettuati sabato). In compenso sono ora 680 i ricoverati in terapia intensiva e “rispetto al 3 aprile sono più che dimezzati, dato che avevamo circa 1400 persone, sottolinea il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala.
A dimostrazione della situazione ancora difficile delle Regione, rispetto ad esempio al Veneto che è stata l’altro territorio inizialmente più colpito, c’è però la percentuale di positivi sui casi testati: 19% nelle ultime 24 ore in Lombardia a fronte dell’1% in Veneto. Primo calo dei malati in Piemonte, -11, nella regione divenuta un caso nelle ultime settimane. Per la Fase 2, per la quale predica ancora “massima cautela e gradualità” Brusaferro anche come esponente di punta del Comitato tecnico scientifico, sarà cruciale monitorare i casi e “individuare eventuali focolai locali”, afferma. Importante tenere sotto controllo l’R con zero delle singole regioni, ossia l’indice di contagiosità (quante persone ogni positivo infetta in media).
Dal 4 maggio, giorno delle prime riaperture, ogni 15 giorni sarà monitorato e nel caso in cui dovesse salire nuovamente sopra l’1, verranno adottati provvedimenti di chiusura. Si partirà con delle ‘zone rosse’ locali, individuando prima possibile i focolai, e si potrebbe arrivare ad un nuovo lockdown. Scenari previsti negli allegati all’ultimo Dpcm. Insomma cautela e ancora cautela, specie nelle visite ai parenti anziani. Ancora Brusaferro: vanno fatte mantenendo la distanza, indossando la mascherina e curando l’igiene. Per il ritorno ai contatti stretti dovremo aspettare il vaccino”