DIMISSIONI DAP, CHE FINE FA BASENTINI?
Dalle rivolte nelle carceri (con tanto di morto) alla scarcerazione dei capi mafia: i 60 giorni che hanno portato alle dimissioni del magistrato lucano
Dalle rivolte nelle carceri italiane alla scarcerazione di decine di boss mafiosi: i 60 giorni del Coronavirus che hanno stravolto la carriera del magistrato lucano Francesco Basentini. Basentini ha retto ai morti negli Istituti penitenziari, alle evasioni di massa, al ritorno a casa dei “mammasantissima” della mafia italiana, anche senza braccialetto elettronico e con la libertà di uscire due ore al dì, ogni giorno, ma dopo il commissariamento occulto del Dap ha mollato. Basentini ha rassegnato le dimissioni da capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (la notizia è stata in primis diffusa da www.poliziapenitenziaria.it).
La politica lo ha scelto, la politica, incluso Movimento 5stelle, Pd e Italia viva, lo ha scaricato. Da Bonura, capo mandamento e fidatissimo di Bernardo Provenzano, a Rocco Santo Filippone, fino agli ultimi Zagaria dei Casalesi e Pollichino di Cosa Nostra, ai domiciliari nel Corleonese dal carcere di Melfi, le falle dell’organizzazione emergenziale dello Stato nello Stato, quello delle carceri, per fronteggiare l’allerta epidemia si sono rivelate per Basentini fatali. La poltrona di Francesco Basentini, era da tempo nel mirino di politica, opinione pubblica, pm anti mafia e media. Le dimissioni arrivano dopo gli scandali, raccontati pure attraverso gli articoli divulgati a mezzo di questa testata.
Le polemiche sono state moltissime anche a livello nazionale, tra cui la più forte fatta da Giletti a “Non è l’arena” su La7. Tra le accuse a Basentini rivolte, per esempio, la notifica dell’ormai nota circolare del Dap libera boss alla Direzione nazionale antimafia un mese dopo l’emanazione, e la mancata comunicazione del Dap ai Tribunali di Sorveglianza di dati essenziali che avrebbero cagionato il corto circuito dei libera boss. In questi giorni, più causale che casuale, la poltrona era vacante da mesi, la nomina della toga antimafia, nonchè magistrato esperto di 41bis, Roberto Tartaglia a vice capo del Dap.E’ stata però soltanto la prima mossa da parte del Ministero della Giustizia per la ricostruzione del Dap. La seconda, come confermano le dimissioni di Basentini, è il cambio al vertice. Già impazza il toto nomi con il pm Nino Di Matteo in pole. Tra i papabili, anche uno dei più duri fustigatori di Basentini: il sostituto procuratore generale di Napoli, Catello Maresca.
RUMORS SUL FUTURO DI BASENTINI Per quanto riguarda le sorti del magistrato lucano, già pm antimafia a Potenza, lo stesso potrebbe non ritornare nel capoluogo della Basilicata poichè poco prima della nomina al Dap aveva fatto domanda di trasferimento. Tra le destinazioni: Torino o Firenze. Potrebbe essere, di conseguenza, che nella partita delle dimissioni, Basentini abbia posto sul tavolo della trattativa, forse già ottenendolo, il placet al trasferimento ad altra sede da Potenza. Chissà non andrà proprio nella Firenze di Renzi che a più riprese ne ha chiesto le dimissioni da capo del Dap