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Quando la classe non è acqua GIOVANNA BOTTERI : UNA VERA SIGNORA

Poteva finirla qui e invece ha deciso di fare un passo avanti e di perdonare la soubrette

Si alla professionalità.
Basta deridere giornaliste con gli attributi solo se sono scomode.
Si attaccano all’esteriorità quando non possono attacare il merito.
No a giornaliste veline che hanno minimizzato il ruolo dell’informazione con tacchi a spillo e minigonne.
Si alla libera informazione.
La capacità e la professionalità non la fanno il modo di apparire esteticamente, ma il cervello.
È questa la differenza.

Si al merito, basta veline giornaliste, salviamo la professionalità, UNA vera SIGNORA

Giovanna Botteri ha dimostrato quello che è.

Poteva finirla qui e invece ha deciso di fare un passo avanti e di perdonare la soubrette.

La classe non è acqua

“Cara Michelle, io non sono sui social, né su Facebook, né su Instagram, poi qui in Cina è molto difficile collegarsi, così c’è voluto del tempo prima che vedessi il tuo video e ti rispondo solo adesso: per fortuna non dobbiamo fare la pace, perché non abbiamo mai fatto baruffa, non abbiamo mai litigato, neanche con Striscia la notizia e Gerry Scotti”

dice Botteri nel video, concludendo con un “perché la satira è libertà, ci aiuta a ridere, a discutere, a confrontarsi e a volte mette modelli differenti di donne e uomini a confronto, per esempio nei modi diversi di approcciarsi alla vita. Quindi io vi ringrazio, di cuore e non posso che abbracciarvi e augurare a Michelle tutto il bene possibile”

Le dichiarazioni di Giovanna Botteri sulla nota, rivoltante questione sono in perfetto equilibrio fra eleganza e sana durezza.
I protozoi che pensavano di poterla offendere sono morti, anche se non lo sanno.


I COMMENTI A CALDO

STRISCIA IL BODY SHAMING

“Spesso ho avuto la tentazione di strappare un sorriso a chi mi legge facendo ironia sull’aspetto fisico dei personaggi che non gradisco. 

Il meccanismo mentale è fin troppo semplice. “Loro” hanno grande visibilità mediatica per diffondere idee che disprezzo o esibire atteggiamenti che non sopporto e io, condannato a guardarli senza possibilità di replica o critica, uso quella visibilità per scalfirli e sfogarmi.
Brutta cosa che ci portiamo appresso dall’infanzia quando senza scrupoli chiamavamo ciccione o nasona chi ci era antipatico, e che da adulto ho sempre cercato di evitare.

Il volgare spernacchiamento messo in scena da Striscia contro una dignitosissima inviata come Giovanna Botteri mi ha infastidito ma non avrei scritto neppure una riga se ieri sera la redazione di Striscia come altre volte in passato, anzichè lasciare che il passo falso fosse dimenticato o porgere le proprie scuse, non avesse rincarato la dose andando a ripescare vecchi filmati con il palese intento di ridicolizzare la Botteri e, visto che ci si trovavano, anche la Gruber.

Mi domando a quale specie di pubblico si stessero rivolgendo, perchè mostrare due professioniste dell’informazione al lavoro sotto le bombe, a prescindere da quante inesattezze abbiano potuto dire o spettinate potessero essere, altro non ha fatto che mostrare la distanza cosmica tra le “dileggiate” e i poveracci autori di quei dileggi.
Un gesto di arroganza quello di Striscia, specializzata in finti scoop e cialtronate inguardabili, che non potevo non commentare.

Dimenticavo di dire che nel suo piccolo Striscia ha fatto anche cose buone, e se questa frase vi richiama alla mente altre situazioni vuol dire che, mutatis mutandis, ho raggiunto il mio scopo.” (Mario Piazza)


#sapevatelo2020

Il body shaming, o derisione del corpo, è l’atto di deridere una persona per il suo aspetto fisico; quasi qualsiasi caratteristica fisica può essere presa di mira: l’adiposità o la magrezza, l’altezza o la bassezza, la presenza, l’assenza o la cura della peluria corporea, il colore dei capelli e l’acconciatura, la forma e le dimensioni del pene, del seno, del bacino o delle natiche, la muscolatura, la presenza di tatuaggi o piercing, o anche malattie considerate antiestetiche come la psoriasi.

Il carattere fisico viene colpito perché considerato non aderente ai canoni estetici della cultura in cui la vittima vive: non ha importanza che sia effettivamente anormale o dannoso per la salute, o semplicemente diverso dalla presunta “forma fisica perfetta”, né che la vittima abbia la possibilità di modificarlo o no. Il canone estetico, spesso lontano dalle caratteristiche di un corpo umano comune o sano, è posto come normale e necessario per considerare una persona apprezzabile e degna di rispetto: il corpo della vittima è al contrario considerato anormale, nonostante sia in genere più simile a quello della maggioranza della popolazione rispetto al modello estetico, e la vittima colpevolizzata e indotta alla vergogna: tale vergogna riduce l’autostima e può portare a malattie quali disturbi alimentari, ansia e depressione.

Alcuni tipi di body shaming hanno origine antiche nella superstizione popolare, come il pregiudizio contro i capelli rossi, altri derivano da mode diffuse in tempi molto recenti, come la grassofobia. I canoni estetici cambiano da un luogo all’altro e con essi le forme di discriminazione.

La derisione del corpo può colpire entrambi i sessi: gli uomini sono soggetti a discriminazioni per le dimensioni del pene e la muscolatura, le donne per le dimensioni e la forma di seni, fianchi e natiche. Sono particolarmente soggetti gli adolescenti, a causa della ricerca di accettazione sociale e dei cambiamenti fisici legati all’età, e le donne in post-parto. Può essere aggravato dalla diffusione di modelli estetici nei mass media e nei social media e può sfociare in forme di bullismo e cyberbullismo.

https://m.youtube.com/watch?v=YhAF-kzDE9w

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