DINO DE ANGELIS : UOMINI D’AZIONE E UOMINI D’INTESTAZIONE
“ Mi sono immaginato un dialogo con Donato, di cui tutti conoscono il carattere schivo e riservato, e il suo essere uomo dell’azione, più che quello dell’intest_azione”
UOMINI D’AZIONE E UOMINI D’INTEST_AZIONE
Non è che sia contrario a intitolare a nome di Donato Sabia la struttura in cui lui ha mosso i suoi passi da atleta.
Fu la stessa discussione che a suo tempo si sollevò per Gigi Chiriaco e, poco prima di lui, per Roberto Caruso, altro esponente di spicco dell’atletica potentina.
Così come, ogni dannata volta che dobbiamo salutare – del tutto controvoglia
– un nostro atleta, o dirigente o allenatore sportivo, pensiamo ad intitolargli una struttura. Ed ecco fioccare puntualmente i nomi dei nostri Vito, Antonello, Edmondo, Antonio, e altre glorie, a suggellare con i loro nomi vari impianti sportivi. Mi sono chiesto cosa realmente vorrebbero che si facesse se fossero accanto a noi.
Mi sono immaginato un dialogo con Donato, di cui tutti conoscono il carattere schivo e riservato, e il suo essere uomo dell’azione, più che quello dell’intest_azione
– Donà, hai sentito il fatto? Il Campo Scuola avrà il tuo nome. Sei contento?
– Contento, sono contento. Ma che ti devo dire…
– Non sei troppo contento eh..
– Non so, certo che fa piacere la targa davanti al Campo Scuola, ma c’è qualcosa che forse mi piacerebbe ancora di più e che non c’entra con questa cosa, che è bella ma ha un valore del tutto simbolico
– E cosa potrebbe essere?
– Mi piacerebbe che si potesse dare un contributo fattivo per quelli che amano lo sport. Mi piacerebbe poterli incitare, incentivare, spronare a fare meglio, sempre meglio. Come Vittori, Mennea e altri hanno fatto con me, insomma..
– Già, ma tu non ci sei più a poter fare quel lavoro..
– E lo so. Ma di certo una targa davanti all’ingresso del Campo non so se possa avere la stessa funzione, sinceramente..
– E cosa si potrebbe fare allora?
– Penso che ci sono molti modi per dare un messaggio a quanti amano lo sport ma magari non hanno possibilità di poterlo fare, oppure anche a quelli che hanno un talento e che potrebbero aver bisogno di un qualcosa in più per andare avanti. Credo che anche Antonio la penserebbe allo stesso modo.
– Stai parlando di cose concrete, vero?
– Sì, sto parlando di cose concrete. Vedi, una targa, un memorial, una celebrazione, restano lì, come cose che non danno nulla a chi fa attività, se non un po’ di tristezza. Io non vorrei essere ricordato con tristezza, ma con qualcosa che possa essere utile davvero. Vedi, quando correvo, prima degli avversari sulla pista avevo un avversario fatto da una lancetta che non mentiva mai e che dovevo battere. Io avevo bisogno di materiale, avevo bisogno di scarpe buone, di tute per coprirmi, di materiale per allenarmi sempre meglio, di orari per potermi allenare. Più che una targa alla mia memoria, mi piacerebbe che qualcuno potesse pensare a chi resta, a garantirgli delle condizioni migliori per poter praticare l’attività, a cose che servano davvero a battere quella lancetta, a farla fermare ogni volta un millisecondo prima. Non penso che una targa davanti un impianto possa farlo. Ma magari un premio in favore di quelli che si impegnano di più forse potrebbe essere più utile. Che ne dici?
– Donato, penso che hai ragione. La targa, la pacca sulla spalla, i memorial servono a poco. Penso che la tua memoria, e quella degli altri, si onorerebbero meglio istituendo un premio per permettere a chi ha qualche possibilità di giocarsele un po’ meglio.
– Ecco. Penso che io sarei più contento se ci fosse qualcosa del genere. Poi per fare le targhe ci sarà tempo.
– Donà, proverò a riferire. A me non mi sta a sentire nessuno, lo sai, ma proverò a dirlo. Hai visto mai che stavolta, siccome lo hai detto tu, qualcuno ci pensi davvero. Mannaggiasand, non ci potevi stare natuppoco qua con noi? Puozza sta buon pur addò stai.
– Sto buon pure qua. Famm sapè.