L’ASSE DELLA POLTRONA CHE UNISCE LEGA E OPPOSIZIONE: ALTRO CHE CAMBIAMENTO
Più che la politica, poterono gli interessi: il Regolamento interno del Consiglio valido solo a convenienza fa comodo non solo al “Re” Cicala
In ben due repliche a Cronache Lucane da parte del capogruppo in Regione della Lega, Tommaso Coviello, non un accenno che sia uno sul mancato adeguamento del Regolamento interno del Consiglio regionale al nuovo Statuto dell’Ente. In Basilicata c’è un disallineamento unico in Italia tra le due fonti e la circostanza deriva soltanto dalla mancata lettura dei due documenti, Statuto e Regolamento, da parte del presidente del Consiglio regionale Carmine Cicala. Di converso anche alla lettura più superficiale possibile, sarebbe risaltato con evidenza pur solo intuitiva che nel disciplinare stesse materie, l’uno sostiene una cosa e l’altro un’altra. Con l’aggravante che il Regolamento invece che specificare in meglio, non assolve la funzione, perchè specifica sì, ma in peggio e con inevitabile confusione conseguente. Non affrontare, a un anno dall’insediamento del centrodestra, il tema, tanto tecnico quanto politico, del mancato adeguamento del Regolamento allo Statuto, non fa comodo, però, soltanto alla Lega. A Coviello bisogna fare i complimenti per aver recepito i suggerimenti di un altro esperto di giurisprudenza. Per avere sostegno delle sue tesi è dovuto andare a chiedere a un interessato consigliere dell’opposizione. Ciò proprio perchè anche l’opposizione ha interesse a difendere la posizione, che poi è quella della Lega, del lasciare tutto come è, seppur sbagliato. La bussola per comprendere facilmente alcune dinamiche è sempre il Regolamento interno del Consiglio regionale ridotto dalla Lega a carta straccia in quanto in una particolare applicazione del «tempus regit actum», come sostiene Coviello, con ripercussioni sui generis sul favor rei, quello che riporta vale solo e solo se conviene altrimenti è come fosse scritto a matita, cancellabile. E quindi la questione della mancata uniformità non investe soltanto l’attuale composizione dell’Ufficio di presidenza, ma anche, per citarne un’altra, la costituzione dei gruppi consiliari. Mentre il vecchio Regolamento non ancora adeguato consente la creazione di nuovi gruppi solo se composti da un minimo di 3 consiglieri, il nuovo Statuto ha allargato le maglie abbassando a 2, il numero di consiglieri necessari per costituire un nuovo gruppo parlamentare. Per essere più precisi, lo Statuto, all’articolo 28, riporta che «può essere costituito un nuovo Gruppo formato da non meno di due Consiglieri che revochino la propria adesione ai Gruppi consiliari di provenienza». Il Regolamento, nella sua versione attuale, all’articolo 13, prescrive invece che «i Consiglieri si organizzano in gruppi costituiti da almeno tre consiglieri». Per completezza c’è una deroga, «il gruppo può anche essere costituito da meno di tre consiglieri regionali esclusivamente se unici eletti di una lista che abbia partecipato alla consultazione elettorale regionale in tutte le circoscrizioni», che non potrebbe essere applicata ai nuovi gruppi consiliari di questa legislatura perchè non ricorre il caso. Per cui usufruendo delle norme del nuovo Statuto, l’opposizione ha potuto costituire nuovi gruppi, con tutto ciò che comporta anche in termini di vantaggi economici per essi. L’opposizione perderebbe, o quantomeno rischierebbe di perdere, anche le attuali postazioni nell’Ufficio di presidenza, qualora si tornasse a votare nuovamente per l’elezione dei componenti. Con l’aggiunta di questi ulteriori dettagli, forse è anche più chiaro la genericità, o meglio la pluralità astratta dei riferimenti, dell’articolo 92 del nuovo Statuto: «Il Consiglio regionale adegua il proprio Regolamento alle previsioni statutarie… fino all’entrata in vigore del nuovo Regolamento interno è fatto salvo il Regolamento vigente». La Lega vorrebbe usare il Regolamento a piacimento. Non è un caso, allora e per esempio, che quando conviene, come è stato per la proposta di legge sulla istituzione della Giornata lucana per la lotta alla dipendenza da gioco d’azzardo, laddove la stessa è stata «iscritta all’ordine del giorno come da richiesta ai sensi dell’articolo 38, comma 4, del regolamento interno del Consiglio regionale», il Regolamento interno è valido, quando non conviene, come per «l’Ufficio di presidenza resta in carica un anno e i suoi componenti sono rieleggibili», lo stesso valido non è. «Ad ogni modo e mi rincuora affermarlo – ha dichiarato Coviello -, ben si comprendono le motivazioni per le quali i lucani nel marzo 2019 hanno deciso di voltare pagina». Con la propaganda si può affermare di tutto e di più, alla prova dei fatti, l’opposizione si è messa in sonno, per via dell’asse centrosinistra-Lega: altro che cambiamento.
L’ATTACCO DI COVIELLO AI «NOVELLI COSTITUZIONALISTI» MOLLICA E RADICE «Mi sembra inutile rispondere a chi non solo non ha rispetto istituzionale, ma è anche la dimostrazione che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». Così a Cronache Lucane, l’ex presidente del Consiglio regionale, attuale consigliere comunale di Venosa, Franco Mollica. Per Mollica è «stucchevole» l’operato del capogruppo della Lega, Tommaso Coviello, che in seconda battuta, ieri, nella propria difesa d’ufficio sulla vicenda Cicala-Ufficio di presidenza, ha anche attaccato proprio Mollica che da queste colonne aveva spiegato perchè lui, al contrario del “Re” viggianese, iscrisse, dopo 12 mesi di mandato e al primo Consiglio utile il rinnovo dell’Udp, come prescritto da Regolamento interno, anche se lo Statuto riporta «30 mesi». Mollica ha, però, inteso ricordare al capogruppo in Regione della Lega, come, sempre in riferimento allo Statuto, ci sono anche altre “incompiute”. Mancano, infatti, all’appello anche due leggi regionali e il presidente del Consiglio Cicala dovrebbe saperlo perchè nel febbraio scorso, l’ex Dg Agostino, ha liquidato, poichè «tutte le attività previste dall’accordo sono state correttamente ed integralmente eseguite», l’Istituto di Studi sui Sistemi Regionali e Federali e sulle Autonomie “Massimo Severo Giannini” per la consulenza, in base alla convenzione stipulata dal centrosinistra, sulla disciplina dei referendum e del Consiglio delle autonomie locali. Il consigliere regionale Coviello, però, non ha solo attaccato Mollica, perchè oggetto delle sue critiche anche un altro ex presidente del Consiglio regionale, Michele Radice. Ancora una volta la Lega ha dimostrato di avere il vizio di non leggere o farlo solamente in maniera limitata, perdendo, di conseguenza, la comprensione dell’insieme. Proprio Radice, intervenendo sul rinnovo dell’Ufficio di presidenza, si era parzialmente mosso nell’ottica prospettata da colui che è diventato, invece, uno dei suoi accusatori. Coviello, però, soffermandosi sulle sintesi giornalistiche, non se n’è accorto. «Consiglierei al già presidente Radice – ha replicato ieri Coviello – di piangere piuttosto che ridere e, magari, dedicarsi ad attività più consone alla sua formazione professionale non sbilanciandosi su questioni giuridiche a lui sconosciute». Per di più Coviello, definendo «novelli costituzionalisti» sia Mollica che Radice, dopo un solo anno di legislatura è sconosciuto tale ardire, ha risbandierato una questione da nessuno, né da Cronache, nè tantomeno da Mollica e Radice, citata: l’illegittità degli atti. «Sfido, in ogni caso, i due novelli costituzionalisti – ha concluso Coviello – ad impugnare nelle sedi opportune ogni atto del Consiglio Regionale che dovessero ritenere illegittimo sulla base delle loro “convinzioni giuridiche”». «Devo una garbata risposta al consigliere regionale della Lega, Tommaso Coviello – ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio regionale e componente del Consiglio direttivo dell’Associazione ex consiglieri regionali, Radice -, rispetto a quanto da lui affermato. La risposta, tralasciando la superficialità dei termini che usa nei miei confronti, è nella mia nota inviata a suo tempo alla stampa». «Non mi aspetto nessuna scusa – ha concluso Radice -, solo un rimando al mio curriculum vitae, professionale e legislativo»