GIUSTIZIA-GATE: CAPRISTO SI DIFENDE DAL GIP
Potenza, il procuratore di Taranto dopo l’arresto chiede il pensionamento
L’interrogatorio di garanzia del procuratore capo della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, ai domiciliari dal 19 maggio scorso, al Palazzo di Giustizia di Potenza, dinanzi al Gip Amodeo, è durato circa un’ora.
Capristo a causa delle condizioni di salute, è entrato in Tribunale su una sedia a rotelle, e, come ha spiegato il suo legale difensore, l’avvocato Angela Pignatari, «per tutelare l’immagine della Procura, ha presentato domanda di pensione». Capristo non si è trincerato dietro la facoltà di non rispondere, ma, respingendo ogni addebito, ha replicato alle domande. Gli altri indagati finiti anche loro ai domiciliari nell’inchiesta “Giustiza-Gate”, coordinata, per competenza, dalla Procura di Potenza, sono un ispettore di polizia, Michele Scivitarro, e tre imprenditori pugliesi, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo. Indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento personale anche Antonino Di Maio, il successore di Capristo alla guida della Procura di Trani. Per l’accusa, in estrema sintesi, Capristo e gli altri indagati, a vario titolo, sono accusati di aver compiuto atti minatori per indurre un giovane sostituto procuratore della Repubblica in servizio nella Procura di Trani, Silvia Curione, ora a Bari, a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e diritto, la persona che i Mancazzo avevano infondatamente denunciato per usura in loro danno. Con quello di Capristo, si è chiusa il giro degli interrogatori di garanzia. Gli altri quattro indagati, Scivitarro e i Mancazzo, avrebbero sostenuto dal Gip di aver agito, senza il coinvolgimento di Capristo, non per indurre il magistrato a portare avanti il processo per usura, ma solo per sapere a che punto fosse il procedimento.