CRPO, SCRICCHIOLA LA POLTRONA DELLA PERRETTI
Commissione pari opportunità: dopo le 4 nomine illegittime dubbi anche sull’elezione della presidente
Tempi duri nella Commissione regionali Pari opportunità. Oltre al Coronavirus a scuotere i sistemi già precari all’interno dell’organismo femminile ci ha pensato anche il Tar di Basilicata dichiarando illegittime quattro delle ventuno designazioni all’interno della Crpo.
L’accoglimento del ricorso di Morena Rapolla (esclusa dalla composizione dell’organismo decisa dall’assemblea regionale il 20 ottobre del 2019) e dell’Arci contro la nomina, da parte del consiglio regionale, della Commissione regionale di pari opportunità potrebbe creare un vero e proprio terremoto politico.
CHI SUBENTRERÀ AL POSTO DELLE 4 ILLEGITTIME?
La sentenza dispone l’annullamento del decreto di nomina per Giuseppina Anna Selvaggi, dell’associazione Senior Italia Federanziani; Eugenia Rosaria Lucia Lasorella, dell’associazione International Inner Wheel – Club di Potenza; Romina Giordano, dell’associazione Amici del Cuore di Potenza; Antonella Viceconti, dell’associazione Cif Centro Italiano Femminile – Presidenza Provinciale di Potenza (che non si erano costituite in giudizio). Oltre a Rapolla, che ora come stabilito dal Tar entrerà di diritto, altre tre donne potrebbero essere nominate nuove Commissarie. Una possibilità che in queste ore prenderebbe sempre più piede tanto da aver creato non poco trambusto negli ambienti regionali. Infatti, secondo voci regionali autorevoli, le quattro commissarie dichiarate illegittime avrebbero chiesto al presidente del Consiglio Cicala di intervenire e attenzionare la questione. Cicala, non solo avrebbe detto di avere le mani legate visto la sentenza del Tar ma si sarebbe pronunciato anche contrario a innescare una guerra all’interno di un organismo che già gli avrebbe portato non pochi gratta capi al momento del suo insediamento. Ricordano tutti gli attacchi che Cicala ha ricevuto nella prima riunione della Crpo per aver, non solo ritardato l’elezione della presidente (per permettere ai partiti di trovare un accordo) ma anche per aver gestito i lavori senza permettere alle donne di muoversi in autonomia. Probabilmente una scelta saggia quella di Cicala di evitare intromissioni, considerato che i rapporti all’interno della Commissione inevitabilmente ora potrebbero mutare. Anzi, sono già mutati. Non è sfuggita a nessuno la lettera inviata alla stampa pochi giorni fa dalla commissaria Concetta Iannibelli dove puntava il dito contro la presidente Perretti. Accusandola non solo di non aver detto alla Commissione il risultato della sentenza, mettendo le componenti nelle condizioni di apprenderlo solo tramite la stampa, ma di non aver inviato un messaggio o una dichiarazione ufficiale «per scoprire il suo punto di vista in favore, o comunque, a sostegno delle Commissarie uscenti».
Parole dure che preannunciano una guerra di riposizionamenti non indifferenti, anche perchè si sà le donne difficilmente dimenticano.
IN BILICO LA PRESIDENTE PERRETTI
A tremare come abbiamo anticipato non sono solo le quattro commissarie escluse, ma anche la presidente Margherita Perretti. Dopo la sentenza del Tribunale più di qualcuno aveva definito l’elezione della presidente Perretti illegittima, in quanto la Commissione non era legittimamente composta. Un gioco di parole giuridico che potrebbe portare la Crpo a passare nella storia, per aver avuto due presidenti nell’arco di una sola legislatura.
Altra benzina sul fuoco per la Perretti che non solo ha vinto al fotofinish la scorsa volta, avendo ricevuto un solo voto di scarto sulla Buldo, ma si era già trovata nella situazione che più di qualcuno sollevasse dubbi sulla sua incompatibilità per la carica dirigenziale che presiede all’interno di Confindustria.
Questa volta la questione però sembra essere più seria, e presumibilmente anche più applicabile. Infatti, l’avvocato Genovese che ha seguito il ricorso della Rapolla, tramite parere legale (fatto arrivare in Regione) avrebbe sottolineato come «Per principio generale, la sentenza di annullamento del giudice amministrativo ha effetto retroattivo: “.. L’annullamento di un provvedimento amministrativo in sede giurisdizionale o nell’alternativa sede del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica comporta, oltre alla rimozione del provvedimento annullato, con effetto retroattivo, il conseguente ripristino della situazione delle parti in causa antecedente all’emanazione del medesimo provvedimento. Va poi precisato che l’effetto ripristinatorio derivante dal giudicato di annullamento è inscindibilmente connesso con la retroazione che con esso si determina, per cui non si richiede che esso sia espresso nella sentenza o nel decreto presidenziale”».
Ciò vuol dire, spiega Genovese che «l’elezione della Presidente della Commissione, effettuata col concorso del voto dalle Sig.re Selvaggi, Lasorella, Giordano e Viceconti, è stata effettuata da persone non legittimate, che non avrebbero potuto contribuire alla formazione della volontà elettiva dell’organo collegiale; ed è, pertanto, inficiata da illegittimità derivata dal decreto annullato».
Insomma, il parere legale che spiega a fondo l’applicazione della sentenza che sta girando negli ambienti regionali non lascia molto spazio alle interpretazioni. Per l’avvocato Genovese «nelle votazioni dirette all’elezione della Presidente, la candidata risultata eletta (Margherita Maria Peretti) ha ottenuto un solo voto in più rispetto ad altra candidata (Anita Buldo), sicché non si può escludere che la prima possa essere stata prescelta con il voto determinante delle commissarie illegittimamente nominate (Sig.re Selvaggi, Lasorella, Giordano e Viceconti): circostanza che non può essere acclarata, poiché l’elezione è avvenuta a scrutinio segreto, in ossequio all’art. 3, comma 5°, della L.R. 27/1991. Le nuove componenti della Commissione, che saranno nominate in esecuzione della sentenza, dovranno avere la possibilità, al pari delle altre, di votare e diesprimere la Presidente della Commissione, non potendosi escludere che questa, alfine, venga eletta tra una delle donne di nuova nomina. Pertanto la votazione di che trattasi dev’essere necessariamente ripetuta».
TANTE ASPIRANTI PER UNA SOLA POLTRONA
A volere una nuova elezione della presidente Crpo sarebbero in diverse. La Perretti dovrà sicuramente dimostrare di saper tenere unito il gruppo e di non aver assolutamente “timore” di un’applicazione letteraria della sentenza. Anche se lo stesso presidente del Consiglio Cicala per stemperare gli animi potrebbe chiedere che si vada a nuove elezioni, anche se la Crpo è un organismo indipendente. Ma se lui vuole raffreddare gli animi per evitare “turbamenti” girudico-amministrativi (viste anche le numerose gaffe già fatte in questo primo anno di presidenza) le componenti delle varie associazioni potrebbero puntare a una rivoluzione. La stessa Morena Rapolla potrebbe aspirare, legittimamente, a candidarsi alla presidenza. Considerato anche di aver dovuto lottare non poco per entrare in un organismo in cui avrebbe dovuto far parte di diritto. Rapolla potrebbe essere l’esempio della vera lotta femminile e di una caparbietà fuori dagli schemi di cui da tempo la Commissione avrebbe bisogno per uscire dall’ombra in cui in questi anni è stata invece relegata.