Il Tribunale del riesame ha riconosciuto la «gravità indiziaria” relativamente all’esistenza di un’associazione per delinquere «fra pubblici ufficiali e professionisti»
“ Nel tardo pomeriggio del 10.6.2020, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Venosa (PZ), è stata data esecuzione a 4 misure cautelari disposte dalla Sezione Riesame del Tribunale di Potenza“
4 misure cautelari eseguite 12 GIUGNO 2020
? Per disposizione del Procuratore della Repubblica si trasmette il seguente comunicato:
“Nel tardo pomeriggio del 10.6.2020, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Venosa (PZ), è stata data esecuzione a 4 misure cautelari disposte dalla Sezione Riesame del Tribunale di Potenza.
Nella circostanza sono stati attinti da misura cautelare agli arresti domiciliari per il reato di cui all’art. 416 c.p. (associazione per delinquere), finalizzata al compimento dei reati di cui agli artt. 319 c.p. (concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio),
319 quater c.p. (concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità),
353 c.p. (turbata libertà degli incanti),
353 bis c.p. (turbata libertà del procedimento di scelta del contraente),
476 c.p. (falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici),
479 c.p. (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici)
e 483 c.p. (falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico):
LICHINCHI Antonio, cl. 1956, geometra e dipendente dell’Ufficio tecnico del Comune di Venosa;
CALABRESE Nicola, cl. 1960, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo della Regione Basilicata;
CALABRESE Andrea Luciano, cl. 1985, architetto in Melfi;
DE FEUDIS Mario, cl. 1955, Ingegnere in Venosa.
Detto provvedimento veniva emesso a seguito di parziale accoglimento del ricorso proposto il 14 novembre u.s. da questa Procura della Repubblica avverso l’ordinanza emessa dal GIP di Potenza che il 13 novembre 2019 aveva condotto all’esecuzione di 17 misure cautelari a carico delle sotto indicate persone, riconoscendo all’epoca i suddetti reati contro la pubblica amministrazione ma non anche l’associazione per delinquere:
GAMMONE Tommaso, cl. 1961, sindaco sino al maggio 2019 del Comune di Venosa (arresti domiciliati);
CETRONE Rosa, cl. 1971, assessore all’urbanistica sino al maggio 2019 del Comune di Venosa (arresti domiciliati);
CACOSSO Antonio, cl. 1975, ingegnere e dirigente dell’ Ufficio Tecnico di Venosa (arresti domiciliati);
LICHINCHI Antonio, cl. 1956, geometra e dipendente dell’Ufficio tecnico del Comune di Venosa (arresti domiciliari);
CALABRESE Nicola, cl. 1960, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo della Regione Basilicata (arresti domiciliari);
CALABRESE Andrea Luciano, cl. 1985, architetto in Melfi (attesti domiciliari);
DE FEUDIS Mario, cl. 1955, Ingegnere in Venosa (arresti domiciliari);
ROSATI Francesco, cl. 1963, assessore allo Sport, sino al maggio 2019, del Comune di Venosa (divieto di dimora);
DI TOMMASO Rocco, cl. 1979, attualmente consigliere comunale di Venosa e candidato alla carica di sindaco alle elezioni comunali di Venosa del maggio 2019 (divieto di dimora);
DORIA Andrea; cl. 1979, consigliere comunale di Venosa sino al maggio 2019 (divieto di dimora);
ANTENORI Valerio, cl. 1960, candidato alla carica di sindaco alle elezioni comunali di Venosa del maggio 2019 e già consigliere comunale di Venosa (divieto di dimora);
RUSSO Luigi, cl. 1973, già segretario della sezione di Venosa del.Partito Democratico (divieto di dimora);
BRISCESE Lucia, cl. 1972, già vicesegretario della sezione di Venosa del Partito Democratico (divieto di dimota);
GIAMBITTI Giuseppe, cl. 1963, geometra in Venosa (divieto di dimora);
PAGLIALUNGA Biagio, cl. 1958, architetto ed insegnante di Venosa (divieto di dimora);
ZINFOLLINO Pasquale, cl 1966, dipendente dell’ufficio tecnico comunale di Venosa (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria);
BRUNO Giuseppe, geometra in Venosa (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria).
In particolare, le indagini avevano preso avvio nel marzo 2018 dall’arresto in flagranza del reato di cui all’art. 317 c.p. (concussione) di Giuzio Antonio, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi (PZ), erano durate circa un anno ed avevano consentito di documentate – attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e a mezzo c.d. trojan, acquisizioni documentali, sommarie informazioni testimoniali, consulenze tecniche – diffuse condotte illecite.
Due i principali filoni delle indagini, riguardanti la gestione del Comune di Venosa sino al maggio 2019 e le condotte illecite poste in essere dal funzionario Nicola Calabrese e dai suoi cortei nell’ambito delle attività amministrative espletate presso l’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi.
Le condotte illecite riguardanti la gestione del Comune di Venosa.
L’ordinanza cautelare del GIP, all’epoca, aveva dato atto di quattro procedure ad evidenza pubblica per le quali venivano ravvisati gravi indizi di colpevolezza, a vario titolo, a carico di alcuni indagati.
La vicenda c.d. #REGIT
I fatti contestati attenevano alle condotte prodromiche e concomitanti all’assegnazione – in regime di concessione d’uso gratuito e novantanovennale di un’area di circa 4 ettari denominata “Bosco San Felice” – alla Regit s.r.l, società della quale Valerio Antenori era legale rappresentante.
Nel provvedimento del GIP si dava atto che la condotta tenuta in tale procedura da Gammone Tommaso, Cetrone Rosa, Giambitti Giuseppe, Russo Luigi, Cacosso Antonio, Antenori Valerio, Pagliuca Nicola (cl. 1961, già deputato), Polanco De Mayaudon Maria Liliana (cl. 1968 di nazionalità boliviana) manifestava evidenti profili di illiceità penale, con riferimento alla violazione della fattispecie di cui all’art. 353bis c.p., ed in relazione a tutte le fasi di svolgimento dell’iter amministrativo, dalla delibera di indirizzo adottata dalla giunta comunale di Venosa nel luglio 2018, alla successiva delibera di dismissione e valorizzazione del bene (entrambe “tagliate su misura” per la Regit), alla procedura per manifestazione di interesse, emanata soltanto per “mettere a posto le carte” ovvero per gatantire, solo su carta, il rispetto dei principi di trasparenza nell’ambito di una procedura gravemente viziata all’origine, perché la decisione di assegnare l’area gratuitamente alla Regit era stata assunta da principio.
In effetti, al fine di assicurate “ad ogni costo” alla Regit srl – società con capitale sociale minimo, priva di dipendenti e di beni strumentali, e avente sede in una stanza di un albergo delle periferia di Venosa – l’assegnazione in concessione gratuita dell’area c.d. “Boschetto San Felice” veniva emanato in data 7.12.2018 un “avviso per manifestazione di interesse”
formalmente aperto ad ogni impresa interessata all’assegnazione della citata area demaniale, ma di fatto “ritagliato” proprio per la Regit srl, posto che il suddetto avviso, tra l’altro, onerava le imprese interessate del deposito di elaborati progettuali, relazioni tecniche, relazioni di prefattibilità ambientale, piani di sicurezza, capitolato descrittivo e prestazionale, analisi di fattibilità economica e piano finanziario, ovvero di una complessa e articolata documentazione tecnica che nessuno avrebbe mai potuto predisporre entro la scadenza prevista dall’avviso se non appunto la Regit che, in virtù di un accordo con gli amministratori venosini, aveva già, e da tempo, pronta tutta quella documentazione.
Le vicende relative al bando per l’assegnazione di n. 2 lotti di edilizia residenziale pubblica, di cui al deliberato dalla Giunta comunale di Venosa del 6.7.2018.
Dalle indagini emergeva che l’adozione del bando per l’assegnazione di n. 2 lotti di edilizia residenziale pubblica e, a monte, della delibera della Giunta comunale di Venosa del 6.7.2018 sono stati preceduti da una vera e propria “trattativa”
con alcuni amministratori venosini e i referenti politici delle imprese locali interessate alla assegnazione dei lotti.
La predisposizione del bando era avvenuta all’esito di una lunga “contesa” tra due cooperative concorrenti: la “Casa del Sole” appoggiata da Giambitti Giuseppe e Di Tommaso Rocco, e la cooperativa “Orazio Flacco” sponsorizzata, invece, da Bruno Giuseppe e dall’assessore Rosati Francesco, contesa, avente ad oggetto la previsione, in bando, di un punteggio aggiuntivo per le imprese già assegnatarie di apposito contributo regionale, che avrebbe garantito alla Casa del Sole, come poi effettivamente avvenuto, un diritto di “prescelta” del lotto economicamente più appetibile.
Il bando indicato era stato quindi predisposto sulla base dei desideri di Gambitti Giuseppe e Di Tommaso Rocco, e dunque degli interessi esclusivi della cooperativa da essi rappresentati, per effetto della complicità di esponenti dell’Amministrazione venosina (Cetrone Rosa, Doria Andrea, Cacosso Antonio, Gammone Tommaso) e di Russo Luigi, quest’ultimo in qualità di segretario all’epoca dei fatti del partito politico di maggioranza della giunta Gammone.
Veniva, tra l’altro, monitorato un apposito incontro presso il Comune di Venosa tra Cacosso, Cetrone ed un socio della cooperativa “Casa del Sole” nel corso del quale si è materialmente proceduto, secondo le indicazioni dunque della cooperativa poi aggiudicataria del bando, alla redazione delle clausole idonee ad assicurare alla cooperativa la prima posizione in graduatoria.
Il bando di concorsa per l’assegnazione in diritto di proprietà di n. 9 lotti in zona P.A.LP. nel Comune di Venosa.
Analoghe condotte delittuose venivano riscontrate con riferimento al bando indetto con determinazione dell’Area Servizi tecnici del Comune di Venosa n. 494 del 14.11.2018, con responsabile del procedimento l’ing. Cacosso Antonio.
Anche in questa vicenda amministrativa, i criteri per la selezione e stessa la selezione erano stati oggetto di una sorta di programmazione “a tavolino”
sulla scorta delle caratteristiche di chi avrebbe dovuto partecipare alla procedura con aggiudicazione dei lotti e, anche in questo caso, con l’apporto collaborativo, alla stesura del bando, dei privati interessati al buon esito della pratica.
La procedura di evidenzia pubblica avente ad oggetto la gestione dello stadio comunale di Venosa “Michele Lorusso”
Veniva riconosciuta la sussistenza del delitto di cui all’art 353 bis c.p. anche con riferimento a tale proceduta, aggiudicata all’associazione ASD oraziana presieduta da Caggianelli Aurelio.
Anche in questa vicenda amministrativa veniva riscontrato “il solito schema” : un assessore (in tal caso l’assessore Pasquale Francabandiera, si recava con l’aspirante alla aggiudicazione, Aurelio Caggianelli, dal funzionario dell’ufficio tecnico del Comune di Venosa Antonio Cacosso, per addivenire ad una redazione concordata (pubblico – privato aggiudicatario potenziale) del bando, con la previsione, tra i criteri di assegnazione di punteggio, di un requisito “tagliato su misura” per l’associazione del Caggianelli, ovvero assegnazione di priorità ai richiedenti che risultavano partecipare al campionato federale di categoria superiore, requisito in possesso della sola associazione del Caggianelli che militava in promozione a differenza delle altre Squadre locali.
Il secondo filone di indagine riguardava le condotte delittuose poste in essere da Nicola Calabrese, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo, distaccamento di Melfi, e i correi Calabrese Andrea Luciano, De Feudis Mario, Lichinchi Emanuele, Paglialunga Biagio.
Dalle indagini emergevano numerosi episodi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, poste in essere con riferimento alla trattazione di varie pratiche edilizie pendenti sia presso l’Ufficio Difesa del Suolo di Melfi, ove operava il Calabrese, sia presso l’Ufficio tecnico del Comune di Venosa, ove presta la propria attività Lichinchi Emanuele.
In sostanza emergeva, come fattispecie ricorrente, che il buon esito delle pratiche edilizie era subordinato all’accordo fra PP.UU. e privati nel quale, come controprestazione delle autorizzazioni e nulla osta rese dalla PA, era previsto sistematicamente l’affidamento a determinati tecnici della progettazione e direzione dei lavori delle opere da realizzarsi anche a prescindere dalla sussistenza dei requisiti tecnici necessari per assentire le pratiche.
Proprio in relazione a questo secondo filone il Tribunale ha riconosciuto a liveelo di gravità indiziaria l’esistenza di una associazione a delinquere fra Pubblici Ufficiali e professionisti emettendo le misure cautelari oggi eseguite”
? Il provvedimento ha riguardato un #geometra dell’ufficio tecnico di Venosa, #funzionario (geometra) dell’ufficio difesa del suolo della Regione Basilicata, un #architetto e un #ingegnere di Venosa.
✅ Quattro misure cautelari agli arresti domiciliari sono state eseguite dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta su episodi di corruzione avvenuti – secondo la Procura della Repubblica di Potenza – nell’ambito di attività amministrative a #Venosa e a #Melfi
? L’inchiesta portò, nel novembre del 2019, all’esecuzione di 17 misure cautelari, fra le quali alcune a carico di sindaco e assessori in carica a Venosa fino a maggio 2019, esponenti del Pd, funzionari e tecnici.
? Il gip di Potenza, accogliendo le richieste della Procura e riconoscendo i reati contro la pubblica amministrazione, dispose i provvedimenti cautelari ma escluse l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a quegli stessi reati.
✅ La Procura ha fatto ricorso al Tribunale del riesame di Potenza, che l’ha accolto.
? Di conseguenza, sono stati posti agli arresti domiciliari
#AntonioLichinchi geometra dell’ufficio tecnico di Venosa; #NicolaCalabrese funzionario dell’ufficio difesa del suolo della Regione Basilicata;
l’architetto #AndreaLucianoCalabrese di Melfi; e l’ingegnere #MarioDeFeudis di Venosa.
? Le accuse sono quelle di ✅associazione per delinquere finalizzata al concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio;
✅ concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità;
✅ turbata libertà degli incanti;
✅ turbata libertà del procedimento di scelta del contraente;
✅ falsità materiale in atti pubblici e falsità ideologica in atti pubblici commessi dal pubblico ufficiale;
✅ falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
? L’inchiesta cominciò nel marzo 2018, con l’arresto in flagranza, per concussione, di un funzionario dell’ufficio difesa del suolo di Melfi. Attraverso intercettazione telefoniche, ambientali e con «trojan», documenti, testimonianze e consulenze, la Procura accertò «diffuse condotte illecite»
? I filoni dell’indagine sono due:
✅ il primo riguarda la gestione del Comune di Venosa fino a maggio 2019;
✅ il secondo l’attività di un indagato e dei suoi correi dell’ufficio difesa del suolo di Melfi.
? Proprio per questo secondo filone dell’inchiesta, il Tribunale del riesame ha riconosciuto la «gravità indiziaria”
relativamente all’esistenza di un’associazione per delinquere «fra pubblici ufficiali e professionisti», emettendo le quattro misure cautelari eseguite.