PADRI E MADRI CHE UCCIDONO, INTERVISTA ALLA CRIMINOLOGA FRANCO
Anche i predatori sessuali violenti uccidono i bambini dopo averli rapiti ma la maggior parte degli omicidi di bambini sono commessi dai familiari: ragazze madri, madri e padri che vivono in famiglia, padri de facto e padri separati
ESCLUSIVA CRONACHE LUCANE
PADRI E MADRI CHE UCCIDONO, INTERVISTA ALLA CRIMINOLOGA FRANCO
Anche i predatori sessuali violenti uccidono i bambini dopo averli rapiti ma la maggior parte degli omicidi di bambini sono commessi dai familiari: ragazze madri, madri e padri che vivono in famiglia, padri de facto e padri separati
Abbiamo intervistato la dottoressa Ursula Franco
Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi.
Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Dall’ottobre scorso, la Franco è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.
Dottoressa Franco, chi uccide i bambini e perché?
Anche i predatori sessuali violenti uccidono i bambini dopo averli rapiti ma la maggior parte degli omicidi di bambini sono commessi dai familiari: ragazze madri, madri e padri che vivono in famiglia, padri de facto e padri separati. I bambini vittime delle madri sono mediamente più giovani di quelli vittime dei padri. Spesso chi uccide è affetto da un disturbo di personalità o è un soggetto che proviene da una famiglia disfunzionale. Le ragazze madri che uccidono, sono donne immature a causa della giovane età e con bassa autostima, spesso prive di supporto economico, sociale e affettivo. Le madri che vivono in famiglia e uccidono, nella maggior parte dei casi sono affette da un disturbo psichiatrico sottovalutato dal medico curante e dai familiari, una psicosi, una depressione post partum o un disturbo di personalità. Veronica Panarello e Annamaria Franzoni sono affette rispettivamente da un disturbo borderline accompagnato da tratti istrionici e narcisistici e da un disturbo borderline accompagnato da tratti isterici, narcisistici, paranoidi e psicotici. I padri de facto (patrigni), ovvero quegli uomini che hanno una relazione con una donna che ha avuto uno o più figli con un altro uomo, quando uccidono, il più delle volte sopprimono un unico bambino in modo violento e l’omicidio è l’ultimo atto di un “percorso” di abusi. Raramente questi uomini si suicidano dopo il delitto. In molti casi la madre si “associa” con il patrigno contro il bambino. I padri che uccidono in seguito al fallimento del matrimonio, sia quelli separati che quelli che vivono ancora in famiglia, in genere pianificano ogni dettaglio degli omicidi, uccidono più persone, spesso tutti i loro figli e nella metà dei casi anche la madre degli stessi. Alcuni di loro, dopo aver commesso gli omicidi, si suicidano. Una storia di violenze intra-familiari è quasi sempre il motivo della separazione dalla moglie o compagna. Per i padri separati che sterminano tutta la famiglia, gli omicidi sono un modo perverso di riprendere il controllo sui loro figli e sulla ex compagna. Ciò che invece conduce i padri separati ad uccidere soltanto i figli sono la rabbia e il desiderio di vendetta nei confronti della madre dei bambini. In questi casi il padre che uccide non vede più i propri figli come esseri umani ma come oggetti, pedine da usare per avere una rivalsa nei confronti della ex. Spesso lasciano messaggi attraverso i quali cercano di spiegare il loro gesto, di solito attribuendone indirettamente la responsabilità alle loro ex.
Dottoressa, può farci alcuni esempi?
A Cisterna di Latina (Roma), il 28 febbraio 2018, Luigi Capasso, un carabiniere di 43 anni ha sparato tre colpi d’arma da fuoco alla ex compagna Antonietta Gargiulo , ha ucciso le loro due bambine di 8 e 13 anni e poi, dopo una trattativa di 9 ore con i negoziatori, si è suicidato. Capasso ha lasciato alcuni assegni e 5 lettere indirizzate ai suoi familiari. Alla moglie Antonietta ha scritto: “Non dovevi farlo”
A San Giovanni La Punta (Catania), iI 22 agosto 2014, Roberto Russo, 47 anni, ha accoltellato a morte la figlia Laura di 12 anni, ha ferito gravemente l’altra figlia Marika, 14 anni, e ha poi tentato di togliersi la vita. Russo era stato licenziato e sua moglie Giovanna Zizzo lo aveva lasciato dopo aver scoperto di essere stata tradita. Russo, prima di aggredire le figlie, aveva scritto una nota che è stata ritrovata dai carabinieri dei RIS di Messina.
Il 3 febbraio 2011 Matthias Schepp, un ingegnere di 44 anni, si è suicidato gettandosi sotto un treno in corsa a Cerignola (Foggia). Schepp viveva in Francia, era separato dalla moglie Irina Lucidi con la quale aveva due figlie gemelle, Alessia e Livia. Prima di uccidersi l’uomo ha ucciso le bambine e ha nascosto i loro corpi. Matthias Schepp ha lasciato un testamento, ha scritto alla moglie due cartoline e ha impostato otto lettere con 6000 euro in contanti, due di queste, con un totale di 1500 euro al loro interno, sono state trovate nella cassetta delle poste della stazione di Cerignola. Schepp in una missiva destinata alla moglie ha scritto: ”Senza l’affidamento congiunto non ce la faccio. Aiuto!! Non ne posso più, non ce la faccio più! Invece di un dialogo ragionevole, ho ricevuto come risposta questi avvocati di merda. Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, e venire a Neuchatel, era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa! Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!! Tutto ciò che volevo era una famiglia! Perdere te è stata già abbastanza dura, ma poi anche le bambine era troppo. Presumibilmente sono malato, ma non so di che cosa. Ciao per sempre! Non ne posso più! Mi dispiace enormemente, ma non c’è più nulla da fare”
Il 4 gennaio del 1994, Tullio Brigida (Civitavecchia, 1956) ha ucciso i suoi tre figli Laura, Armandino e Luciana di 13, 8 e 3 anni al fine di far soffrire la ex moglie Stefania Adami. Brigida, dopo aver addormentato i bambini con un sonnifero, li ha asfissiati con il monossido di carbonio proveniente dal tubo di scappamento della sua auto e ha poi seppellito i loro corpi nelle campagne di Cerveteri. I loro resti sono stati ritrovati il 20 aprile del 1995. Il PM che si occupò del caso ebbe a dichiarare: “Li ha uccisi per colpire la moglie, per farla soffrire. Del resto non li ha mai amati. Nei loro confronti nutriva soltanto una forma di possesso.
Erano diventati uno strumento contro Stefania Adami. È un uomo senza cuore.
L’ ho interrogato una trentina di volte, non mi ha mai detto cosa faceva per tranquillizzare Laura, Armando e Luciana, non mi ha mai voluto dire come li confortava dopo averli strappati alla madre… li portò via di casa per l’ odio maturato contro Stefania.
Non c’ è stata nessuna Rosaria Greco (la presunta baby sitter di cui parlò l’ imputato n.d.r.); né c’ è stata alcuna responsabilità dell’ ex amico di Brigida, Vincenzo Bilotta. Chiedo l’ ergastolo”. Gianluca Graziani, invece, difensore di Tullio Brigida, vuole l’ assoluzione perché “Brigida non ha commesso il fatto, o comunque, per insufficienza di prove”
Pochi giorni fa, a Margno, nel Lecchese, Mario Bressi, 45 anni, ha ucciso i suo due figli gemelli, un maschio ed una femmina di 12 anni e si è poi suicidato gettandosi dal Ponte della Vittoria a Maggio di Cremeno.
La madre dei bambini si era recata nella casa palcoscenico del duplice delitto dopo aver ricevuto dal marito un inquietante messaggio: “Non li rivedrai più”
Sui social il Bressi aveva inoltre pubblicato una foto sua e dei gemelli accompagnata dal seguente commento: “Con i miei ragazzi sempre insieme”
Dottoressa Franco, la depressione può condurre un padre ad uccidere i propri figli?
Certamente, un padre depresso, ad esempio per motivi legati alla perdita del lavoro, può decidere di suicidarsi e di portare con sé tutti i familiari per i quali è incapace di vedere un futuro. In questi casi si parla di “suicidio allargato”. Dal punto di vista di un soggetto depresso che uccide i familiari e si suicida, gli omicidi dei familiari sono omicidi altruistici commessi per tutelarli dalle sofferenze che, a suo avviso, la vita ha in serbo per loro. In altri casi il movente è legato all’imminente separazione tra i coniugi.
Dottoressa Franco, vuole aggiungere altro?
Esistono soggetti che sterminano la famiglia perché la vivono come un ostacolo.
Il 14 giugno del 2014, Carlo Lissi ha sgozzato la propria moglie Cristina Omes ed i due figli, Giulia di 5 anni e Gabriele di 20 mesi, per liberarsi di loro e vivere da single il suo nuovo amore, tra l’altro un amore non ricambiato. Lissi ha dichiarato agli inquirenti: “Mi consideravo un buon papà e un pessimo marito. Prima di conoscere Maria ho avuto altre due esperienze extraconiugali con colleghe. Ho conosciuto Maria a marzo. Condivideva la mia passione per la moto, abbiamo iniziato a parlare, andavamo a pranzo insieme, la nostra intesa aumentava. Non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, lei aveva una relazione e mi ha detto che non avrebbe mai tradito il partner. Ma io ho creduto che lei fosse il vero amore. Ho iniziato a pensare alla separazione, avevo visto che ci poteva essere il divorzio veloce, ho chiesto a due miei colleghi: uno mi aveva detto di avere dovuto affrontare qualche sacrificio economico e di avere perduto l’affetto dei figli per colpa della ex moglie. Avevo tanti pensieri, ma il mio fine era lei, avrei sopportato di stare da solo per qualche tempo con la prospettiva di attenderla. Pensavo a lei ogni momento libero. Non so se voi vi siate mai innamorati alla follia? Sentivo lo stomaco in subbuglio, attendevo sempre di vederla, pensavo a lei in continuazione. Volevo la separazione ma ero bloccato, preoccupato del giudizio dei miei genitori, dei parenti di lei, angosciato dal timore di una conflittualità in cui il rapporto con i figli ne avrebbe risentito”
In Illinois, nel maggio 2009, Christopher Coleman ha strangolato nel sonno sua moglie Sheri, 31 anni, e i loro due figli, Garrett e Gavin, di 11 e 9 anni e ha poi imbrattato i muri della casa ed il letto di uno dei bambini con messaggi scritti con una bomboletta spray allo scopo di sviare i sospetti da sé.