IL GRIDO DI CASTELLUCCIO IN DIFESA DI UN PRETE
Lettere lucane
Castelluccio inferiore è un piccolo paese della Valle del Mercure. Da qualche settimana la sua comunità è in subbuglio, perché il Vescovo ha deciso di rimuovere don Paolo Torino della parrocchia di San Nicola di Mira. La vicenda è abbastanza complicata. Quello che so è che il 19 maggio scorso questo parroco è stato minacciato con un coltello da un uomo di 39 anni, e che in seguito a quest’aggressione don Paolo è entrato in uno stato di fragilità psicologica.
Secondo gli inquirenti il gesto del trentanovenne sarebbe stato motivato da “problemi di salute”, che non so bene cosa significhi. Il 7 giugno il Vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro è venuto a Castelluccio e, davanti ai fedeli, ha detto che don Paolo ha bisogno di un anno sabbatico, rimuovendolo dall’incarico. I cattolici di Castelluccio sono rimasti a bocca aperta, e perciò hanno scritto una lettera aperta, nella quale accusano il Vescovo di rimuovere un prete che “ha portato luce nella comunità, dopo anni di appiattimento spirituale, in cui la religione era ridotta a pura formalità esteriore” e di non essere stato vicino al prete dopo l’aggressione subìta. La vicenda è molto interessante, perché rimette al centro del dibattito un parroco, una figura che sembrava definitivamente marginalizzata finanche nei nostri paesi.
La comunità castelluccese ha scritto questa lettera decantando le doti caritatevoli e spirituali di don Paolo, che “ci ha fatto capire la grandezza e il coraggio del perdono, il valore della preghiera, la solidarietà con chi soffre”. Ripeto, non conosco bene i contorni della vicenda e il clima nel quale è maturato questo conflitto. La sola cosa che posso dire è che il fatto che una piccola comunità si stringa in tal modo intorno a un prete è segno che i Vangeli non sono soltanto storia, ma ancora carne viva e parola che segna.
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