MORTE DI MARIA UNGUREANU, INCIDENTE PROBATORIO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MARIA NON È STATA UCCISA, PERCHÉ SI PARLI DI MOVENTE IN UN CASO DI MORTE ACCIDENTALE È UN MISTERO
È venuto il momento che Daniel Ciocan torni a condurre una vita normale, perché non solo non è suo lo sperma trovato sulla maglietta in uso esclusivo a Maria e sulla coperta del suo lettino, ma il Ciocan non incontrò più la Ungureanu dopo averla accompagnata a casa intorno alle 20.00 del 19 giugno 2016, né si trovava a San Salvatore Telesino quando la bambina affogò, le analisi effettuate sulle celle telefoniche e sul GPS parlano chiaro, Daniel era a Castelvenere
MORTE DI MARIA UNGUREANU, INCIDENTE PROBATORIO, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: MARIA NON È STATA UCCISA, PERCHÉ SI PARLI DI MOVENTE IN UN CASO DI MORTE ACCIDENTALE È UN MISTERO
Durante l’udienza di ieri i periti del GIP hanno esposto le loro conclusioni in tema di indagini medico legali e genetiche.
Il medico legale Cristoforo Pomara ha escluso che si sia trattato di omicidio e ha detto che a suo avviso non vi sono prove degli abusi sessuali sul cadavere.
Nulla di nuovo sul fronte degli esami genetici, nel luglio 2016, a un mese dalla morte di Maria Ungureanu, i RIS di Roma hanno isolato lo sperma di suo padre Marius Ungureanu su una maglietta in uso esclusivo a Maria e sulla coperta del suo lettino.
Marius Ungureanu è assistito dal’avvocato Fabrizio Gallo (noto per aver difeso il figlicida Tullio Brigida), dalla famosa biologa Marina Baldi e dalla ancor più famosa psicologa Roberta Bruzzone.
Daniel Ciocan è difeso dall’avvocato Salvatore Verrillo, coadiuvato dal medico legale Fernando Panarese e dalla criminologa Ursula Franco.
Criminologa Ursula Franco: “Maria Ungureanu non è stata uccisa, è stato il corpo della bambina a dircelo, è da qui che bisogna partire.
Perché si continui a parlare di un eventuale movente in un caso di morte accidentale è un mistero.
La risposta sugli abusi è agli atti.
Le intercettazioni e le risultanze degli esami genetici forniscono le risposte di cui la procura ha bisogno. Le indagini permettono di addivenire alla verità.
Lo dico senza timore di smentita e per il bene di Daniel Ciocan, un giovane uomo che negli ultimi 4 anni ha dovuto sopportare l’inimmaginabile: la soluzione del caso è nella mia consulenza”
La procura di Benevento indaga da 4 anni sulla morte di Maria Ungureanu, 9 anni, è annegata il 19 giugno 2016 nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.
Dapprima sono stati indagati due fratelli Cristina e Daniel Ciocan, la posizione di Cristina è poi stata archiviata e le indagini sono state allargate ai genitori della bambina su consiglio dei giudici del Riesame di Napoli e della Cassazione che così si sono espressi:
“Sospetti molto inquietanti gravano proprio sui genitori della bambina, almeno per ciò che concerne gli abusi sessuali’
“ e: “(…) omissione da parte del PM della valutazione probatoria in relazione all’accertata presenza di liquido seminale del padre della vittima sulla maglietta/reperto 27 (…) il pregiudizio aveva ispirato l’indagine e che un “colpevole” era stato suggerito fin dall’inizio dalla madre della bambina che aveva espresso labili sospetti sul Ciocan; che anzi sospetti molto inquietanti gravano proprio sui genitori della bambina, almeno per quanto concerne gli abusi sessuali (…) come fossero state trascurate importanti ipotesi investigative e come ci si fosse fidati senza alcun controllo delle dichiarazioni rese da Marius Ungureanu, pur a fronte di elementi preoccupanti quali le tracce di sperma appartenenti al predetto rinvenute su una maglietta e su una copertina sequestrate e il tenore di alcune conversazioni registrate (…)”
Nel gennaio 2019, l’ex giudice del Tribunale del Riesame di Napoli, Nicola Quatrano, che si è occupato del caso, in merito alla causa di morte di Maria, ha dichiarato: “Non è successo quello che la Procura di Benevento riteneva fosse successo” e riguardo alle violenze sessuali che la bambina subiva:
“Era un aspetto della questione che non è stato approfondito in quest’ansia di trovare degli elementi di prova contro le persone che si era deciso fossero colpevoli”
Vi avevamo informati che il 7 gennaio 2020, nel laboratorio di Genetica forense del Dipartimento di Biomedica e Prevenzione dell’Università Tor Vergata di Roma il perito Ciro Di Nunzio aveva iniziato le operazioni peritali su frammenti di tessuti isolati da indumenti sequestrati nel procedimento relativo alla morte della piccola Maria Ungureanu.
Alle operazioni per la difesa di Daniel Ciocan aveva assistito anche la criminologa Ursula Franco che collabora con l’avvocato Salvatore Verrillo, e proprio lei ci aveva dichiarato:
“Non mi aspetto colpi di scena. Mi aspetto che questi nuovi esami forniscano ulteriori elementi di supporto al quadro accusatorio già emerso con forza dalle indagini svolte fino ad oggi, anche se le risultanze degli esami fatti dai RIS di Roma e le intercettazioni disposte dalla procura di Benevento bastano e avanzano per individuare le responsabilità dei soggetti implicati in questo caso giudiziario, un caso di morte accidentale in una bambina abusata”
Nel dicembre scorso la criminologa Ursula Franco aveva dichiarato:
“Non c’è più nulla da scoprire, il caso Ungureanu è ormai un caso chiuso.
La verità è negli atti d’indagine e nelle motivazioni delle sentenze del Riesame e della Cassazione. Concordo in pieno con le conclusioni del professor Francesco Introna, chiamato a pronunciarsi dalla procura di Benevento, il quale ha sostenuto che “la causa del decesso (di Maria) debba attestarsi in morte asfittica rapida per annegamento e, segnatamente avendo escluso la ricorrenza a favore di una ricostruzione diversa e compatibile con l’azione causale contestata agli indagati, tanto in considerazione dell’assenza di lesioni contusive a livello del capo e degli arti e pertanto dell’assenza di segni di combattimento con l’acqua o in acqua” in poche parole, Maria non è stata uccisa.
È venuto il momento che Daniel Ciocan torni a condurre una vita normale, perché non solo non è suo lo sperma trovato sulla maglietta in uso esclusivo a Maria e sulla coperta del suo lettino, ma il Ciocan non incontrò più la Ungureanu dopo averla accompagnata a casa intorno alle 20.00 del 19 giugno 2016, né si trovava a San Salvatore Telesino quando la bambina affogò, le analisi effettuate sulle celle telefoniche e sul GPS parlano chiaro, Daniel era a Castelvenere.