BasilicataEventi e Cultura

BUTTATO IN UNA FOIBA E DIMENTICATO

Il soldato Vito Lorusso aveva 21 anni quando fu ucciso dalle milizie titine

Di lui rimane solo una lapide con sopra inciso Vito Lorusso Avigliano 20 settembre 1923 Cava Cise 5 maggio 1945  , qualcuno porta mazzi di fiori sulla tomba di quel ragazzo ucciso perché italiano e soldato italiano, qualcuno che neanche sa chi fosse quel ragazzo trucidato.  Aveva solo 21 anni, di Vito Lorusso si è persa la memoria, rimane l’atto di nascita nel suo comune, i parenti stretti sono morti, si ricordavano appena di lui: si diceva è morto in guerra. Nessuna foto del giovane militare. Ma non è stato un normale caduto di guerra, Il soldato Lorusso fu preso prigioniero dalle milizie titine, torturato e poi buttato in una foiba a  Cava Cise vicino Montona ora in Croazia.Circa quindi vittime con dati anagrafici, un’altra decina senza nome e cognome, a loro è stato dedicato il Parco della Rimenbranza in quella cava  di bauxite Il ritrovamento di questa foiba, dimenticata per circa 50 anni   è stata resa possibile grazie alla testimonianze di alcune persone residenti in Istria. Ne ebbe conoscenza , nel 1997, l’Onorcaduti di Roma, ma in assenza di accordi tra l’Italia e la Croazia non era stato possibile procedere alla riesumazione dei resti per poter dare a loro una cristiana sepoltura. Poi  per iniziativa della associazione “Famiglia Montonese” e di Silvia Peri, testimone vivente di quell’eccidio,  sono stati contattati i proprietari dei terreni, alcuni residenti in Italia ed altri in Croazia, è stato possibile acquistare tutta l’area , procedere al disboscamento e alla pulizia – in quanto era ridotta ad una discarica – ed erigere una croce in pietra con minuscole lapidi  con incisi i nomi dei caduti.   Nel saggio Infoibati di Guido Rumici,Silvia Peri, allora quattordicenne, ricorda così: A Risano, località ora in Slovenia, un gruppo di soldati italiani  vennero catturati dai partigiani comunisti slavi. Grazie ad un superstite del gruppo si seppe poi che furono picchiati e derubati dei pochi beni che avevano. Tenuti in condizioni pessime, con

le mani legate, dovevano mangiare nello stesso recipiente dove si nutrivano i maiali.  Poi  portati a Montona, vidi questi poveri ragazzi. Si vedeva che erano stati picchiati e facevano fatica a camminare. I vestiti erano laceri ed erano scalzi Camminavano in coppia ed erano legati con un filo di ferro ad una grossa corda. Poi furono  arrestati anche alcuni civili di Montona e portati a Cava Cise. Per alcuni giorni, gli abitanti del posto sentirono dei lamenti ma pensavano che fossero di un animale ferito. Dopo un po di tempo dalla cava iniziò a diffondersi un odore nauseabondo e allora alcuni abitanti del posto decisero di andare a vedere cosa fosse successo. Resosi conto dell’eccidio, gettarono un po’ di terra su quei corpi martoriati». Solo quella lapide in terra croata ricorda la tragedia del lucano Vito Lorusso, in Basilicata e nella natia Avigliano, l’oblio assoluto.

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