MOLES: “LA DANZA TRAGICA DEL GOVERNO”
L’intervista al vicepresidente dei senatori di FI sulla gestione dell’emergenza e il difficile rilancio economico
In un momento in cui l’Italia deve far fronte alle conseguenze lasciate dalla grave emergenza sanitaria il rapporto tra politica e rilancio è ridotto al lumicino è forse significativo (e per molti versi intuitivo) discutere con il vicepresidente dei senatori di Forza Italia Giuseppe Moles. Un leader politico che viene dal Sud, dalla Basilicata precisamente dove è anche commissario regionale azzurro, forgiato da forti esperienze ad alti livelli istituzionali. Soddisfatto per come il Sud ha saputo contenere l’emergenza a livello sanitario il senatore forzista lancia però un monito a tutto il governo nazionale. «Solo l’unità tra nord e sud può portarci verso una vera ripresa ma servono azioni concrete e progetti lungimiranti».
Unità e compattezza necessarie per un Paese per la prima volta alle prese con un “avversario” invisibile, il Covid, pericoloso non solo per la salute ma anche per le questioni sociali ed economiche. Abbiamo perciò deciso di addentrarci proprio con il senatore Molese nei temi più spinosi dell’attualità con cui l’Italia si trova a dover fare i conti, con uno sguardo particolare al Sud. L’emergenza sanitaria sappiamo che ha colpito l’Italia duramente. Il Paese si trova ora a dover affrontare anche una crisi economica non delle migliori, anzi forse una delle peggiori che si è sviluppata negli ultimi anni. Come vede il futuro?
«Intanto questa emergenza Covid-19 ha, in realtà, prodotto a livello globale una crisi senza precedenti. Questo ha avuto immediatamente profonde ripercussioni sul nostro Paese e forse più profonde ancora rispetto agli altri Paesi perché in realtà ha fatto emergere in negativo tutti gli elementi di criticità che erano già presenti nel sistema economico e sociale italiano, a prescindere dal fatto che ci sia stato questo allentamento temporaneo dei vincoli europei. Però, gli effetti sono catastrofici proprio sull’intero tessuto economico e produttivo italiano, perché tutte le aree e le filiere nazionali ne sono state colpite in maniera drammatica. Il problema è che questa catastrofe in qualche modo è stata gestita con un approccio esclusivamente emergenziale da parte del governo, quindi abbiamo assistito ad una serie di interventi su cui tra l’altro ci sarebbe tanto da dire. In realtà ci sono stati una serie di disposizioni a pioggia che andavano a coprire gli elementi di criticità ma senza un piano di medio o lungo periodo e questo, in realtà, è un grosso problema».
Soprattutto il Sud è la parte che ne esce maggiormente sconfitto ora nella lenta ripresa economica. Il meridione veniva già da un divario netto con il settentrione che ora rischia di accentuarsi maggiormente. Questa ripartenza può essere un’opportunità per il Sud o farà emergere ulteriormente il divario con il resto del Paese?
«Parto dal presupposto che non mi è mai piaciuto che il Sud possa essere considerato come una parte separata dal resto del Paese, perché le interconnessioni sono assolutamente totali ma anche perché in realtà è vero che il divario in questi anni e soprattutto nell’ultimo decennio tra le aree produttive del Nord e quelle del Sud hanno determinato un divario di tipo sociale, economico e fiscale. Mi spiego meglio. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il Veneto era più povero del nostro Sud. Per una serie di scelte politiche il Veneto fu abbandonato a sé stesso ed il Sud fu invece affidato alle onorevoli cure dell’assistenzialismo. Questo ha determinato, in realtà, pochi anni una ricchezza del Veneto maggiore del nostro Sud perché è stato lasciato libero di esprimere tutte le sue potenzialità. Quindi è diventata una delle aree di maggiore trasporto ed impulso dell’economia nazionale. È altrettanto vero che noi del Sud partiamo da un sistema di tipo infrastrutturale assolutamente dannoso per i nostri territori. Basti pensare a quanti anni ci sono voluti per completare la Salerno- Reggio Calabria. Questo ha determinato e determina tutt’ora un mancato riallineamento del Sud al centro Nord. In questo ambito sarebbe necessario, come lo si dice e lo diciamo da anni un rafforzamento dell’intero sistema infrastrutturale, come il sistema ferroviario o l’alta velocità. In Basilicata ad esempio l’alta velocità non c’è e come quella tante altre strutture che in realtà consentirebbero di velocizzare e in qualche modo aiutare le aree a riprendersi e avere ulteriori opportunità. Se pensiamo che si parla tanto del 5G ma oggi ci sono tante aree del sud dove non prende ancora il 3G, allora vuol dire che il problema infrastrutturale c’è».
Senatore Moles, non tutte le aziende dopo il lockdown sono riuscite a riaprire. Gli ammortizzatori sociali sono ormai alla fine. Il governo sembra nel caos…
«Noi critichiamo fortemente il governo per tutta una serie di motivi, in parte ne ho accennato anche prima. Ci sono una serie di ritardi ma soprattutto una assoluta mancanza di programmazione e una strategia nel medio-lungo periodo. Uso dei termini abbastanza semplici ma è come vedere una danza tragica da parte di questo governo sulle macerie del Paese, mentre abbiamo il prodotto interno che è crollato e che secondo me supererà anche le previsioni del meno 11% nel 2020. È un governo che in realtà galleggia con interventi finanziati a pioggia. Prima dell’emergenza pandemica covid l’Italia cresceva al ritmo dello 0,3% come nel 2019 per il 2020. Si parlava di una crescita tra lo 0,1 e lo 0,2%. Ma ad oggi il governo si occupato solo della vicenda autostrade che rimane assolutamente confusa, del salvataggio del “carrozzone” Alitalia, del Dl semplificazioni e poi subito dopo del Dl rilancio con 1200 decreti attuativi, cioè da un lato dice che vuole semplificare e dall’altro complica ulteriormente la vita degli italiani. A tutto questo aggiungiamo che ci sono quasi 110 mila domande all’Inps di cassa integrazione che sono ancora in attesa. Ci sono un milione e mezzo di lavoratori che non hanno ricevuto l’assegno della cassa integrazione. Gli oltre 100 mila lavoratori stagionali nel comparto del turismo che sono senza lavoro, e così via. Abbiamo visto solo assurdità e stanziato fondi a pioggia dati male. Hanno costantemente aggiunto molte, troppe commissioni come ad esempio l’ultima commissione la Colao che in realtà aveva ricevuto una serie di istanze reali del Paese anche sulle stesse proposte che riprendevano molte di quelle presentate da Forza Italia e che sono cadute nel dimenticatoio. Il problema allora è che non si risolve la crisi del nostro Paese con i monopattini oppure con questo tanto decantato Smart working. Il governo diceva che aveva una strategia ma fino ad oggi abbiamo assistito solo a misure una tantum senza trarre nulla di concreto. Senza parlare dell’atteggiamento anche abbastanza irriverente ed offensivo avuto in questi mesi nei confronti delle opposizioni. Si è parlato tanto di responsabilità ma in realtà questo governo, quello di Conte, oltre una spettacolarizzazione dell’uomo solo al comando non ha fatto altro che fare una serie di Dpcm o conferenze
su Facebook di genere che nulla hanno dato di concreto al Paese».
Come Forza Italia avete presentato numerose proposte…
«Noi abbiamo proposto la sospensione dei mutui perché le procedure erano farraginose. Ricordiamo anche che molti mutui stanno ancora andando all’incasso. Abbiamo avuto la cassa integrazione senza certezze sui tempi e modi. E come ho detto prima per di più c’è un ritardo eno me. Reputo scandaloso che il sito dell’Inps va in tilt, considerato che in real à l’ente spende all’anno circa 40 milioni per il suo sistema informatico. Per non parlare di tutte le altre assurdità come le 600.000 mascherine mandate dalla Protezione civile a tutti i medici dei capoluoghi di regione che poi in realtà si sono scoperte che non erano adatte. Pensiamo per esempio ai commercianti, gli artigiani e le piccole imprese che non riusciranno a pagare le tasse. Noi abbiamo anche chiesto un rinvio di tutte le scadenze fiscali fino al 30 settembre. Questo ce lo detta il buon senso, mentre il governo ha fatto una serie di annunci stratosferici che sono difficili da poter realizzare considerato che ora ha la necessità di incassare. Peccato che dall’altra parte ci sono tutta una serie di adempimenti fiscali che rischiano di mettere in ginocchio migliaia di piccoli impren itori già duramente provati dai mesi di inattività. Queste so o tutte circostanze che in realtà non hanno tranquillizzato il Paese ed i cittadini durante tutto questo periodo, anzi. Hanno subito l’effetto contrario».
Senatore Moles lei fa parte della Commissione Cultura e Istruzione. Uno dei settori che ha visto particolare caos è quello della scuola. Settembre però è alle porte…
«Io mi sono occupato molto del Decreto scuola e mai come questa volta mi sono trovato di fronte al nulla assoluto, questo è stato anche abbastanza avvilente e amareggiante. Non c’è stato in nessun prevedimento qualcosa inerente l’edilizia scolastica, nulla sulla sanatoria dei vincitori dei concorsi del 2016-17, nulla sui cosi detti Ata, e così via. C’è stata una violenta polemica anche all’interno della stessa maggioranza sulla stabilizzazione dei precari. Ma Questo governo, in primis la ministra Azzolina, non hanno accettato, alcuna mediazione. Sono andati avanti per la loro strada arrecando una serie di fallimenti, non da ultimo quella della possibile riapertura a settembre delle scuole scaricando la responsabilità sulle Regioni e sui dirigenti scolastici. Con l’aggravante, questa è una cosa ridicola, di affidare al commissario Arcuri anche la carica di commissario per la ripartenza. Dall’alto dei sue grandi successi, vedi il caso delle mascherine, ora vanno quasi a commissariare l’Azzolina con l’Arcuri. Bene, se pensavamo che la scuola fosse già nel baratro loro stanno scavando ulteriormente la fossa con assoluta irresponsabilità verso il futuro delle nuove generazioni».
Molti hanno fatto appello all’Europa, qual è la sua posizione?
«Lo accennavo anche prima, in realtà c’è stato un allentamento dei vincoli europei e ciò è stato positivo perché ha dato la possibilità di fare una serie di cose fondamentali come lo scostamento dai vincoli di bilancio. Attenzione però. Considerato che per lo scostamento in Parlamento serviva una maggioranza qualificata, è stato determinante sul punto il voto favorevole di Forza Italia per poterlo deliberare. Quindi noi abbiamo fattivamente partecipato consapevoli di tale necessità. L’Europa in qualche modo si è resa conto, forse in ritardo, di quanto fosse fondamentale non abbandonare e sostenere gli sforzi di tutti i Paesi. Poi è ovvio che assistiamo ad una serie di atteggiamenti di tipo nazionalistico da parte dei singoli Paesi ma questo c’è sempre stato. Allo stesso tempo ci sono una serie di procedure e di disposizioni europee che, se ben sfruttate possono aiutare anche l’Italia. Penso al Mes, al RecoveryFund, su cui vi è una discussione accesa in questi giorni e temo che per questioni prettamente di bassa politica e di accordi di maggioranza slitterà il discorso a settembre. I fondi dunque e gli strumenti ci sono e sono stati messi a disposizione da parte dell’Europa è l’uso che il governo farà di questi soldi che andrà valutato. Ad esempio se il governo italiano prevede l’uso del Mes senza le condizioni precedentemente previste deve utilizzarle per il sistema sanitario. Bisognerà poi vedere che tipo di strategia il governo vuole fare anche per quanto riguarda il sistema sanitario. È un insieme di norme di programmazione che adesso non vediamo».
Senatore Moles, lei è un uomo del Sud. Quindi conosce bene la situazione delle regioni del Meridione. Ma cosa crede serva al Sud per reggere il passo con i tempi e anche con le alte regioni?
«È un discorso che riguarda non solo il Sud, il Mezzogiorno e la Basilicata ma più in generale il Paese. La vera necessità è quella di investi re di più in qualità, risorse umane e infrastrutture. È molto importante da questo punto di vista l’atteggiamento delle regioni meridionali. Io ritengo che esse debbano fare uno sforzo di applicarsi su piani strategici regionali coordinandosi verso una conferenza stato-regioni con un piano strategico nazionale per creare una strategia di sviluppo. Il modo per farlo è proprio creare delle linee guida strategiche regionali o interregionali. Secondo e non da ultimo, noi da sempre abbiamo insistito sull’elemento della detassazione. Io credo che il Sud abbia bisogno di aree “tax free”, dove venga data la possibilità alle aziende di venire ad investire al Sud perché c’è una detassazione di vantaggio. Ma il dato e lo dico proprio perché da meridionale non ho mai amato sentirmi cittadino di serie B, è applicare la fiscalità di vantaggio o la stessa flat tax. Fanno bene all’intero Paese ma farebbero ancora meglio a quelle aree geografiche che sono socialmente in ritardo rispetto ad altre aree del Paese. Inoltre, per sopperire alla carenza infrastrutturale e di sviluppo, anche la detassazione sulle assunzioni potrebbe essere uno stimolo alla ripartenza. Se si consente al datore del lavoro di essere esentato da quella che io chiamo la tassa sul lavoratore, ovvero quella parte di contributi che è costretto a pagare nel momento in cui assume a tempo determinato o indeterminato, per due o tre anni, questo consentirebbe alle aziende che vogliono ripartire o investire da noi di procedere alle assunzioni con una piccola “agevolazione”. Tanto se uno è disoccupato lo resta, non c’è un aggravio al bilancio dello Stato,anche perché se la persona è disoccupato lo Stato non guadagna nulla. Ragionamento che si avvalora in questa fase post Covid. Bisogna cercare di fare qualcosa per il bene dei cittadini. Noi avevamo fatto tante proposte tra cui quelle dei voucher, che ci erano state bocciate per una pregiudiziale di tipo ideologico. Qui non si tratta di fare politica o ideologia ma si tratta di fare il bene dei cittadini».
Senatore Moles, siamo alla vigilia di importanti campagne elettorali soprattutto al Sud. Se dovesse fare una previsione come vede il centro destra?
«Come sa previsioni tendo a non farle e neanche mi appassionano i sondaggi che sono una fotografia di ciò che è accaduto fino a quando il sondaggio viene fatto. Tutto può cambiare nell’arco di pochi giorni e poche settimane. Io in realtà sono molto amareggiato della scelta che sta compiendo il Governo di far svolgere questa tappa di elezioni amministrative e regionali intorno al 20 settembre, perché in realtà lo ritengo troppo ravvicinato all’estate e non è semplice sia per gli adempimenti e sia perché in qualche mondo bisogna dare ai cittadini la possibilità di dover apprendere dove e come andare a votare. Ma questo è un principio di tipo generale. Questa data pare che sia stata tendenzialmente indicata da questi comitati tecnici per un possibile rischio di ritorno del Covid ma il Governo dovrebbe bilanciare le attenzioni dei comitati tecnici con quelle che sono le esigenze di democrazia per lasciare ai cittadini la possibilità di conoscere per deliberare. Spero che le cose vadano in linea come negli ultimi tempi. Del resto l’umore e le sensazioni sono positive, mi auguro che ciò avvenga senza ulteriori intoppi. Non voglio pe sare alla scelta di rinviare ulteriormente le elezioni qualora il Governo si trovi di fronte ad un nuovo aumento dei contagi. Per quel che riguarda ciò che potrà accadere sono abbastanza fiducioso».