MONTE DE’ PASCHI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: GIUSTA L’ARCHIVIAZIONE DELL’INCHIESTA SUI FANTOMATICI FESTINI
Un giornalista dissimula e/o falsifica: o perché è uno psicopatico, o perché si ritiene paladino di una Nobile Causa
MONTE DE’ PASCHI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: GIUSTA L’ARCHIVIAZIONE DELL’INCHIESTA SUI FANTOMATICI FESTINI
Nell’ottobre 2017, all’indomani delle dichiarazioni di Pierluigi Piccini, la criminologa Ursula Franco aveva scritto: “Evidentemente è entrato ormai nella tradizione popolare toscana, insieme alla zuppa di pane raffermo e verdure, quando non si sa che pesci pigliare, il fantasticare di festini in qualche villa isolata, in specie dopo che si è diffusa l’infondata “credenza” che il cosiddetto mostro di Firenze, un serial killer a tutti gli effetti, avrebbe prelevato i tanto bramati trofei per cederli ad un fantomatico “secondo livello” che organizzava festini a luci rosse per professionisti e intellettuali”
Il 6 marzo 2013 David Rossi è morto dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio nella sede del Monte de’ Paschi di Siena. Rossi era il responsabile della comunicazione della banca. Nel marzo 2014 e nel luglio 2017 il GIP ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di David come suicidio.
Nell’ottobre 2017, l’inviato del programma televisivo “Le Iene”, Antonino Monteleone, ha parlato con Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena ed ex dirigente della Banca Monte de’ Paschi, ad un tavolo all’aperto di un bar di Piazza del Campo, la loro conversazione è stata registrata da una telecamera e da un microfono nascosti ed è stata mandata in onda senza il consenso del Piccini. Le dichiarazioni del Piccini a Monteleone avevano condotto la procura di Genova ad aprire un’inchiesta su fantomatici festini in “alcune ville fra l’aretino e il mare” per le gravi “accuse penali rivolte ai magistrati degli uffici di Siena” da parte di Piccini e “per la sistematica delegittimazione, come quella da ultimo operata dall’interlocutore delle Iene (rilanciata scientemente senza alcun filtro e con la consapevolezza di non aver compiuto alcun riscontro), che senza alcuna conoscenza diretta della complessa attività di indagine, dei risultati degli accertamenti tecnici, degli immani sforzi compiuti per dare spiegazione ad ogni elemento di criticità, sulla base di un pregiudizio personale, senza indicare alcun argomento di merito, ha tentato di accreditare, con esternazione ignote per provenienza, una propria tesi personale suffragandola con pesantissime accuse ai danni dei magistrati che hanno seguito la vicenda giudiziaria, additandoli come partecipi di un oscuro disegno criminoso”
Dottoressa Franco, è del 5 giugno scorso la notizia della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Genova in relazione alle indagini su fantomatici “festini” che alcune trasmissioni televisive avrebbero tentato di collegare alla morte dell’ex capo comunicazione del Monte de’ Paschi, Davide Rossi, che cosa ne pensa?
È giusta la richiesta della Procura di Genova, ma purtroppo c’è chi è stato irrimediabilmente danneggiato dalla finta inchiesta giornalistica sui fantomatici festini della trasmissione “Le Iene”
Dottoressa Franco, perché la definisce “finta inchiesta”?
Perché lo scopo di una vera inchiesta è addivenire alla verità. Chi persegue uno scopo nobile non dà credito ai pettegolezzi, né dissimula e/o falsifica. In questo caso in particolare il giornalista Antonino Monteleone ha detto di aver deciso di mandare in onda la conversazione estorta a Pierluigi Piccini per un’impellenza morale, perché la registrazione riguardava la morte di una persona, nulla di più lontano dalla verità, bastava analizzare superficialmente le dichiarazioni del Piccini per capire che l’ex sindaco non aveva riferito nulla che potesse far luce sulla morte di David Rossi ma solo impressioni personali e pettegolezzi. “Le Iene” hanno mandato in onda la registrazione estorta a Piccini per fare spettacolo, ben consapevoli che avrebbero arrecato un danno a lui e a molti altri. “Le Iene” hanno precedenti in questo senso, nel tentativo di far apparire Olindo Romano e Rosa Bazzi vittime della malagiustizia hanno mandato in onda le loro intercettazioni non prima di aver tagliato tutti gli stralci incriminanti, per non parlare del “taglia e cuci” delle interviste da loro rilasciate. Vale lo stesso per l’intervista al fantomatico escort del caso Rossi. L’intervista rilasciata da questo soggetto non è analizzabile tanto è manipolata. La riprova è negli interrogatori cui è stato sottoposto il fantomatico escort, questo signore in Procura non ha riconosciuto nessuno dei soggetti che sembrava aver riconosciuto in presenza di Antonino Monteleone.
Dottoressa Franco, che cosa conduce un giornalista a dissimulare e/o a falsificare?
Un giornalista dissimula e/o falsifica: o perché è uno psicopatico, o perché si ritiene paladino di una Nobile Causa.
La cosiddetta Corruzione per una Nobile Causa (Noble Cause Corruption) è un fenomeno ben noto a chi si occupa di errori giudiziari, in pratica, PM, consulenti forensi, parti civili, giornalisti, testimoni e parenti delle vittime collaborano ad incastrare un soggetto falsificando e/o dissimulando nel convincimento errato di essere paladini di una nobile causa, un convincimento che gli fa credere che sia moralmente accettabile mentire.