MORTE DI LICIA GIOIA: ASSOLTO IL MARITO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE
Ferrari ha sempre dichiarato che sarebbe stata la moglie, in preda ad una crisi nervosa, a togliersi la vita con la sua pistola di ordinanza e di essere intervenuto solo per cercare di disarmarla
RITO ABBREVIATO
MORTE DI LICIA GIOIA: ASSOLTO IL MARITO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE
PROCESSO MORTE DI LICIA GIOIA: IL PM HA CHIESTO L’ASSOLUZIONE PER L’ISPETTORE FRANCESCO FERRARI
Il maresciallo dei carabinieri Licia Gioia è morta il 28 febbraio 2017 dopo essere stata attinta da un colpo d’arma da fuoco alla testa. Licia Gioia si trovava nella camera della villetta di Contrada Isola che divideva con il marito, il poliziotto Francesco Ferrari
Questa mattina al processo il pm della Procura di Siracusa Gaetano Bono ha chiesto l’assoluzione del marito di Licia Gioia, l’ispettore Francesco Ferrari
Nel dicembre 2018, all’indomani della richiesta di rinvio a giudizio dell’ispettore Francesco Ferrari, la criminologa Ursula Franco aveva dichiarato:
“Il racconto del Ferrari riguardo alla dinamica della morte di Licia Gioia è sostenuto in toto dalle risultanze medico legali. L’omicidio volontario non è l’unica alternativa al suicidio. Le risultanze medico legali permettono di escludere il suicidio vero e proprio e confermano il racconto del marito: Licia Gioia è morta in seguito ad un incidente. Il maresciallo Licia Gioia ha minacciato di suicidarsi e mentre il marito, Francesco Ferrari, cercava di disarmarla, sono partiti due colpi, uno dei quali, quello mortale, l’ha attinta alla testa e l’altro alla gamba. Secondo alcune indiscrezioni, la Gioia era molto gelosa e quella stessa sera si era trattenuta in auto e non aveva cenato con lui e con suo figlio, un comportamento compatibile con la successiva minaccia di suicidio. La soluzione del caso è nell’arma. L’arma da cui sono partiti i colpi era la pistola in dotazione al maresciallo Gioia, non quella in dotazione al Ferrari, pertanto si può logicamente inferire che sia stata proprio la Gioia a tirar fuori la pistola e a puntarsela alla testa. Il fatto che il colpo non sia stato esploso a bruciapelo, ma da circa 25 cm di distanza, prova che il Ferrari tentò di allontanare l’arma dalla testa della moglie e che proprio in quel frangente partì il primo colpo, cui seguì un secondo colpo pochi secondi dopo. Il secondo colpo ci conferma che quei due colpi partirono in una situazione concitata, il Ferrari è infatti un poliziotto abituato a maneggiare armi e se l’arma fosse stata (da subito) nelle sue mani non sarebbe partito nessun secondo colpo”
Il caso è stato trattato dalla trasmissione “Chi l’ha visto?” ed alcuni giornali hanno pubblicato parte degli atti di indagine.
Riportiamo la ricostruzione dei fatti della criminologa Ursula Franco pubblicata tra il 2018 ed il 2019 sulla nostra testata:
I RAPPORTI TRA I DUE CONIUGI
Il maresciallo Licia Gioia non era contenta della propria vita coniugale. Almeno tre soggetti lo hanno riferito ai giornalisti: un’amica di Licia, il vicino di casa dei coniugi Licia Gioia e Francesco Ferrari e la madre di Licia.
A) Un’amica della donna alla quale una giornalista di Chi l’ha visto? ha chiesto se Licia fosse cambiata da quando si era sposata ha detto: “Allora era cambiata, litigavano, li abbiamo visti litigare per strada eee… però era sempre lei molto agitata».
B) La stessa giornalista di Chi l’ha visto? ha intervistato un vicino. Di seguito lo scambio tra i due:
Vicino: “Loro litigavano e poi andavano a correre insieme”.
Giornalista: “Quindi era…”
Vicino: “Quindi non c’era …”
Giornalista: “… un rapporto burrascoso… intenso”.
Vicino: “Esatto… non c’era nulla che potesse far pensare a tutto quello che poi in realtà si è verificato”.
Giornalista: “Però litigavano… questo…”
Vicino: “E questo lo dicono tutti, potete girare ovunque, ogni giorno c’era una discussione”.
Giornalista: “Lui ci ha detto di no però… che non litigavano”.
Vicino: “Guardi, si sentiva solo lei, lui non si sentiva”.
C) Donata Gioia, madre di Licia, durante la puntata di Chi l’ha visto? del 12 dicembre 2018 ha detto:
Madre: “Ma mia figlia… lui continua a dire che mia figlia era gelosa ma mia figlia non lo era gelosa, mia figlia lamentava il comportamento del marito che non era idoneo e consono per essere un marito…”
Padre: “C’era mancanza di rispetto”.
Madre: “… mancanza di rispetto che aveva nei confronti di mia figlia, questo lei lamentava. Lei proprio lamentava proprio il fatto che lui non avesse rispetto nei suoi confronti, non aveva un comportamento da marito, questo lamentava mia figlia”.
STRALCI DAI VERBALI DELL’ISPETTORE FRANCESCO FERRARI RESI PUBBLICI DAI MEDIA
Riguardo alla giornata del 27 febbraio 2017 Francesco Ferrari ha dichiarato:
“Dalla mattina alle 8:00, quando di consueto ci siamo preparati per accompagnare il bambino a scuola e poi accompagnare mia moglie in ufficio, mia moglie si era turbata ed era iniziata una discussione a causa del fatto che io dovevo partecipare alle esequie del mio ex cognato che si sarebbero svolte nel pomeriggio. Preciso che questo fatto di avere rapporti, sia pure per motivi giustificati, con la famiglia della mia ex moglie turbava moltissimo mia moglie al punto che ripetutamente vi erano discussioni in famiglia perché lei era ossessionata dal fatto che non si era potuto recidere, a suo dire, il legame con la famiglia di sangue della mia ex moglie. Comunque siamo usciti di casa, abbiamo prima accompagnato mio figlio e poi siamo passati dalla caserma dove prestava servizio mia moglie. Preciso che per tutta la mattinata ci siamo scambiati messaggi su whatsapp il cui contenuto era sempre lo stesso, cioè che mia moglie pretendeva che io non avessi nessun rapporto diretto né con la mia ex moglie né con i suoi familiari”
Francesco Ferrari: “Preciso che mia moglie aveva manifestato oltre a qualche gesto autolesionisti, del tipo sbattere la testa al muro, aveva più di una volta minacciato di suicidarsi sempre con il gesto della pistola, in un caso addirittura nella pubblica via ebbi modo di filmare un breve video con il cellulare nel quale si vedeva lei prostrata a terra con gli occhi sgranati, con la pistola che io le avevo sottratto e nascosto con la mano dietro la mia spalla, con una mossa che era stata notata da alcuni bambini che erano scappati. Preciso che io feci questo filmato con l’intento di farlo visionare a Licia quando fosse ritornata in sé per rendersi conto di come si riduceva in qualche episodio”
Poche ore prima della sua morte il maresciallo Licia Gioia inviò queste due foto al marito Francesco Ferrari: nella prima foto – come si legge nella relazione del Nucleo Investigativo Telematico – si vede la pistola di ordinanza, una Beretta calibro 9 parabellum, con il cane armato e priva di sicura e si legge: “Stronzo addio”; nella seconda foto si vedono un precipizio a strapiombo sul mare e un piede sospeso nel vuoto e si legge “Ho due opzioni” (SIRACUSAPOST)
Francesco Ferrari: “Mia moglie mi ha mandato una foto inquietante che ritrova lei stessa in una posizione tale da fare ingenerare la possibilità che si potesse gettare da una scogliera… in quanto nella foto si vedevano i piedi di mia moglie e il dirlo a mare con i flutti… io mi sono preoccupato e mi sono premurato di andare verso il luogo dove poteva trovarsi…”
Se i racconti del Ferrari venissero confermati da eventuali testimoni o dai dati informatici, i comportamenti del maresciallo Licia Gioia farebbero emergere un quadro denominato Attention Seeking Behavior.
Generalmente un Attention Seeker è un soggetto immaturo con una bassa autostima. A volte è la gelosia a scatenare questi comportamenti, comportamenti manipolatori che possono divenire estremi.
I FATTI RELATIVI ALLA NOTTE TRA IL 27 E IL 28 FEBBRAIO 2017
La giornalista di Chi l’ha visto? ha riferito che la sera del 27 febbraio 2017, Licia Gioia e Francesco Ferrari comprarono dei panini per cena ma che Licia, dopo che i due coniugi giunsero a casa, rimase in auto e non cenò con il marito, un comportamento che, se confermato, rientrerebbe nell’ambito dell’Attention Seeking Behavior e sarebbe pertanto compatibile con la successiva minaccia di suicidio.
LA MORTE DI LICIA GIOIA
Il racconto che Francesco Ferrari ha fatto riguardo alla dinamica della morte di Licia Gioia è sostenuto in toto dalle risultanze medico legali.
Poco dopo la mezzanotte, Licia Gioia si è puntata l’arma alla testa e ha minacciato di suicidarsi e, mentre il marito cercava di disarmarla, sono partiti due colpi, uno dei quali, quello mortale, l’ha attinta alla testa e l’altro al gluteo. Il fatto che il primo colpo non sia stato esploso a bruciapelo, ma da circa 25 cm di distanza, prova che il Ferrari tentò di allontanare l’arma dalla testa della moglie e che proprio in quel frangente partì quel colpo, cui seguì un secondo colpo circa dieci secondi dopo. Il secondo colpo ci conferma che quei due colpi partirono in una situazione concitata, il Ferrari è infatti un poliziotto abituato a maneggiare armi e se l’arma fosse stata nelle sue mani non sarebbe partito nessun secondo colpo.
È proprio la dinamica dell’incidente ad illuminarci sul perché quando Licia Gioia è stata attinta dal colpo mortale “non era in una posizione usuale per un soggetto che intenda suicidarsi ma era in una posizione scomoda e innaturale”, così come affermato dal medico legale, non perché il marito l’abbia uccisa ma perché il colpo è partito mentre il Ferrari stava cercando di disarmarla. Lo provano la ridotta distanza dalla quale è stato esploso il colpo e le analisi dei tamponi usati per rilevare tracce di polvere da sparo che sono stati eseguiti sulle mani dei due coniugi e che hanno dato esito positivo in entrambi i casi. Questa dinamica spiega anche la presenza di polvere da sparo sulla mano sinistra della Gioia, la donna infatti cercò di allontanare il Ferrari, che intendeva disarmarla, con l’unica mano libera, la sinistra, in quanto nella destra impugnava l’arma.
Dai verbali di Francesco Ferrari: “Subito dopo, sarà passato mezzo secondo, un tempo molto ristretto, io ho cercato di togliere la pistola dalle mani di mia moglie portandola via dalla testa e in quel momento è partito il secondo colpo che ha colpito me e alla gamba mia moglie. Preciso in sede di verbalizzazione che il colpo è partito quando ho posizionato la pistola ancora nelle mani di mia moglie, sul letto. Ritengo che materialmente a spingere il grilletto sia stato il dito di mia moglie, anche perché la mia mano sinistra era posizionata sopra il carrello mentre la mia mano destra era libera”
Quel secondo colpo, in accordo con le risultanze medico legali, è stato esploso quando Licia era ormai morta, quindi dopo “non meno di dieci secondi” dal primo. La prova che Licia fosse ormai morta quando è stata attinta per la seconda volta ce la forniscono la mancanza di vitalità delle ferite provocate dal secondo colpo, infatti, sempre in accordo con le osservazioni del medico legale “il gluteo e la parte di pigiama corrispondente della Gioia presentavano scarse tracce ematiche”
Se l’arma fosse stata nelle mani dell’ispettore Francesco Ferrari non sarebbe partito nessun secondo colpo, essendo il Ferrari un soggetto abituato a maneggiare una pistola ma soprattutto il proiettile non avrebbe avuto quella traiettoria.
Pertanto le risultanze medico legali permettono di escludere il suicidio vero e proprio e confermano il racconto del marito: Licia Gioia è morta in seguito ad un incidente. L’omicidio volontario non è l’unica alternativa al suicidio.
Peraltro il Ferrari non aveva alcun motivo di desiderare la morte della moglie mentre la Gioia non era contenta del proprio matrimonio e quella stessa sera si era trattenuta in auto e non aveva cenato con il marito, un comportamento compatibile con la successiva minaccia di suicidio.
Il fatto che Francesco Ferrari sia risultato positivo al tampone (stub) per la ricerca di residui di polvere da sparo significa che dopo l’incidente non si è lavato le mani, un dato che ci conferma che l’ispettore ha detto la verità. Se infatti l’omicidio fosse stato volontario il Ferrari si sarebbe lavato ripetutamente le mani prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. La casistica insegna: chi simula un suicidio, la prima cosa che fa dopo aver sparato è cancellare le tracce di polvere da sparo da sé, in specie se è un soggetto avvezzo all’uso delle armi.
L’ARMA USATA
L’arma da cui sono partiti i colpi era la pistola in dotazione al maresciallo Licia Gioia, non quella in dotazione all’ispettore Francesco Ferrari, pertanto si può logicamente inferire che sia stata proprio la Gioia a tirar fuori la pistola e a puntarsela alla testa.
Se il Ferrari avesse ucciso la Gioia in un momento di rabbia avrebbe usato la propria arma e non si sarebbe certo servito di quella della moglie che peraltro, da quanto è trapelato, la donna era abituata a tenere scarica. In ogni caso, a prescindere dalle abitudini del maresciallo Licia Gioia, l’ispettore Francesco Ferrari non poteva sapere se quella sera la pistola fosse carica o meno.
Dopo l’incidente il Ferrari chiamò la sua ex moglie invitandola a raggiungerlo per prelevare il loro figlio minore, questo atteggiamento protettivo del Ferrari nei confronti del bambino ci permette di escludere che sia stato lui a tirar fuori l’arma in dotazione a sua moglie Licia Gioia.
I COMPORTAMENTI TENUTI DA FRANCESCO FERRARI DOPO L’INCIDENTE NON HANNO UNA SPIEGAZIONE UNIVOCA
– Il fatto che il Ferrari abbia un’altra compagna non prova certo che non amasse sua moglie né tantomeno lo rende un soggetto sospetto.
– Il Ferrari non parla con i suoceri semplicemente perché gli stessi hanno messo in dubbio la sua ricostruzione dell’incidente.
Di seguito uno scambio tra la giornalista di Chi l’ha visto? e il Ferrari:
Giornalista: “Loro (i genitori di Licia) sono molto delusi, sai”.
Francesco Ferrari: “Sì, anche io sono molto deluso perché io pensavo chee… facessero squadra intorno a me in questo momento, come io voglio fare intorno a loro, insomma, quindi non… siamo più o meno nella stessa… situazione”.
Infine, non sono certamente di supporto all’ipotesi omicidiaria né il fatto che la Gioia avesse cucinato una torta alla cioccolata per il Ferrari e suo figlio né che il maresciallo si fosse lavata i denti e si fosse messa la crema né che avesse predisposto un programma settimanale delle proprie attività, estetista, massaggi e una cena. La casistica relativa ai suicidi docet.
Nella prima foto – come si legge nella relazione del Nucleo Investigativo Telematico – si vede la pistola di ordinanza della Gioia, una Beretta calibro 9 parabellum, con il cane armato e priva di sicura e si legge: “Stronzo addio”; nella seconda foto si vedono un precipizio a strapiombo sul mare e un piede sospeso nel vuoto e si legge: “Ho due opzioni”. Queste foto, contestualmente alla conversazione WhatsApp – continua la relazione – vengono indicate da Licia Gioia come due alternative possibili al proprio intendimento di togliersi la vita”. L’analisi continua: “La lettura della conversazione evidenzia il tentativo di placare la discussione del marito che cerca di convincere la moglie per poterla raggiungere e calmarla”.
L’uomo era accusato di omicidio volontario. Già il pubblico ministero, Gaetano Bono, al termine del suo intervento, il primo della giornata, aveva chiesto l’assoluzione per l’imputato
Siracusa, morte Licia Gioia: con RITO ABBREVIATO, assoluzione per il marito poliziotto Francesco Ferrari
Sentenza di assoluzione dall’accusa di omicidio volontario per non aver commesso il fatto per Francesco Ferrari, il poliziotto indagato per la morte della moglie la sottufficiale dei Carabinieri, Licia Gioia, trovata senza vita la notte del 28 febbraio del 2017 nella villetta di contrada Isola, dove la donna viveva insieme al marito, Francesco Ferrari.
Si conclude così il processo di primo grado con rito abbreviato al tribunale di Siracusa.
Questa mattina l’udienza conclusiva: il primo a prendere la parola è stato il Pm, Gaetano Bono, che al termine del suo intervento ha chiesto l’assoluzione per Ferrari. Poi è toccato alle parti civili ed infine alla difesa di Ferrari, rappresentato dall’avvocato Stefano Rametta.
Poi il giudice Palmeri si è ritirato in camera di consiglio.
Francesco Ferrari è stato indagato per omicidio volontario: un avviso conclusione indagini in questa direzione gli è stato notificato a novembre del 2018 anche se Inizialmente gli inquirenti avevano ipotizzato l’istigazione al suicidio e poi l’omicidio colposo.
Ferrari ha sempre dichiarato che sarebbe stata la moglie, in preda ad una crisi nervosa, a togliersi la vita con la sua pistola di ordinanza e di essere intervenuto solo per cercare di disarmarla.
A sostegno di questa tesi i periti del Gup, l’esperto di balistica Felice Nunziata e il medico legale Cataldo Raffino.
I familiari di Licia Gioia, rappresentati dall’avvocato, Aldo Ganci, invece, hanno sempre sostenuto che la sottufficiale sia stata uccisa dal marito al culmine di una lite accesa.