L’OPPOSIZIONE A SE STESSI
Il centrodestra lucano continua con slogan e volantini social ignorando di governare in Regione
Un post social con la scritta «Liberiamo il San Carlo» con l’aggiunta dell’hashtag “iononscherzo”. Il riferimento è palese, si tratta dell’azienda ospedaliera più grande della regione Basilicata sotto il fuoco incrociato nell’ultimo annodi diversi rappresentanti delle istituzioni che sembrano o puntare il dito contro una gestione che poco piace a chi governa in Regione. Infatti, a far girare il “volantino” via social sono gli stessi esponenti del centrodestra lucano, vale a dire la maggioranza che ora governa la Regione Basilicata. Evidentemente, presi dall’impeto di voler denunciare qualcosa che a loro poco aggrada dimenticano di essere la forza al comando. Una cosa non di poco conto, considerato che per «Liberare il San Carlo» tocca a loro individuare gli strumenti idonei per metterlo nelle mani che ritengono maggiormente opportune. È in forza alla maggioranza la prerogativa di scegliere non solo direttore generale a loro più favorevole ma anche le linee guida dell’Aor San Carlo. Un messaggio del genere ce lo si può aspettare delle forze di opposizione che non potendo contare su numeri importanti in Consiglio regionale poco o nulla possono fare per cambiare le cose. Se non denunciare e presentare interrogazioni e mozioni che, con questa maggioranza, vengono ripetutamente snobbate anche se sono a favore dei lucani. Evidentemente, però, la maggioranza di centrodestra non abituata a stare al comando nonostante sia già trascorso un anno dalla vittoria regionale continua a comportarsi come se fosse in perenne campagna elettorale. Da più parti i consiglieri di maggioranza, soprattutto quelli della lega, continuano a lanciare dai social slogan e frasi ad effetto senza però entrare nel vivo della questione con qualcosa di veramente attuabile che dimostri come il “cambiamento” tanto sbandierato in campagna elettorale abbia finalmente preso piede. Nello stesso campo sanitario da tempo va avanti un braccio di ferro tra Regione e direttori generali che ad oggi però oltre a grandi polveroni non si è tramutato in nessun atto degno di nota, se non i soliti rumors da corridoio su urla e parole poco gentili. Una visione che stenda a decollare, come detto anche ieri in un duro comunicato del coordinamento regionale di “Basilicata Positiva”, la lista che ha sostenuto il presidente Bardi, e che ha preso le distanze da tutta la maggioranza accusata proprio di «aver deluso le aspettative e di non procedere concretamente al rinnovamento amministrativo tanto atteso dai lucani». Checché ne dica il presidente Bardi, il quale, a fine maggio, intervenendo in Consiglio regionale sulle misure sanitarie ed economiche messe in campo per l’emergenza Covid-19, ha invece tenuto a «ribadire che a questo governo e alla maggioranza che lo sostiene non manca né la visione della società lucana, né quali strumenti concreti bisogna attuare per realizzare i nostri obiettivi». È sotto gli occhi di tutti, e questo post da slogan elettorale sembra esserne l’ennesima riprova. Perché in attesa di poter leggere nero su bianco questa visione di rinnovamento con atti concreti, leggi e proposte, o un piano strategico che non arriva mai, e al quale, mentre viene invocato da più parti, si sta ancora «lavorando» quello a cui abbiamo assistito in questi mesi, e a cui assistiamo in questi giorni, è tutt’altro. E dopo un pò, anche quella parola “cambiamento” sbandierata in campagna elettorale, se non riempita di contenuti, è destinata a sgonfiarsi. Soprattutto se a distanza di un anno l’impressione che si ha è che, oltre a quella parola, in realtà vi fosse ben poco. A iniziare, soprattutto, da un comune sentire. E invece tutti in ordine sparso, a briglia sciolta. In attesa di una visione che stentiamo a scorgere, possiamo limitarci solo a ciò che osserviamo. E per ora sembra di essere in una campana elettorale perenne. Sarebbe il caso che il presidente Bardi indicai alla sua maggioranza la via da seguire e si impegni a portare a casa i primi risultati per dimostrare ai lucani che oltre alle parole sanno anche fare fatti.