IL CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLA CAVA
A Melfi prima sdemanializziano poi ci ripensano
Il Consiglio comunale di Melfi, al termine della seduta svoltasi il 29 luglio scorso in forma aperta, ha approvato all’unanimità dei presenti un documento con cui prende ufficialmente posizione contro la realizzazione della cava di monte Crugname. Ritenendo prioritaria la salvaguardia degli elementi archeologici e paesaggistici di pregio, ritenuti fondamentali per lo sviluppo socio economico della città, il documento sostiene che l’avvio dell’attività di coltivazione mineraria non sia compatibile per il valore paesaggistico storico e archeologico dell’area di Monte Crugname. Il Consiglio comunale, pertanto, impegna sindaco e giunta a intraprendere ulteriori attività di studio per acquisire elementi certi sulla compatibilità della coltivazione mineraria e a proporre alla Regione la condivisione di un percorso utile a chiarire i presupposti per la decisione finale in ordine al rilascio dell’autorizzazione all’avvio della cava, coinvolgendo anche il volontariato locale e il comitato di cittadini attraverso l’istituzione di un tavolo tecnico per i lavori di ricercL’atto è stato approvato dopo una lunga discussione alla quale ha assistito anche l’Assessore regionale all’ambiente Gianni Rosa e nella quale sono intervenuti numerosi cittadini ed esponenti di associazioni di categoria i quali hanno evidenziato come una simile attività mineraria sottenda ad un processo produttivo non compatibile con le attività già esistenti nell’area, prevalentemente agricole e che forniscono prodotti di alta qualità. Molto acceso, come prevedibile, anche il dibattito politico, fomentato soprattutto dai consiglieri comunali di minoranza che hanno rammentato le varie tappe del percorso amministrativo approdato con la Valutazione di Impatto ambientale positiva resa dal Dipartimento Ambiente della Regione e che non hanno risparmiato critiche all’Amministrazione comunale. Carte alla mano, hanno infatti evidenziato che proprio il sindaco, Michele Mastromartino oggi assessore, e i consiglieri comunali Nuccio Flammia, Pietro Monico e Luigi Simonetti, che il 29 luglio 2020 hanno votato contro la cava, nel non lontano 12 aprile 2016, con altri colleghi della scorsa Consiliatura, votarono a favore della sdemanializzazione di un’area interna ricadente nel perimetro della futura cava e ad essa destinata.
Quel che balza agli occhi è che, a distanza di 4 anni, il sindaco, l’allora vice sindaco Simonetti e tre consiglieri di maggioranza abbiano assunto una posizione diametralmente opposta sulla questione cava e, ancor di più, che senza i voti della minoranza, paradossalmente, non sarebbe stato possibile approvare alcun atto, altro che unanimità. L’adozione del documento, infatti, poggia soprattutto sull’opposizione che, con i voti di Navazio, Castaldi, Spera, Desina, Fontana, Bisogno e dell’ex Psi Destino, hanno evitato che la lunga discussione si concludesse con un nulla di fatto. Quanto ai compagni di partito del sindaco, si segnala che nel consiglio comunale del 29 luglio non c’era nessuno del PSI, risultando stranamente assenti i vari Di Ciommo, Caputo e Ferrieri, con ogni conseguente valutazione politica della maggioranza sulla quale può contare oggi il Sindaco.
Chiara anche la posizione dell’Assessore regionale Gianni Rosa che è intervenuto nel dibattito. L’assessore, che ai tempi in cui l’iter amministrativo per la VIA è stato intrapreso si trovava all’opposizione, ha tuttavia difeso gli Uffici regionali rassicurando l’amministrazione comunale di Melfi sia sulla legittimità della procedura adottata che sullo stigmatizzato insolito tempismo dell’esito positivo della VIA reso in epoca Covid. Si tratta, ha dichiarato l’assessore Rosa, di un procedimento iniziato nel 2017, al quale hanno partecipato tutti gli enti competenti chiamati a rendere il proprio parere e la cui istruttoria si è conclusa in un periodo in cui gli uffici regionali non erano chiusi e i funzionari al lavoro (al limite, in smart working). Ha, inoltre riferito, di aver inoltrato le richieste di riesame del Comune di Melfi agli altri enti interessati nella procedura i quali, pur non obbligati, hanno dato riscontro confermando i propri pareri. Come evidenziato anche da molti consiglieri, avendo il Comune anche intrapreso un percorso giudiziario, l’amministrazione regionale, tenuta a dar conto anche all’impresa che ha richiesta la VIA, non può tornare sui suoi passi sic et simpliciter.
Tuttavia, nonostante la buona disposizione dell’Assessore regionale, l’atmosfera non proprio fiduciosa che si respirava in Consiglio comunale, soprattutto di cittadini e opposizione, ricordava quella che, come recita un antico detto, si sentiva nella chiesa di Santa Chiara alla quale misero le porte di ferro solo dopo aver subito il saccheggio.