IL FRINIO DI CICALA NON CONVINCE
Sul Covid bonus Cicala prova a difendersi ma si tradisce. Ora in agguato c’è anche la scure di Salvini
«Percepirei 3mila euro e uso il condizionale proprio perchè sto valutando la situazione». Colpito e affondato, il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, all’indomani della burrasca che lo ha travolto per la vicenda del Covid Bonus, ha tentato su più fronti, in particolar modo attraverso un lungo video social, di erigere una linea difensiva. Il torbido, però, così come c’era, è rimasto. Il clamoroso scandalo riguarda l’emersa circostanza che vede a Viggiano 3 amministratori locali comparire negli elenchi della determina di «liquidazione con urgenza» delle pratiche inerenti la concessione, «a fondo perduto», di un bonus pari a 3mila euro per mitigare gli effetti economici conseguenti all’emergenza epidemiologica da Covid- 19.
Il relativo bando è stato approvato dalla Giunta, grazie ai determinanti voti, data l’assenza di due componenti, del sindaco Cicala e dell’assessore al Bilancio, Rosita Gerardi. Entrambi, poi, tra l’altro tutti e due avvocati, sono passati all’incasso del Covid Bonus in qualità di possessori di partita Iva. Tra gli altri ammessi c’è anche il Cicala architetto, Giovanni, fratello del primo cittadino e del presidente del Consiglio regionale Carmine, e il consigliere comunale, nonchè capogruppo di maggioranza, Ettore Corona. Il giorno dopo esser stato scoperto, Cicala, che da sindaco comunque percepisce, come lui stesso ha dichiarato, «un’indennità di mille e 400 euro al mese», si è rifugiato dietro un incomprensibile condizionale: «percepirei». Se è tutto legale e regolare, non si intende il perchè il sindaco stia valutando la situazione in merito al suo bonus di 3mila euro. Sul bando, a parte la questione opportunità politica per Cicala, inerente la sua partecipazione all’approvazione con conseguente partecipazione, restano ancora plurime zone d’ombra da chiarire.
C’è, rispetto al bonus nazionale che fa riferimento a partite Iva con reddito inferiore ai 35mila euro, il notevole raddoppio della soglia che ha consentito l’accesso ai 3mila euro a fondo perduto anche per coloro che hanno dichiarato un reddito fino a 70mila euro. Tra i dettagli indicatori di anomalie, inoltre, ce n’è uno molto significativo. Nel Bando il riferimento è solo alla dichiarazione del reddito: manca l’indicatore della situazione economica equivalente (Isee). L’Isee tiene conto della situazione familiare, cioè di tutti i beni posseduti da una famiglia, a differenza della dichiarazione dei redditi che invece tiene conto solo del reddito del dichiarante: l’importanza di questa differenza è abbastanza evidente.
L’Isee, pertanto, indica con puntuale precisione quale sia la reale situazione economica di un soggetto. Ma per il sindaco Cicala, che ha scelto i requisiti del Bando del Covid Bonus, in tema di aiuto finanziario per mitigare gli effetti economici negativi dovuti all’emergenza Coronavirus, l’Isee non era e non è indicatore rilevante. Così come non considerevole è apparsa la richiesta di dimostrare di aver subìto, nel 2020, una perdita di reddito o di fatturato rispetto a circoscritti bimestri, quali per esempio febbraio-marzo, del 2019. Non poteva sfuggire, infine, la dichiara cumulabilità del Covid Bonus del Comune di Viggiano con «tutte le indennità e le agevolazioni, anche finanziarie, emanate a livello nazionale e regionale per fronteggiare l’attuale crisi economico-finanziaria causata dall’emergenza sanitaria da “Covid-19”, ivi comprese le indennità erogate dall’Inps». A questo punto, legittimo il dubbio che lo stesso Amedeo Cicala di Covid Bonus ne abbia cumulati diversi.
Il senatore lucano del Movimento 5stelle, Arnaldo Lomuti, ha smontato in pochi, ma incisivi passaggi ,tutta la linea difensiva del sindaco di Viggiano. «Il video di Cicala – ha dichiarato Lomuti contattato da Cronache – più che un chiarimento, mi sembra una confessione. C’è una grandissima differenza tra ciò che è legittimo e ciò che è eticamente giusto e corretto: l’operazione legata al bando per il Covid Bonus non è eticamente corretta». «In più non a caso – ha aggiunto il senatore Lomuti – il Governo ha posto il tetto del reddito fino a 35mila euro, che, invece, Cicala ha alzato fino a 70mila euro. Cioè per Cicala chi guadagna circa 6mila euro al mese è una persona povera e meritevole di aiuto. A me, inoltre, sembra campagna elettorale con i soldi delle royalties del petrolio, che sono soldi pubblici». «Inutile – ha concluso Lomuti – l’attacco di Cicala a Cronache Lucane. Avrei preferito che avesse risposto nel merito».
La regionale vicenda lucana con protagonista il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, si intreccia per certi versi con il macro scandalo nazionale dei “furbetti di Montecitorio”, i 3 deputati che nonostante lo stipendio mensile di oltre 12mila euro, hanno richiesto, ottenendolo, il bonus di 600 euro riservato alle partite Iva, e dei circa 2mila amministratori locali tra consiglieri e assessori regionali, sindaci e consiglieri comunali, percettori dello stesso bonus. Il leader nazionale della Lega, Matteo Salvini, ha chiartito di aver «già dato indicazioni che i parlamentari della Lega coinvolti nella vicenda dei bonus Iva siano sospesi e non possano essere ricandidabili ». La linea dura, però, in casa Lega non riguarda solo i deputati del Carroccio. A scendere dal Parlamento fino agli Enti regionali e locali, il controllo riguarderà tutti i leghisti, caso per caso. Quando gli “ispettori” del Carroccio arriveranno al caso lucano, sarà interessante apprendere le conclusioni che riguarderanno il sindaco leghista Amedeo Cicala. Potrebbe esser valutato come eticamente scorretto, al di là della legittimità o meno del bando, il suo operato e di conseguenza l’inevitabile sanzione del partito non potrà, in tal caso, che colpire il primo cittadino del Comune lucano del Petrolio