LE FOTO DI CARTIER-BRESSON NEL TEMPO DEI SELFIE
Lettere lucane
Qual è la differenza tra una fotografia artistica e una fotografia amatoriale in un tempo nel quale tutti scattano coi cellulari decine di fotografie al giorno? Non ho idee certe, però sento che la differenza la fa il pensiero, la ricerca, la consapevolezza artistica, l’originalità di sguardo, il talento. Eppure spesso la differenza tra una foto artistica e una foto amatoriale è sottile, e coglierla richiede uno sforzo critico non indifferente. La Basilicata ha una storia fotografica di grande rilievo. Faccio quattro nomi di fotografi che in Basilicata hanno realizzato opere importanti: Franco Pinna, Arturo Zavattini, Mario Cresci e Henri Cartier-Bresson. Proprio di quest’ultimo è possibile in questi giorni ammirare a Tricarico – al Castello di Santa Chiara – 26 scatti realizzati in Basilicata nel 1951 e 1952 e, successivamente, nel 1973. A differenza di Cresci, che è il più sperimentale di tutti, la fotografia di maestri come Cartier-Bresson è realistica, benché d’impianto epico e dunque classico. Recentemente a Roma ho avuto l’onore di essere ospitato a casa di Arturo Zavattini, e di parlare con lui qualche ora. Ne ho tratto la convinzione che per sempre gli anni ’50 rappresenteranno l’età dell’oro della fotografia in Basilicata. In questi giorni – a Miglionico, nella Chiesa del Purgatorio – è anche possibile visitare una mostra di due giovani fotografi lucani, Mario Marsico Di Gioia e Cristina Consoli. Ho ricevuto le loro fotografie in anteprima, e devo dire che le ho trovate molto interessanti – Di Gioia lavora molto sul paesaggio, mentre la Consoli scava nei volti e nei corpi, un po’ sulle orme di Franco Pinna. Mi auguro che queste due mostre siano un’occasione per riflettere su quest’arte che è sì democraticamente alla portata di tutti, ma che richiede, per riconoscerla, la capacità di separare il grano dal loglio.