DOMENICO NOTARANGELO, UN GIGANTE DELLA FOTOGRAFIA
Lettere lucane
Tra i ricordi più belli di quando realizzai il documentario “Mater Matera” conservo l’incontro con il fotoreporter Domenico Notarangelo (1930-2016). Quel giorno, a casa sua, ebbi la fortuna di visionare un filmato inedito che mi commosse fino alle lacrime: le immagini del funerale di Carlo Levi ad Aliano nel 1975. Notarangelo lo conoscono in pochi, in Basilicata, ma ogni giorno di più la sua figura cresce, e diventa indispensabile per chi ha ancora a cuore la nostra memoria. Perché Notarangelo – anzitutto come corrispondente de “L’Unità” – ha fotografato per decenni la Basilicata, tanto da accumulare un archivio di 150mila fotografie e di migliaia di filmati in 8 e 16 mm. Notarangelo è principalmente noto per aver realizzato delle fotografie stupende sul set del “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, ma il suo immenso lavoro – sempre attento alla vita concreta, alle lotte contadine e operaie, ai riti popolari – è ancora tutto da studiare. Grazie al figlio Antonio, che sta lavorando su questo patrimonio, è ora possibile visionare a Bernalda alcuni suoi lavori nella mostra “K’rspett”. L’aspetto che più mi colpisce dell’arte di Notarangelo – il nostro Cartier-Bresson – è che fonde mirabilmente antropologia, cronaca e impegno politico. Ma il suo sguardo era così lucido e severo, così nitido e partecipe, che questo realismo ha ormai assunto caratteristiche di classicismo. Quel giorno, a casa sua, Notarangelo – già costretto su una sedia a rotelle – accolse la mia inquietudine e mi disse: “Quella Matera che tu cerchi non c’è più. I Sassi sono un’altra cosa. Non ostinarti a cercare un passato che ormai è sepolto”. Mi auguro che nei prossimi anni a questo gigante venga dedicato un museo, dei libri, un archivio importante. Sempre che la memoria abbia ancora un senso in questo tempo di superficialità, edonismo e pensiero debole.
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