A TEMPA ROSSA NON SOLO PUZZA E FIAMMATE ANOMALE
Il Ministero proroga di altri 3 mesi le prove di esercizio alla Total senza avvisare la Regione mentre le segnalazioni dei cittadini continuano
Le fiammate registrate nel centro oli di Tempa Rossa non sono il risultato di «nessuna anomalia»: lo ha spiegato la Total, che gestisce l’impianto, riferendosi ad episodi avvenuti a luglio scorso durante l’audizione richiesta dal Comitato Tecnico Regionale lo scorso 12 agosto. Ma se anche per la compagnia petrolifera francese le fiammate “anomale” non avrebbero portato a «emissioni anomale o superamenti delle soglie normative » per i residenti dell’hinterland del Centro di Corleto Perticara qualcosa sembra non a dare bene. Sono ancora i cittadini ha denunciare anomalie.
Questa volta nessuna fumosità della torcia eccessiva ma odori nauseabondi che con l’alternarsi di folate di vento renderebbero l’area irrespirabile. Una denuncia via social per chiedere maggiori controlli a chi di competenza. Controlli che spesso però si fermano nel lungo dedalo della burocrazia. Ogni autorità può spingersi fino a un certo punto, poi per competenza spetta sempre a quella più alta in grado. E infatti sembra proprio che il Ministero abbia omesso qualcosa di importante alla Regione Basilicata: l’approvazione a proseguire le prove di esercizio per altri tre mesi.
La documentazione sembra essersi persa per strada, infatti la notizia sarebbe stata data al Commissario dell’Arpab Busciolano (come rappresentante della Regione) proprio durante la riunione del Comitato Tecnico. A differenza dell’Eni la compagni francese pare voler mantenere al minimo il dialogo con i vertici lucani. L’ammonizione dell’assessore all’Ambiente Rosa, dopo le fiammate anomale di luglio, pare non aver portato ai risultati sperati. Se infatti lo stesso Ministero non ha ritenuto indispensabile informare la Regione Basilicata sull’allungamento delle prove di esercizio diventa quasi naturale far pensare alla Total di procedere indisturbata. I lucani dovranno quindi abituarsi a questi eventi durante le prove di produzione di petrolio e gas del Centro olio Tempa Rossa di Corleto Perticara e dei sei pozzi collegati, gestiti dalla multinazionale francese Total.
L’avvio delle estrazioni di petrolio e gas del secondo giacimento lucano dopo quello della Val d’Agri gestito da Eni e Shell (in produzione da una ventina d’anni), era stato autorizzato nel 2006 e previsto, inizialmente, per la fine del 2011. Ma ha subito un notevole rallentamento a dicembre del 2008 a causa di una prima inchiesta sulle corruttele legate agli appalti per la realizzazione del Centro olio, per cui sono tuttora a processo per concussione gli ex vertici di Total e un ingegnere del Comune di Corleto. Nei prossimi 100 giorni la compagnia francese, da quanto si apprende, punterebbe a raggiungere il massimo di produzione autorizzata: 50mila barili di greggio al giorno, che ai prezzi attuali valgono da soli qualcosa come 2.700.000 euro, a cui andrebbero sommati anche 230mila metri cubi di gas (destinati a una contribuzione in natura a favore della Regione Basilicata attraverso una società di proprietà della stessa Regione, Sel spa).
Fino ad allora, però, ci sarà da collaudare l’intera infrastruttura messa a servizio del giacimento, costata 1,6 miliardi di euro. Sulla base di accordi stipulati negli anni scorsi con Eni, grazie al partner comune Shell, il petrolio di Tempa Rossa verrà immesso a giorni alterni nello stesso oleodotto che già porta quanto estratto in Val d’Agri a Taranto. Nella città dei due mari, in attesa del completamento di un nuovo molo per le petroliere della compagnia francese, dovrebbe essere anche raffinato nello stabilimento di proprietà del cane a sei zampe, per poi essere immesso sul mercato sotto forma di prodotti di uso comune come catrame, benzina e diesel. Ma in attesa dell’avvio di tutti questi progetti ai lucani a quanto pare toccherà subire le conseguenze della messa in avvio dell’impianto. Che a detta dei beni informati durerà solamente altri tre mesi ma visto i ripetuti silenzi e le scelte autonome della multinazionale potrebbero a questo punto durare per diverso tempo senza darne comunicazione a chi invece dovrebbe controllare.