VIVIANA E GIOELE: PERCHÉ LE POLEMICHE SULLE TECNICHE DI RICERCA DEI DISPERSI SONO GIUSTE?
“I cani da ricerca non sono stati in grado di trovare il cadavere di Elena Ceste nonostante la donna si fosse nascosta a poche centinaia di metri da casa, non solo, fiutarono una traccia che portava altrove, verso la chiesa del paese”
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
La criminologa Ursula Franco all’indomani della scomparsa di Viviana e Gioele aveva dichiarato: “Potrebbero essersi nascosti in un posto molto vicino al luogo dell’incidente. Personalmente esplorerei ciò che appare inaccessibile, inarrivabile, impraticabile. I casi di Elisa Lam, Noah Donohoe, Larry Ely Murillo-Moncada, Gaia Pope ed Elena Ceste provano che gli psicotici si nascondono”
La criminologa aveva poi ipotizzato che la perdita del contatto con la realtà avesse preceduto l’incidente e che la Parisi lo avesse male interpretato inserendolo in un contesto delirante.
Le Cronache Lucane, 21 agosto 2020
Il 3 agosto scorso, Viviana Parisi e suo figlio Gioele si sono allontanati da casa per raggiungere un vicino centro commerciale.
La Parisi è stata coinvolta in un incidente in autostrada, a più di cento chilometri da casa, nei pressi di Caronia, Messina.
Dopo il sinistro, la Parisi ha scavalcato il guard rail con il bambino in braccio ed è scomparsa nel bosco.
Il corpo di Viviana Parisi è stato ritrovato il 9 agosto
a poche centinaia di metri dal punto in cui era stata vista l’ultima volta con suo figlio Gioele di 4 anni.
Il 19 agosto un carabiniere in pensione ha trovato i resti di Gioele a poche centinaia di metri dal luogo del rinvenimento del corpo della madre.
Abbiamo posto alcune domande sulle tecniche di ricerca alla dottoressa Ursula Franco che è medico e criminologo e si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Dottoressa Franco, perché le polemiche sulle tecniche di ricerca dei dispersi sono giuste?
Come tutti immaginiamo non è facile trovare un disperso, però è necessario che chi fa le ricerche e fallisce si prenda la responsabilità del proprio fallimento senza addurre abborracciate giustificazioni che possono danneggiare altri soggetti.
Credo anche che vadano rivisti i metodi di ricerca standard di persone scomparse in stato confusionale se è vero che “il metodo di ricerca standard di persone scomparse in stato confusionale è quello di battere aree di potenziale pericolo visibili, non esplorare luoghi inaccessibili, nascosti, sperduti, inarrivabili, grossi cespugli, rovi, boschi, fossi impraticabili al camminamento” così come riferito da un addetto alle ricerche di Elena Ceste.
Lo dico perché gli psicotici si nascondono e vanno quindi cercati proprio nei “luoghi inaccessibili, nascosti, sperduti, inarrivabili, grossi cespugli, rovi, boschi, fossi impraticabili al camminamento”
Elena Ceste non fu trovata perché nessuno controllò il tunnel del Rio Mersa dove si era nascosta e non perché Michele avesse messo in atto dei depistaggi.
La riprova è che i corpi di Viviana e Gioele sono stati trovati a poche centinaia di metri dal guard rail in una zona già battuta dai soccorritori.
Dottoressa perché è necessario migliorare le tecniche di ricerca?
Investire nelle ricerche dei dispersi permette di salvare vite e, in caso di morte, se i corpi vengono ritrovati rapidamente, le autopsie danno risposte esaustive. In parole povere, investire nelle ricerche permette di ridurre i costi delle indagini e gli errori giudiziari. Se il corpo di Elena Ceste fosse stato trovato subito si sarebbe potuto concludere senza ombra di dubbio per una morte per assideramento e Michele Buoninconti non sarebbe in galera.
Come sono morti Gioele e Viviana? L’autopsia sui resti di Gioele toglierà tutti i dubbi?
Il corpo di Gioele non darà risposte certe mentre la sede e l’entità delle fratture di Viviana permetteranno di concludere per una morte intervenuta in seguito ai traumi riportati nell’incidente stradale o ad una precipitazione, se Viviana è salita sul traliccio, sulle mani e il torace troveranno graffi e spine dei rovi che vi sono cresciuti. Vi ricordo che è stato Daniele a definire l’incidente “un piccolo incidente”, lo ha fatto per rassicurare Viviana.
Dottoressa Franco, ci faccia degli esempi di ricerche non andate a buon fine.
Negli ultimi anni le seguenti ricerche di soggetti scomparsi con l’ausilio dei gruppi cinofili si sono rivelate fallimentari:
– Nel tardo pomeriggio del 24 dicembre 2018 alcuni sciatori hanno avvistato nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, il corpo senza vita di Mattia Mingarelli, 30 anni, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto per l’ultima volta il 7 dicembre in compagnia del proprio cane e da dove per giorni si erano concentrate le infruttuose ricerche con i cani.
– Nel caso dell’omicidio di Isabella Noventa, omicidio seguito dall’occultamento del cadavere della donna, a Noventa Padovana, una ruspa ha scavato senza esito in un punto indicato dai cani.
– Christiane Seganfreddo, scomparsa da casa il 30 dicembre 2013, è stata ritrovata per caso, il 15 febbraio 2014, a soli 2 chilometri da casa in una zona già battuta senza esito dai cani da traccia e dai soccorritori.
All’indomani del ritrovamento, il questore di Aosta, Maurizio Celia ha dichiarato: “Saremo stati neanche a 50 metri di distanza, con noi avevamo i cani ma non hanno fiutato nulla” (16.2.2014, lastampa.it, Christian Pellissier), mentre Renato Guillet, marito di Christiane Seganfreddo ha affermato: “È paradossale. Proprio stamattina ho avuto un’altra segnalazione e un attimo dopo mi dicono che Christiane è stata trovata nelle vigne sopra casa nostra dove era passato anche il cane da ricerca. Ho un po’ di rabbia addosso” (15.2.2014, ilmessaggero.it).
– Il corpo nudo di Elisa Lam, una studentessa canadese di 21 anni è stato trovato, il 19 febbraio 2013, moderatamente decomposto in una cisterna dell’acqua posta sul tetto del Cecil Hotel di Los Angeles. I genitori della ragazza ne avevano denunciato la scomparsa all’inizio del mese ma le ricerche svolte dalla polizia con l’ausilio dei cani non avevano dato i frutti sperati e solo dopo che gli ospiti dell’albergo si erano lamentati del sapore dell’acqua che usciva dai rubinetti, alcuni operai addetti alle cisterne fecero la macabra scoperta.
– Il cadavere di Eleonora Gizzi è stato ritrovato per caso da un tecnico della Società Autostrade che stava effettuando delle verifiche periodiche dei piloni di un viadotto, 5 mesi dopo la sua scomparsa, a soli 2 chilometri da casa ed a pochi metri dal luogo dove era stata avvistata l’ultima volta da un parente, ma soprattutto in una zona che era già stata battuta senza esito dai soccorritori e dai cani da traccia. I cani, addetti alle ricerche della Gizzi, erano passati più volte nella zona del ritrovamento nei giorni successivi all’allontanamento di Eleonora da casa, squadre di volontari avevano battuto l’area giorno e notte senza localizzarla, eppure lei era lì, a pochi metri di distanza dal punto in cui era stata vista l’ultima volta il giorno della sua scomparsa. Il padre di Eleonora, Italo Gizzi, all’indomani del ritrovamento, ha dichiarato: “Sono certo che sia lei, me lo sento. La cosa che mi tormenta è che è poco distante da casa ma soprattutto sono luoghi che sono stati battuti da chi la cercava. Non riesco a trovare pace ma io non mi muovo da qui, aspetto finché non mi daranno delle risposte” (24.8.2014, tgcom24.mediaset.it).
– Nel caso di Yara Gambirasio, le ricerche condotte con l’ausilio dei cani condussero al cantiere di Mapello fuorviando le indagini. Inoltre, i soccorritori ed i cani perlustrarono invano il campo di Chignolo d’Isola dove si trovava il cadavere di Yara dalla notte della scomparsa, il corpo della giovane venne invece individuato per caso da un appassionato di aeromodellismo tre mesi dopo l’omicidio, il 26 febbraio 2011. In seguito al ritrovamento dei resti di Yara non sono mancate le polemiche riguardo alle ricerche e le astruse giustificazioni dei soccorritori che hanno sostenuto di aver controllato l’area e di essere certi che il corpo della Gambirasio non fosse lì, nonostante l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che si è occupata del caso, abbia dichiarato alla stampa: “Le indagini naturalistiche convergono nel concludere che il corpo di Yara Gambirasio è in via di elevata probabilità rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta a poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento. Si può prospettare, in termini di alta verosomiglianza, che la Gambirasio sia morta nel campo ove fu rinvenuta cadavere il 26 febbraio 2011″ (bergamo.corriere.it 4 marzo 2015).
– Nel caso dell’omicidio di Melania Rea, un cane da ricerca, dopo aver fiutato gli indumenti della donna, si diresse nei pressi del monumento ai Martiri della Resistenza, a Colle San Marco, in un percorso a metà tra le altalene ed il bar-chiosco verso il quale il marito aveva detto essersi diretta la donna il giorno della scomparsa, le indagini hanno appurato, invece, che la Rea, quel giorno, non era stata in quella zona.
– I cani Bloodhound impiegati nelle ricerche di Laura Winkler, una ragazza di 13 anni di Brunico (Bolzano), scomparsa il 21 aprile 2013, fiutarono le tracce della ragazza fino ai bordi della strada provinciale, all’altezza di un hotel chiuso in località Bagni di Salomone dove la Winkler non era transitata; la Winkler fu ritrovata, due giorni dopo la sua scomparsa, in un burrone nella Valle di Anterselva poco distante dal maso del nonno dal quale si era allontanata.
– I conduttori dei cani del gruppo cinofilo che intraprese le ricerche del piccolo Tommaso Onofri, affermarono che i cani avevano suggerito ‘direzione autostrada’ mentre le indagini conclusero che i rapitori avevano preso la direzione opposta.
– I cani da ricerca non sono stati in grado di trovare il cadavere di Elena Ceste nonostante la donna si fosse nascosta a poche centinaia di metri da casa, non solo, fiutarono una traccia che portava altrove, verso la chiesa del paese.