SPAESAMENTO A LAGOPESOLE

Ieri un caro amico mi ha ospitato in un bed&breakfast di Lagopesole. Avevo viaggiato tutta la notte e sono arrivato al mattino stanco, stremato. Erano anni che sognavo un giorno solo per me, e la possibilità di spegnere il cellulare. Sono salito in camera e ho mandato il numero della struttura alla madre dei miei figli per qualsiasi emergenza, dopodiché ho fatto quello che non avevo mai fatto: ho spento il cellulare. Mi sono sdraiato e ho dormito dalle 11 alle 17. Ma quando mi sono svegliato ho provato amarezza. Volevo visitare il castello federiciano, andare a trovare una poetessa molto religiosa che si chiama Cristina di Lagopesole, e invece sono rimasto sul letto stordito, imbambolato. Un profondo sentimento di infelicità mi stava pervadendo, tanto che per contrastarlo mi sono vestito in fretta e sono uscito, camminando a lungo senza riuscire a capire il perché di quel malessere. La Basilicata c’entra, ma fino a un certo punto. La verità è che sento di essere entrato in un’età che potrei definire di mezzo, e che sono troppo anziano per mangiare a morsi la vita come ho sempre fatto, e ancora troppo giovane per cercare un angolo di mondo dove mettermi al riparo. Anche il corpo sta cambiando, e avverto stanchezze e dolori che prima non avevo, e che mi rendono irrequieto, insicuro, e che mi portano a isolarmi, a interrogarmi con inquietudine sui figli, sull’amore, sul lavoro, sulla maturità, sul mio vivere a Roma, e su questo corpo che appena ieri era ragazzo e che oggi sento ferito, infragilito, cambiato, tanto che quando mi guardo allo specchio spesso faccio fatica a riconoscermi. Stanotte ho fumato una sigaretta sul terrazzo e ho osservato con le lacrime agli occhi sopra di me il castello di Lagopesole, chiedendogli di darmi forza, e di guidarmi in questa nebbia che sento infittirsi con gli anni. Io non so da dove venga quest’angoscia, eppure amo la vita alla follia, e non vorrei morire mai.
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