In aiuto degli ebrei italiani! – di Giuseppe Di Vittorio
La difesa degli ebrei e delle residue organizzazioni cattoliche è un aspetto importante della lotta del popolo contro le aggressioni in corso del fascismo in Spagna e in Etiopia; contro la nuova guerra mondiale che l’asse fascista sta per scatenare; è un aspetto della nostra lotta per la disfatta del fascismo e per la conquista della pace e della libertà in Italia, affinché il nostro paese torni ad essere un fattore di civiltà e di progresso nel mondo
Ricordando Di Vittorio, 63 anni dopo
Mentre la situazione internazionale si aggrava di ora in ora, sotto le minacce intollerabili degli aggressori fascisti, il delirio razzista è giunto al parossismo in Italia. Tutti i mezzi, potentissimi di pressione morale e materiale di cui si è munito il regime, sono stati messi in azione per creare un’atmosfera di pogrom. Nella disonorante campagna di odio contro gli ebrei – contro gli stessi ebrei italiani, che sono nati in Italia, che hanno compiuto il loro servizio militare in Italia, che sono degli onesti cittadini – non vi è ritegno, non vi sono limiti, né pudore La vigliaccheria garantita dalla protezione senza riserve dello Stato, si ammanta della pelle del leone e si accanisce con estrema ferocia contro i deboli, contro coloro che sono stati spogliati d’ogni diritto e messi al bando come lebbrosi!…
Gli ebrei sono divenuti gli “untori” di manzoniana memoria. Nessuno degli omonzoli del regime ha il coraggio civico di dire almeno una parola di moderazione; nessuno di costoro mostra di possedere ad un grado qualsiasi il senso di misura, né sentimenti d’umanità. Al contrario, i gerarchi arricchiti sul sangue e sulle lacrime del popolo, fanno a gara, a chi più può mostrarsi “intransigente”, feroce e spietato verso i deboli, gli isolati, i paria, messi nell’impossibilità di reagire e difendersi. Tutti partecipano “coraggiosamente” a questa gara della più abbietta viltà. E quei gerarchi che hanno vissuto alla greppia di ebrei capitalisti, e si sono magari arricchiti, sono oggi fra i più infuriati cacciatori di ebrei; cioè, fra i più vili.
Coloro che arzigogolavano su pretese differenze fra i due massimi dittatori fascisti d’Europa, sforzandosi di scorgere in Mussolini il famosissimo “latin, sangue gentile” – per cui il boia del nostro popolo sarebbe stato più misurato, più equilibrato, più sensibile, più umano, ecc. ecc., del suo collega germanico – sono ormai ben serviti. Mussolini, l’uomo di tutti i rinnegamenti e di tutti i tradimenti; Mussolini, che ancora nel 1934 ripudiava con veemenza il razzismo e rivendicava come un grande onore per il fascismo italiano l’essere immune da questa lue barbarica e di trattare i cittadini italiani ebrei alla stessa stregua di tutti gli altri cittadini, portandoli anche alle più alte cariche in tutte le branche dell’attività nazionale, secondo i loro meriti; Mussolini, diciamo, è sceso così in basso, sotto l’influenza, la pressione e gli ordini di Hitler, da superarlo, nella brutalità e nella ferocia.
Mussolini si è distinto, sì, ma nel bruciare le tappe. In questa lotta selvaggia e codarda contro le poche migliaia di ebrei italiani – già perfettamente assimilati e fusi col nostro popolo – Mussolini ha fatto in poche settimane ciò che Hitler ha fatto in quattro anni. Tutti gli ebrei stranieri residenti In Italia – perché, poveretti, avevano creduto all’antirazzismo di Mussolini di ieri – sono espulsi in massa. Tutti gli ebrei residenti in Italia da meno di vent’anni sono espulsi dall’Italia, anche se avevano acquistato la cittadinanza italiana. Tutti gli ebrei italiani sono stati esclusi dall’insegnamento e dagli impieghi pubblici. Gli alunni ebrei italiani, nati in Italia da cittadini italiani, sono esclusi da tutte le scuole pubbliche e pareggiate.
L’esclusione degli ebrei anche dagli impieghi privati, dall’esercizio delle professioni liberali, dal commercio, ecc. ecc, è già in corso su tutta la linea, senza bisogno d’alcun decreto. Del resto, è stata già annunciata l’esclusione degli ebrei dal partito fascista; forse anche da altre organizzazioni del regime. E tutti sanno che in Italia chi non ha la tessera fascista non può lavorare. I cittadini italiani ebrei sono praticamente cacciati da tutti gli impieghi, avulsi da ogni attività produttiva, esclusi da ogni posto di lavoro. Come deve vivere questa massa di circa 80.000 ebrei italiani? Agli stessi capitalisti ebrei – o anche a quei cittadini ebrei che possiedono qualche economia – è impedito di espatriare coi loro beni. Ma più crudele e veramente drammatica è la situazione degli ebrei poveri, che sono la grande massa. Ripetiamo: come deve vivere questa massa di cittadini italiani, spogliati d’ogni diritto e privati d’ogni possibilità di guadagnarsi la vita col proprio lavoro? Ancora: cosa avviene delle decine di migliaia dl fanciulli e di studenti italiani ebrei, odiosamente esclusi dalle scuole pubbliche e pareggiate?
A questi drammatici interrogativi, il regime non si preoccupa affatto di rispondere. E non se preoccupa nemmeno il re, il quale ha dimenticato che lui e la sua famiglia riscuotono decine di milioni all’anno dal popolo italiano affamato, per il titolo di “guardiano della Costituzione italiana”. Ora, secondo la detta Costituzione, i cittadini italiani – compresi quelli ebraici – “sono uguali davanti alla legge”, per cui nessun governo ha il diritto di farne una categoria di cittadini inferiori, privati d’ogni diritto e d’ogni possibilità di vivere. Il popolo italiano, però, non rimane indifferente di fronte all’ondata di più vergognosa barbarie scatenata dal regime.
Che nessuno s’inganni! La lotta contro gli ebrei non è che un aspetto della lotta dei grandi trust e della loro dittatura fascista contro l’intero popolo italiano. Col parossismo razzista scatenato contro gli ebrei, il governo fascista mira a far passare gli ebrei come responsabili della miseria spaventosa in cui il regime ha gettato il nostro popolo, specialmente per le sue guerre d’aggressione contro l’Abissinia e la Spagna; il governo fascista mira a creare una ideologia e una mentalità imperialista nelle masse popolari, per farne uno strumento docile della sua politica di guerra, della guerra generale nella quale i grandi criminali dell’asse fascista stanno forse lanciando l’Europa, nel momento stesso in cui scriviamo.
Ma noi non possiamo limitarci a deplorare le malefatte e le barbarie del regime. La democrazia italiana ha il dovere di unirsi e d’agire. Dobbiamo agire per esigere che le misure decise dalla Conferenza Internazionale di Evian per proteggere gli ebrei austriaci e tedeschi, siano automaticamente applicate anche agli ebrei italiani. Dobbiamo esigere che la Società delle Nazioni intervenga per proteggere la vita e gli averi degli ebrei italiani. Dobbiamo unirci d’urgenza ed agire contro la guerra che le dittature fasciste stanno scatenando e per portare l’emigrazione e il popolo italiano a schierarsi nei ranghi dei popoli che lottano per la democrazia e la libertà! Unione! Unione! Unione!
La voce degli italiani, 7 settembre 1938
Giuseppe Di Vittorio
Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto1892 – Lecco, 3 novembre 1957) è stato un sindacalista, politico e antifascista italiano. Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra, a differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell’ottocento in Puglia.
Il 3 novembre 1957 muore lo storico dirigente della Cgil. Il viaggio della salma da Lecco a Roma è indimenticabile, a ogni stazione un bagno di folla. Dal Primo Maggio 1945 all’ultimo discorso, un percorso tra gli spunti dedicati alla sua figura
Rassegna.it – di • Ilaria Romeo 02 novembre 2016
Il 3 novembre 1957 muore Giuseppe Di Vittorio. Il viaggio della salma, da Lecco a Roma, è indimenticabile. Ad ogni stazione ferroviaria il treno deve sostare più a lungo per la folla che, a pugno chiuso, si riversa nelle piazze a salutare Peppino.
Sette anni prima di Togliatti, 27 anni prima di Berlinguer è il primo vero lutto collettivo della sinistra italiana. “Tutto pare come sospeso – osserva quel giorno Pier Paolo Pasolini – , rimandato: anche io mi ritrovo solo con gli occhi, e come senza cuore, in pura attesa. Ma intanto attraverso gli occhi, il cuore si riempie. Non ho mai visto gente così, a Roma. Mi sembra di essere in un’altra città”.
Dall’appello in difesa degli ebrei italiani contro la svolta razzista di Mussolini del 1938 all’ultimo discorso pronunciato a Lecco poche ore prima della morte; dal ricordo del Primo maggio 1945 (il primo dell’Italia liberata) alle parole di Trentin pochi giorni dopo la sua morte; dai verbali delle riunioni in Cgil nelle calde giornate del 1948, quando si consumò la scissione sindacale, al processo nella riunione della direzione del Pci per la posizione assunta sui fatti d’Ungheria, i testi che segnaliamo a seguire offrono al lettore un’immagine di Di Vittorio a tutto tondo, presentando tutte le sfaccettature di una persona – e di una personalità – amata probabilmente come poche altre nella storia del nostro Paese, cui il sindacato e l’Italia devono molto.
Di Vittorio a fianco degli ebrei italiani
Bruno Buozzi nei ricordi di Giuseppe Di Vittorio
1945: indimenticabile quel Primo Maggio
14 luglio 1948: attentato a Togliatti. Di Vittorio: La CGIL non si tocca!
1950: Buon anno a tutti voi, fratelli lavoratori d’Italia!
Lo Statuto dei diritti dei cittadini lavoratori
Una legge per portare la Costituzione nei luoghi di lavoro
Quando Di Vittorio rivalutò la figura di Rinaldo Rigola
1953: Il Primo maggio di Giuseppe Di Vittorio
Lettere scarlatte. Un manifesto. I fratelli Rosselli, Di Vittorio, Salvemini, Trentin
Sulla sconfitta nelle elezioni alle commissioni interne Fiat
27 ottobre 1955: bomba a corso Italia
27 febbraio 1956: sessanta anni fa l’ultimo congresso di Giuseppe Di Vittorio
23 ottobre 1956: l’Ungheria e il ruolo di Di Vittorio
Di Vittorio e il ’56 ungherese, la resa dei conti
L’ultimo discorso di Giuseppe Di Vittorio
Bruno Trentin sulla morte di Giuseppe Di Vittorio
I funerali di Giuseppe Di Vittorio nel commento di Pier Paolo Pasolini
La bandiera è caduta, Gianni Toti sulla morte di Di Vittorio
La storia di Rassegna Sindacale: l’addio a Giuseppe Di Vittorio
• Ilaria Romeo è responsabile dell’Archivio storico Cgil nazionale
#InAiutoDegliEbreiItaliani
82ºanniversario
7settembre1938 ~ 7settembre2020
Giuseppe Di Vittorio contro le leggi razziali
Due articoli da “La Voce degli Italiani”, 7 e 13 settembre 1938
All’indomani dell’emanazione delle leggi razziali fasciste del 1938, Giuseppe Di Vittorio elevò, alto e forte, il suo grido di sdegno. In quegli anni era esule a Parigi e dirigeva il giornale “La voce degli italiani” da cui sono tratti i due articoli che pubblichiamo qui di seguito. Proprio a Parigi fu arrestato dalla Gestapo nel 1941 e mandato al confino a Ventotene dove rimase fino alla caduta del regime.
? Il primo articolo di Giuseppe Di Vittorio da “La Voce degli Italiani”, 7 settembre 1938
? Il secondo articolo di Giuseppe Di Vittorio da “La Voce degli Italiani”, 13 settembre 1938
Difesa degli ebrei italiani e delle organizzazioni cattoliche
La gravità della situazione internazionale non deve farci dimenticare le terribili persecuzioni cui sono sottoposti gli ebrei italiani, né il dovere imperioso che noi abbiamo di difenderli.
Lo sappiamo.
Siccome un problema ebraico non è mai esistito in Italia (per il numero esiguo degli ebrei italiani, soprattutto perché essi sono perfettamente fusi con il nostro popolo) alcuni potrebbero osservarci che non vale la pena di prendere troppo sul serio il furore razzista del regime.
Vedere il problema sotto un angolo così angusto, sarebbe un grave errore. Innanzitutto, si tratta di 80.000 nostri concittadini di ogni età e professione, che la dittatura fascista ha posto letteralmente nella impossibilità di lavorare e di guadagnarsi la vita, creando contro di loro un’atmosfera di pogrom.
E questo fatto non può lasciare indifferente la democrazia italiana, la quale ha il dovere di lottare per l’eguaglianza dei diritti di tutti gli onesti cittadini italiani, senza distinzione di religione e di razza.
Ma il problema ebraico, sollevato artificialmente dalla dittatura fascista, non interessa gli ebrei soltanto, interessa tutto il popolo italiano.
Il delirio razzista al quale si sono abbandonati senza ritegno e senza dignità i profittatori del regime, è un atto di guerra che fa parte della preparazione del regime alla guerra mondiale, in quanto mira a creare una mentalità imperialista nelle masse, onde portarle più facilmente al macello nelle guerre d’aggressione che si preparano. Con la barbarie razzista, il regime vuol ingannare le masse ridotte alla fame, suscitando in esse la convinzione di appartenere a un “popolo superiore”.
L’improvviso e codardo furore razzista del regime è una grossolana diversione, volta a incanalare contro gli ebrei l’esasperato malcontento delle masse affamate dai grandi trust, dai ricchi agrari e soprattutto dalle guerre d’aggressione in permanenza.
Anche lo zar, nella vecchia Russia, per placare il malcontento dei Migik affamati dai signori feudali, organizzava i pogrom contro gli ebrei.
Il razzismo fascista è tutto questo, ma non è solo questo.
La politica razzista fa parte della politica generale del regime di dividere e suddividere incessantemente il popolo italiano, per continuare a soggiogarlo, ad opprimerlo, a saccheggiarlo.
Dopo i precedenti della Germania hitleriana – dove, pur non essendo la religione cattolica quella dominante, i cattolici conducono una lotta risoluta contro la barbarie razzista – nessuno poteva pensare che i cattolici italiani avrebbero assistito impassibili alle feroci persecuzioni contro gli ebrei, rinnegando lo stesso fondamento dei loro principi cristiani.
Mussolini sapeva, dunque, che scatenando codardamente l’ondata razzista contro gli ebrei italiani, si sarebbe urtato all’opposizione dei cattolici, oltre che a quella di tutte le altre correnti della democrazia italiana.
E l’ondata razzista, anticristiana e antiumana è stata scatenata ugualmente anche per avere il pretesto di sferrare una nuova offensiva contro le organizzazioni affiliate all’Azione cattolica, che costituiscono i soli ed ultimi residui di organizzazioni relativamente libere esistenti in Italia, e nelle quali tanti lavoratori trovano ancora il modo di riunirsi, e di scambiare le loro opinioni, in un ambiente che non è quello ossessionante del fascismo.
Attraverso la caccia inumana e vile agli ebrei, la dittatura fascista mira a distruggere questi ultimi resti di organizzazioni cattoliche, non bastandole d’aver tolto loro ogni possibilità d’azione politica, sindacale e culturale.
E attraverso l’Azione cattolica e le sue organizzazioni, il regime vuol annientare le ultime e tenuissime larve di libertà che rimangono all’intero popolo.
È dunque contro tutto il popolo italiano che è diretta la lotta selvaggia condotta dal governo fascista contro gli ebrei.
Coloro i quali si disinteressano della caccia agli ebrei, magari col pretesto che fra i perseguitati si trova qualche capitalista fascista, concorrente di altri più grandi capitalisti; coloro i quali si ritenessero “estranei” alla lotta contro i cattolici, magari col pretesto che qualche cardinale fascista ha chiamato Mussolini “l’inviato della provvidenza”, tutti costoro, farebbero il giuoco del fascismo; come lo fanno i trotskisti, come quel certo Bonanni, i quali – a questi chiari di luna e dopo le grandiose esperienze della Spagna e della Francia – trovano che i socialisti non avrebbero altro da fare che… rompere l’unità d’azione coi comunisti!
Difendendo gli ebrei italiani, difendendo i cattolici italiani e ciò che resta delle loro organizzazioni, noi difendiamo gli interessi ed i diritti più elementari alla vita, al lavoro, alla libertà, di tutto il popolo. Unendoci tutti, cattolici e non cattolici, ebrei e non ebrei, in questa lotta per i più sacri diritti atrocemente calpestati del nostro popolo, noi neutralizzeremo l’azione fascista di divisione e lavoreremo per opporre vittoriosamente il popolo unito alla dittatura fascista che lo insanguina e lo affama;
noi difenderemo vittoriosamente la pace contro le guerre d’aggressione che conduce la dittatura fascista e contro la sua complicità con l’hitlerismo nella politica che proprio in questi giorni minaccia di scatenare una nuova guerra mondiale.
Difendendo gli ebrei boicottati, insultati, umiliati, sferzati a sangue dalla furia razzista del regime, noi difenderemo il patrimonio di civiltà del popolo italiano; impediremo che questo patrimonio venga completamente sommerso dalla barbarie fascista, che si vede costretta a cercare dei precedenti “giustificativi” nei secoli più oscuri del Medioevo.
Dobbiamo difendere i diritti inalienabili degli ebrei italiani, come cittadini italiani uguali a tutti gli altri, in Italia e sul terreno internazionale. In quest’ultimo campo, possiamo registrare un primo successo.
Il segretario permanente della conferenza di Evian – la quale non aveva riconosciuto in pieno l’importanza del problema dei rifugiati italiani – ha deciso recentemente di riesaminare il problema, alla luce del fatto nuovo creato dal neo razzismo fascista.
Durante la sessione attuale del consiglio della Società delle nazioni, una delegazione della democrazia italiana sarà ricevuta dai vari organismi competenti di Ginevra, ai quali chiederà che le più serie misure di tutela siano prese in favore degli ebrei e di tutti i rifugiati politici italiani.
La difesa degli ebrei e delle residue organizzazioni cattoliche è un aspetto importante della lotta del popolo contro le aggressioni in corso del fascismo in Spagna e in Etiopia;
contro la nuova guerra mondiale che l’asse fascista sta per scatenare;
è un aspetto della nostra lotta per la disfatta del fascismo e per la conquista della pace e della libertà in Italia, affinché il nostro paese torni ad essere un fattore di civiltà e di progresso nel mondo.
✅ Il brano è contenuto in Michele Pistillo, Giuseppe Di Vittorio 1924-1944.
✅ La lotta contro il fascismo e per l’unità sindacale, Editori Riuniti, Roma 1975, pp. 395-397
?l’Infamia delle leggi razziali:
uno dei primi provvedimenti è il decreto di espulsione degli ebrei stranieri dall’Italia, in quanto,
“gli ebrei non appartengono alla razza italiana“
?Questo decreto, co-firmato dal re e da Mussolini, ed emanato il #7_settembre_1938 è uno dei provvedimenti principali della politica razziale del regime fascista: stabilisce chi possa essere considerato ebreo;
vieta agli ebrei stranieri la permanenza stabile sul territorio metropolitano e coloniale, quindi dell’intero impero, e ne decreta l’espulsione; prevede la revoca delle cittadinanze concesse ad ebrei stranieri dopo il gennaio 1919.
?All’indomani dell’emanazione delle leggi razziali fasciste del 1938, #GiuseppeDiVittorio elevò, alto e forte, il suo grido di sdegno.
?In quegli anni era esule a Parigi e dirigeva il giornale
“La voce degli italiani” su cui scrisse due articoli in difesa degli ebrei.
?Proprio a Parigi fu arrestato dalla Gestapo nel 1941 e mandato al confino a Ventotene dove rimase fino alla caduta del regime.
SOTTOSCRIZIONE in MEMORIA di BALDINA DI VITTORIO
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Sottoscrizione in memoria di Baldina Di Vittorio ~ 16 Gennaio, 2018
Chiunque abbia conosciuto Baldina Di Vittorio, ne ha ammirato il peculiare intuito politico, la quasi infallibile capacità di giudicare uomini e cose, il singolare impasto di grazia e determinazione.
Erede di una grande stagione politica, quella dell’antifascismo europeo, che ha attraversato come figlia di Giuseppe Di Vittorio e Carolina Morra, come sorella di Vindice e moglie di Giuseppe Berti, Baldina ha saputo lasciare il suo proprio, inconfondibile tratto, prima come dirigente dell’Unione Donne Italiane, poi come Deputata e Senatrice della Repubblica.
Negli ultimi anni, ha dedicato le sue residue energie all’Associazione ‘Casa Di Vittorio’, di cui è stata fondatrice e Presidente, volendola situare a Cerignola – città di nascita – affinché una nuova partecipazione mantenesse viva e presente l’opera di suo padre.
Nel ricordo di Baldina, apriamo oggi una pubblica sottoscrizione di sei mesi per finanziare una ricerca che ne ricostruisca la biografia, e a sostegno delle attività di “Casa Di Vittorio”
Associazione Casa Di Vittorio
Sede operativa/associativa: Palazzo Municipale, Via Cesare Battisti, 1 -71042 Cerignola (FG)
Tel: 347.7999093 / 348.6016618
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