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LA LEGA E LE FACCE DEL NI

Tacco&Spillo

E’ stato Gian Maria Fara presidente dell’Eurispes ad osservare come le forme dell’indecisione siano divenute un carattere della Repubblica. In Basilicata, però, la propensione nazionale si è fatta patologia dell’inconcludenza, acrobazia congiunta del sì e del no in cui la politica ha cestinato i valori di coerenza e di responsabilità che pur dovrebbero guidarla verso obiettivi di risultato e di merito comunitario. Il caso applicato al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, contro cui peraltro il governatore Vito Bardi ha dilapidato cinquantamila euro dei lucani per promuovere un ricorso costituzionale finito con la figuraccia d’inammissibilità, raggiunge apici surreali e tocca da vicino le capriole dei leghisti d’ordinanza istituzionale. Tanto per fare due conti spiccioli, da una parte la consigliera regionale Dina Sileo con il sì pronunciato pubblicamente, dall’altra il saltello quasi nascosto sul no del senatore Pasquale Pepe, avvalorato da tal Giovanni Barbuzzi, suo collaboratore, tra gli ultimi in graduatoria nella gerarchia di potere della Lega lucana. Eppure solo poco tempo fa è stato Matteo Salvini a dire di votare per il sì perché lui ha “una faccia, la Lega ha una faccia”. Qui in Basilicata invece quante facce ha la Lega?

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