“PARLACI DEI CICALA”, SALVINI SCAPPA
A Matera visita flop del leader, le domande dei contestatori gli fanno perdere le staffe e lui li insulta
Ignora, nega, offendi: dopo la visita elettorale, in vista delle amministrative del 20-21 settembre, di Matteo Salvini a Matera, appare abbastanza chiaro sia come per la Lega la macchina del consenso subisca constanti frenate e sia come la “Bestia” perda colpi sui social. Interrogato il politico, «parlaci dei Cicala», come scritto su alcuni cartelli dai manifestanti in contestazione presenti in piazza Vittorio Veneto, Salvini non rispose. Impossibile non notare, inoltre, come l’establishment del governo regionale, consiglieri e assessori inclusi, sia rimasto quasi nascosto. Tanto che il leader nazionale della Lega più che evidenziare che in Regione al comando c’è il centrodestra ha puntato sulla possibilità di vincere le regionali in Puglia così da creare, con l’eventuale trionfo del Carroccio a Matera, su un asse strategico Città dei Sassi-Bari. Finiti i tempi, eppure era soltanto l’anno scorso, in cui Salvini, ancora da ministro dell’Interno, gli effetti devastanti del Papeete tra mojito e cubiste si sarebbero palesati di lì a poco, si tuffava allegramente col consigliere regionale Cariello, tra i più anonimi dell’attuale legislatura, nelle acque lucane del mar Ionio. Salvini sempre uguale a sé stesso, monotono e ripetitivo, si prepara a vincere nel prossimo futuro il titolo di spettacolo italiano con più alto numero di repliche, dal palco di piazza Vittorio Veneto ha puntato sui soliti clichè: il falso mito di Matera isolata, la foto di un uomo di origini africane che lo appoggia e frasi generiche alla «Matera ha bisogno di serietà, di concretezza, non di persone che passano di qua e di là». Salvini ha avuto anche l’ardire di trattare il tema, inveendo contro il Governo nazionale, scuola e alunni disabili, dimenticando i buchi in materia fatti in Regione dal centrodestra lo scorso anno scolastico. Ad ogni modo i contestatori ci sono stati. I fischi e i cori contro il leader della Lega si sono sollevati così forte da quasi coprire il discorso di Salvini. A quel punto il primo step, ignora, non è stato più applicale. La “Bestia” anche è intervenuta, tentando di sminuire il dissenso postando un mini video di un piccolo gruppo di persone che ogni tanto fischiettava «di qua e di là». I contestatori però erano ben più numerosi e rumorosi e soprattutto, nel non mostrato nel video de la “Bestia”, avevano tanti manifesti quanti le innumerevoli domande sempre inevase da Salvini. Così tra i vari “Parlaci della Lombardia Film Commission”, tra l’altro dalle vicende del governatore Fontana potrebbe arrivare il verdetto che sancisce come la nuova Lega sia già vecchia, al “Parlaci dei 49milioni di euro”, anche i cartelli “Parlaci dei Cicala”. Facile mostrare, in tempi non sospetti, il pugno duro, in maniera astratta, contro i “furbetti” del Covid Bonus, salvo poi ritrovarseli in casa propria, come il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, e suo fratello Carmine, presidente del Consiglio regionale, e trasformarsi in Mario Brega e, di conseguenza, far diventare la mano, che sarebbe potuta essere ferro, in piuma. Sul bando fai da te del Covid Bonus «a fondo perduto, del sindaco Cicala, bando dal quale hanno intascato soldi sia lo stesso Amedeo, che tutta la sua cerchia familiare, compresa una delle società di proprietà anche del fratello Carmine, neanche una parola: negare. Interrogato il politico, «parlaci dei Cicala», Salvini non rispose. Di qui, il leader Salvini seguendo il “tricalogo” leghista, ha fatto un salto all’ultimo step: offendi.Non sono note le letture di Salvini e de la “Bestia, ma l’argumentum, o meglio la delegittimazione, ad personam è un classico dello show politico del Carroccio che puntualmente ricorre alla fallacia del ragionamento che porta ad attaccare il proponenti di un tema e non il tema stesso. Tra la tattica del ragionamento distorto e quella dell’“avvelena il pozzo”, Salvini ai contestatori del “Parlaci dei Cicala” che ormai coprivano sonoramente il suo discorso, ha reagito giocando l’improbabile carta degli interessi personali. Ai contestatori del “Parlaci dei Cicala”, il leader della Lega interrompendo il canovaccio dell’ennesima replica dello spettacolo, si è rivolto così: «Gli amichetti dei clandestini, quelli là, accolgono non per carità cristiana, ma perché ci fanno i miliardi di euro». «Altro che carità cristiana – ha aggiunto Salvini -, il portafoglio. Quelli là con la bandiera rossa lascino in Comune nome, cognome e numero di conto corrente. Fanno i generosi con i quattrini degli altri». Difficile, se non impossibile credere che lo stesso Salvini sia convinto di quello che dice. Più facile, invece, ritenere che stia soltanto continuando a mandare avanti quel progetto, come lui stesso ha detto pubblicamente tranquillizzando i padani sull’indipendenza e le altre batteglia di sempre di Pontida, del «ci faremo più furbi, più cattivi e più romani per fottere gli altri dove gli altri ci hanno fregato fino ad oggi: Non c’è la nuova Lega, c’è la Lega che va avanti». Tradotto: finta nazionalizzazione del partito. Se per farlo bisogna tacere sui Cicala, ecco che i contestatori materani sono «gli amichetti dei clandestini che ci fanno i miliardi». Se lo dice lui, Salvini, contrariamente all’adagio, vero non sarà.