CON POCHE CARICHE ELETTIVE SI INDEBOLISCE LA DEMOCRAZIA
Lettere lucane
Non farò nessuna dichiarazione di voto sul prossimo referendum. E non lo farò per una semplice ragione: perché trovo interessanti gli argomenti di entrambi gli schieramenti, e quando non sono convinto di qualcosa preferisco tacere. Tuttavia una riflessione voglio farla, e riguarda il tema dell’astensionismo, che da sempre considero un incubo per la democrazia. Cosa c’entra l’astensionismo con il referendum? Il mio ragionamento è questo: ho paura che in futuro sempre meno gente andrà a votare. E quanto più la gente si distacca dalla politica attiva, tanto più una democrazia si indebolisce. E allora l’unico modo per coinvolgere il maggior numero di persone nella partecipazione democratica diretta è rendere la politica anche un luogo appetibile, uno spazio pubblico dove permettere alla società civile – soprattutto quella delle persone più socialmente attive e virtuose – di manifestare apertamente le proprie ambizioni, in tal modo trascinando con sé pezzi di società altrimenti disinteressati.
La dico brutalmente: più cariche elettive ci sono, più persone sono motivate a candidarsi, più persone vanno a votare. So che è un ragionamento rozzo, ma se le cariche pubbliche si riducono al minimo (fare i sindaci è solo un supplizio, il livello politico provinciale è stato di fatto azzerato, ora si rischia anche di avere sempre meno chance di entrare in Parlamento) pezzi consistenti di classe dirigente usciranno di scena, abbandonando l’impegno diretto. E questo, a mio avviso, aumenterà l’astensionismo, pericolo massimo per una democrazia. Perché il nostro è sì un Paese ideologicamente impegnato, ma il voto è in larga parte espressione di una scelta di prossimità. Quindi secondo me più cariche ci sono e più si rafforza la democrazia. Almeno in Italia. Che è una democrazia particolare. Diciamo pure narcisista ed esibizionista.
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