Potenza calcio, non fu mafia Capitolo giudiziario chiuso dopo 10 anni
LA SENTENZA : Dopo oltre 10 anni, al Tribunale di Potenza, arriva la parola fine sull’inchiesta che portò alla radiazione della squadra e importanti misure cautelari
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
POTENZA. 23 novembre del 2009, come nel 1980 un terremoto scuote la città di Potenza, ma questa volta è giudiziario
Arresti eccellenti nell’ambito di un’operazione coordinata dall’allora Pm Francesco Basentini.
Il presidente del Potenza calcio, Giuseppe Postiglione, viene tratto in arresto insieme ad altre decine di persone per un’ipotesi di associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata tra l’altro, secondo l’accusa, alle frodi sportive.
Un’ipotesi che non convince sin da subito nessuno, finanche il Gip, Rocco Pavese, che nell’emettere l’ordinanza derubrica lo status mafioso.
Ma il Pm non demorde e, cambiato il Gip, ne approfittò, forzando, chiedendo e ottenendo il giudizio immediato per mafia.
Ma così, come eccellentemente fatto notare dal professor Donatello Cimadomo, difensore di Postiglione, era stato violato il diritto di difesa degli imputati.
Portati a processo per un reato diverso rispetto a quello per il quale si era nella fase cautelare difeso.
E così il Tribunale di Potenza decide che quel processo non si deve fare.
Ma capoticamente, ancora una volta, il Pm non demorde e, decorsi ormai alcuni anni, ripropone la richiesta di rinvio a giudizio ancora una volta per mafia.
Ma anche questa volta, un altro Gip (in funzione di Gup) decide che la mafia è solo nella testa del Pm.
Rinvia a giudizio quelli del Potenza Calcio nuovamente derubricando l’accusa dallo status mafioso.
Nel frattempo passano altri anni ed alcune posizioni vengono anche stralciate.
Nel mentre, infatti, l’inattendibile Cossidente si pente e diventa collaboratore di giustizia, a modo suo… tant’è che nasce un altro processo, sempre a carico di Postiglione, questa volta anche per riciclaggio.
E anche questa volta, sempre difeso dal professor Donatello Cimadomo, Postiglione viene assolto.
Addirittura col rito abbreviato.
Il Pm testardo è sempre Basentini.
Intanto passano ancora gli anni.
Il Potenza calcio ormai è morto, almeno quello del sogno targato Benevento.
Dopo diverse altre assoluzioni a carico di Postiglione, nell’ambito di altri procedimenti che nel frattempo sono stati aperti su di lui, inizia finalmente il processo, per reati ordinari, ormai sulla via della prescrizione, se non già prescritti.
Il dibattito inizia vengono sentiti alcuni testimoni, ma la prescrizione incombe.
A quel punto il Pm deve trovare una soluzione per evitare che il tutto finisca come avrebbe dovuto, e cioè senza una condanna per gli imputati.
A subirla per davvero sono i tifosi che nel frattempo pagano l’ingiusto dazio di vedere cancellata dai campionati la propria squadra del cuore
E così il Pm, sempre grazie alla connivenza del pentito inattendibile Cossidente, che come Gilletti su La 7 ci ha recentemente spiegato, si scopre essere il pro cugino di quella che intanto è diventata la moglie di Basentini, riesce a portare in aula argomenti per cambiare nuovamente il capo d’accusa con lo status mafioso.
Di nuovo tutto da capo.
Nel frattempo si è perso il conto di quanti Gip, sempre scartando l’ipotesi mafiosa, abbiano valutato nella fase preliminare il caso, e così un altro Gip ancora, sempre in funzione di Gup, Amerigo Palma, questa volta farà felice Basentini, anche in forza delle accuse nuove che il Pm ha potuto produrre grazie alle dichiarazioni di Cossidente.
E così dopo circa otto anni “finalmente” Giuseppe Postiglione e gli altri coimputati vengono rinviati a giudizio con lo status dell’aggravante mafiosa.
Inizia il processo, incominciano a sfilare davanti al Tribunale i testimoni, ma nel frattempo c’è una sentenza di Cassazione che dice che il pro cugino aggiunto non era assolutamente attendibile, finanche quando per accusare gli altri, si è auto accusato di essere mafioso.
Per la Cassazione mentiva anche sul suo status. Altro che mafioso, nulla più che un delinquentuccio.
Così ieri il Tribunale ha dovuto prendere atto, con una decisione saggia e ponderata, che non c’era più nessuna condizione per poter proseguire un processo, quello del Potenza Calcio per mafia.
Per rimanere in tema, viene da dire: partita chiusa.
Anche perché nel frattempo le restanti accuse sono prescritte, o usando una similitudine per il tempo trascorso, decomposte.
Questa pagina non proprio edificante della storia giudiziaria vedeva Postiglione tra i principali accusati anche per ipotesi di scommesse…
Ma se c’è qualcuno che giocando anche con i sentimenti dei tifosi pare abbia fatto la scommessa sbagliata, questo è il pubblico ministero Francesco Basentini.
LE PRECISAZIONI DI GIUSEPPE POSTIGLIONE :
POTENZA-SALERNITANA: ASSOLTO, NON PRESCRITTO
Ringrazio tutti, ma proprio tutti quelli che mi stanno facendo giungere calorosi i loro auguri . Non ne avrei voluto parlare, ma mi trovo costretto a farlo, dato che qualche “concorrente” sta strumentalizzando la vicenda.
Con ieri si è chiuso l’ultimo capitolo della vicenda Potenza Calcio. Una vicenda che mi ha visto più volte ASSOLTO (e non prescritto) nell’ambito dei diversi procedimenti che si sono incardinati intorno a quei fatti. Tanto per esemplificare: sono stato assolto per le accuse circa la gestione dei tesserati, sono stato assolto per l’ipotesi di riciclaggio. Ma sopratutto già il 17 giugno del 2016 sono stato assolto (come testimonia la foto che pubblico), con sentenza ormai definitiva di non luogo a procedere, per l’ipotesi combine (Potenza-Salernitana).
Restava da definire solo la macro posizione di un’ipotesi associativa di stampo mafioso (ho i brividi solo a scriverla questa merda di parola). Ecco per intenderci, ieri il Tribunale di Potenza ha stabilito che all’ombra del Viviani non c’era la mafia. E lo ha fatto con una sentenza piena, resa ai sensi dell’art. 529 cpp che recita: “Se l’azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere proseguita, il giudice pronuncia sentenza di non doversi procedere”.
Quanto poi alla derubricazione di quei fatti in altri minori, ovviamente prescritti dopo 11 anni, è la formula usata per dire che il processo andava chiuso: perché la mafia non c’era e anche volendo valutare diversamente quei fatti, sarebbero talmente lievi da essere prescritti.
Dunque consentitemi di dire che quanti strumentalmente accostano la prescrizione ai fatti di merito che mi riguardano mentono. Ribadisco: nell’ipotesi combine Potenza – Salernitana, già ormai più di quattro anni fa, fu emessa sentenza di non luogo a procedere. Grazie al cielo il tempo è galantuomo. E chi oggi dice che per quei fatti non pagherà nessuno, nonostante c’è stato chi ha sofferto finanche un’ingiusta detenzione, dovrebbe solo vergognarsi.
Grazie ancora tutti per l’affetto e la vicinanza.
Per chi avesse bisogno di rinfrescare la memoria e volesse contribuire a “condividere” la verità ?
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