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BARDI ED IL POSTINO CHEVAL

Tacco&Spillo

C’è grande fermento di corrispondenza nelle stanze del sessantanovenne governatore Bardi che, tra un viaggio napoletano e l’altro, s’è incaponito di scrivere letterine istituzionali al premier Conte ed al tandem ministeriale Patuanelli-Boccia per sollecitare il rinnovo della concessione petrolifera dell’Eni in Val d’Agri, senza peraltro avvalersi della firma del suo assessore Cupparo, di cui è tristemente nota, anzi virale, la verticalizzazione linguistica e la grammatica omissiva. C’è da dire però che il merito che si vuole assegnare il presidente Bardi vale almeno quanto il suo deficit d’età ed ha a che fare più con le comode aspettative di coscienza piuttosto che con quelle urgenti di risultato della Basilicata. Eppure una lettura veloce da parte sua e del suo staff di fiduciari super retribuiti della teoria dei contratti dei nobel Hart e Holmström avrebbe fatto capire che, per il buon esito della regolazione negoziale, ci vuole autorevolezza personale e capacità progettuale non letterine burocratiche, altrimenti ci si ritrova come nel dolce autismo del postino Cheval descritto così bene da Pennac “che istallava un cantiere neo-medievale ai piedi di una scala mobile”.

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