DUPLICE OMICIDIO DI LECCE, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: ANTONIO DE MARCO SA BENE COSA INTENDEVA CON “CACCIA AL TESORO”
In un caso così è su tutto ciò che non è finalizzato alla commissione del reato che bisogna focalizzare per sciogliere il nodo del movente
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
DUPLICE OMICIDIO DI LECCE, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO:
ANTONIO DE MARCO SA BENE COSA INTENDEVA CON “CACCIA AL TESORO”
Criminologa Ursula Franco:
“Il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento, soprattutto perché premeditati, sono da considerarsi atti sessuali sostitutivi”
Uno dei difensori di Antonio De Marco, l’avvocato Andrea Starace, ha dichiarato: “È ancora confuso. Stiamo cercando di aiutarlo a fare chiarezza per ricordare il più possibile, per colmare quei ‘non ricordo’ relativi anche alla fase preparatoria dell’omicidio”
Dottoressa Franco, è possibile che Antonio De Marco non ricordi?
All’epoca della loro confessione, Olindo Romano e Rosa Bazzi non ricordarono con precisione tutti i dettagli relativi alla strage a causa di una amnesia di fissazione.
Una traccia mnestica primaria, che è temporanea, una volta formatasi, richiede infatti un certo tempo per essere consolidata e quindi ritenuta, se nel frattempo però intervengono nuovi elementi, la traccia non si consolida.
Il ritmo con cui si svolsero i fatti ha impedito che nella loro memoria si formasse una traccia mnestica definitiva o secondaria.
Vale lo stesso per Antonio De Marco.
Il ragazzo potrebbe non ricordare alcuni dettagli dell’azione omicidiaria perché la concitazione degli eventi potrebbe avergli impedito di trasformare la traccia mnestica primaria in secondaria.
Riguardo invece alla fase preparatoria, il De Marco sa bene cosa intendeva con “caccia al tesoro”
La “caccia al tesoro” faceva infatti parte delle sue fantasie del pre omicidio.
Dottoressa Franco, secondo lei cosa voleva fare De Marco?
Posto che il De Marco ha attaccato un pezzo di intestino del povero De Santis alla porta d’ingresso e un altro pezzo l’ha tirato al vicino, ritengo alquanto probabile che intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento per allestire una “caccia al tesoro” per gli inquirenti.
Dottoressa Franco, il De Marco avrebbe potuto uccidere i due ragazzi in modo diverso, perché ha scelto questo modus operandi?
Ne avevamo parlato a pochi giorni dai fatti, ben prima dell’arresto di Antonio De Marco. Ciò che saltava agli occhi era il desiderio dell’omicida di saziare i propri bisogni psicologici.
L’omicidio è stato commesso nell’appartamento perché, per il suo autore, quel luogo aveva un valore simbolico: “vi punisco, distruggo il vostro sogno proprio nel luogo nel quale si stava realizzando”
E poi, il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento, soprattutto perché premeditati, sono da considerarsi atti sessuali sostitutivi.
In un caso così è su tutto ciò che non è finalizzato alla commissione del reato che bisogna focalizzare per sciogliere il nodo del movente.
Il De Marco, ad esempio, avrebbe potuto uccidere la coppia regalando loro una bottiglia di vino avvelenata ed invece ha scelto consapevolmente di prendere dei rischi pur di gratificare i propri bisogni.
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