PICCOLA ESORTAZIONE CIVILE ALL’AMARO LUCANO

La casa editrice Rubbettino ha appena mandato in libreria una breve storia dell’Amaro Lucano. Non l’ho ancora letta, ma lo farò presto, perché il “brand” creato da Pasquale Vena di Pisticci alla fine dell’800 è uno dei più importanti della Basilicata a livello mondiale. Penso anch’io che il principale dovere di un essere umano sia quello di fare bene ciò che sa fare meglio. Ma temo non basti. Da qualche anno sto riflettendo molto sul concetto di classi dirigenti, tema molto poco discusso ma, a mio avviso, cruciale. Mi sto sempre di più convincendo che classi dirigenti non siano soltanto quanti hanno responsabilità politiche e istituzionali, ma chiunque abbia concreti strumenti d’intervento per il miglioramento della qualità economica, civile e culturale di un dato momento storico. Ho un’ammirazione sconfinata per la bravura industriale dell’Amaro Lucano, un’azienda solida che nel tempo si è affermata in tutti i continenti. Tuttavia credo che le aziende dovrebbero convincersi maggiormente che per il potere che hanno, soprattutto in un tempo smarrito come questo, non possono soltanto accontentarsi di produrre ricchezza e garantire posti di lavoro – obiettivi fondamentali – ma sentire con maggiore convinzione di essere parte di quelle classi dirigenti di cui parlavo prima. L’Amaro Lucano dovrebbe essere un esempio economico e civile per i lucani, e dovrebbe contribuire maggiormente alla crescita sociale e culturale della Basilicata, cosa che non fa, o che fa con esiti non proprio tangibili. Ovviamente non dico questo con intento polemico, ma con spirito esortativo, perché abbiamo bisogno di modelli, di punti di riferimento, di esempi e di strumenti di crescita economica e culturale. Ripeto, l’Amaro Lucano non ha nessun dovere morale verso nessuno, ma non mi dispiacerebbe se un pezzo della sua intelligenza ci aiutasse a crescere e a diventare più forti e bravi.
diconsoli@lecronache.info