L’IDEOLOGIA BREZNEVIANA DI ROBERTO SPERANZA
Lettere lucane
Le parole di Roberto Speranza sulle “segnalazioni” dei cittadini italiani a proposito di eventuali feste private non mi hanno per niente sorpreso, perché a differenza di tanti non ho mai sottovalutato la sua ideologia statalista, che ho sempre criticato e segnalato come pericolosa, anche se il suo fare dimesso inganna molti e lo fa apparire innocuo. Ma Speranza è tutto fuorché innocuo, perché è il più fanatico e intransigente esponente di un’ideologia statalista e centralista; un’ideologia che crede che lo Stato sia tutto e le ambizioni degli individui – a esclusione di chi fa parte della nomenklatura – da mortificare, da punire o, se va bene, da controllare rigidamente. L’ideologia di Speranza è brezneviana: lo Stato deve fare tutto, pensare a tutti, dare piccole risposte a tutti, controllare tutti. Nessun interesse per i conti dello Stato – nella sua concezione le risorse di uno Stato sono illimitate: lo pensavano anche i leader del Pcus, che poi sono stati travolti dalla loro stessa ottusa ignoranza in fatto di bilancio statale –, totale disinteresse per la libera impresa – almeno che non sia riconducibile a strategie statali – e un assoluto disprezzo per il pensiero liberale. Roberto Speranza pratica un culto para-religioso per il partito, e il suo sogno è quello di far coincidere il partito con lo Stato, proprio come avviene nei paesi comunisti o post-comunisti. Il guaio è che gli italiani sono sempre meno ambiziosi e competitivi, e questo li sta convincendo che è meglio ripiegare, e delegare la risoluzione di tutti i problemi allo Stato. Ma poiché sono abituato a combattere gli avversari e non a delegittimarli dico pure che quest’ideologia statalista e anti-liberale Speranza la incarna al meglio, e che il suo grigiore è strategicamente vincente perché lo fa apparire totalmente votato alla difesa dei cittadini per mezzo del “protettivo” abbraccio statale.
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