COSA HA DA INSEGNARCI LA PRIMA REPUBBLICA
Lettere lucane
Peppino Molinari, che è stato un importante esponente della Democrazia Cristiana, da qualche anno sta pubblicando su internet foto e ricordi di personaggi politici della Prima Repubblica lucana. Trovo molto interessante ciò che Molinari sta facendo, perché ci sta non solo mettendo in guardia dai rischi dell’ignoranza storica – come si fa a capire il presente se s’ignora come ci si è arrivati? – ma ci sta ricordando l’importanza di un metodo politico. Un tempo si discuteva molto non perché si amassero “le chiacchiere”, ma perché discutendo il pensiero avanzava, e metteva a punto soluzioni più adeguate e sofisticate. Nella Prima Repubblica i partiti erano luoghi di aggregazione e di confronto dove si discuteva del mondo, delle grandi idee e dei problemi concreti del territorio. Ma erano anche “palestre” dove si formavano le classi dirigenti, che giorno dopo giorno si facevano conoscere e notare. I partiti sono stati sostituiti da internet, mentre le classi dirigenti si formano quasi esclusivamente per cooptazione. Ovviamente non nego che i partiti fossero anche “centraline” clientelari e territori di guerra dei signori delle tessere, ma complessivamente la qualità media di chi faceva politica era molto alta, perché politica e cultura andavano di pari passo, mentre oggi la politica ignora completamente l’importanza della filosofia, della storia, della geografia e delle scienze sociali, economiche e giuridiche per maturare un pensiero complesso e articolato della realtà. E senza cultura la politica diventa comunicazione, emotività, propaganda e potere fine a se stesso. Ecco perché l’operazione che sta facendo Molinari è di grande rilievo, perché ci fa capire che un tempo, prima di parlare, le cose bisognava averle studiate. Oggi invece tutti parliamo “per sentito dire”, passando da un argomento all’altro come degli ubriachi.
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