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OMICIDIO DI MARIASESTINA ARCURI: È SCONTRO TRA PSICOLOGHE

“ Ha detto che Sestina è stata lanciata, mimando il gesto con un peluche.
Ha spiegato che Sestina non poteva aggrapparsi, non poteva fermare la caduta e che si è fatta molto, molto male”

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE

OMICIDIO DI MARIASESTINA ARCURI: È SCONTRO TRA PSICOLOGHE

Andrea Landolfi è a processo per omicidio volontario, secondo la procura, il Landolfi, gettò la fidanzata dalle scale.

È difeso dagli avvocati Daniele Fabrizi e Serena Gasperini.
La psicologa Roberta Bruzzone è consulente della difesa.

Le indagini hanno appurato che Andrea Landolfi chiamò i soccorsi con un ritardo di circa 4 ore.

Il 21 gennaio 2020, durante una puntata della Vita in Diretta, riguardo al ritardo con cui sono stati chiamati i soccorsi da Andrea Landolfi, la psicologa televisiva Roberta Bruzzone ha così chiosato:

“Dal quadro lesivo che è evidenziato dalla consulenza medico legale sarebbe stato molto difficile anche intervenire nell’immediatezza”

Il 14 dicembre 2019, durante una puntata della Vita in Diretta, sempre la psicologa Bruzzone ha dichiarato:

“ll vero problema per la difesa di Landolfi è l’autopsia, quindi la relazione medico-legale unitamente ai rilievi fatti dal RIS relativamente alla presunta caduta dalle scale con rotolamento. Il medico legale lo esclude che questo sia accaduto, quindi la versione che dà Landolfi è una versione, che, secondo i riscontri di tipo scientifico non trova nessun tipo di conforto.
La relazione medico legale sconfessa platealmente quello che dice Landolfi”

E poi, sempre la Bruzzone, rivolgendosi all’avvocato Giacomo Marini, all’epoca difensore di Andrea Landolfi, ha detto:

“Io ho letto quella della Procura (consulenza tecnica) e sembra essere di difficile lettura alternativa per cui prendo atto della sua energica difesa del suo assistito, ci sta tutta, però mettere in discussione quella perizia, quella consulenza tecnica, temo non sarà proprio una passeggiata di salute, eh!”

Ieri, 19 ottobre 2020, la psicologa Bruzzone, ora consulente della difesa del Landolfi, ha dichiarato:

“A parte le decine e decine di errori di tipo metodologico e le affermazioni fortemente suggestive, la testimonianza è condizionata dalla figura materna, a fronte di un bambino di cinque anni che aveva già enormi difficoltà a mantenere il ricordo.

Il bambino ha fornito tante versioni alternative, a seconda delle domande che gli venivano poste.
Almeno 4-5 versioni diverse, tra cui la caduta di Sestina dalle scale insieme al padre.

Quale versione scegliamo?
Chi decide qual è la versione buona?
Noi diciamo che il bambino dà 4-5 versioni di uno stesso evento.
È attendibile?
Purtroppo non potrà più essere sentito, a causa del disturbo post-traumatico da stress successivo a quell’interrogatorio”

Invece la psicologa forense Daniela Viggiano, che ha interrogato il bambino nel febbraio 2019, ha dichiarato

“Il bimbo all’inizio era sospettoso e guardingo. Aveva difficoltà a parlare dell’accaduto, rispondeva con delle provocazioni.

Voleva la mamma vicino, per cui l’abbiamo fatta entrare nella stanzetta per le audizioni protette dei minori.
Un bambino autonomo, presente a se stesso, intelligente, vivace, non succube della madre. Il suo è stato un racconto sintetico, più di quello registrato in casa dalla madre. Un racconto crudo, diretto, ma corretto. Semmai ho avuto la sensazione che in casa l’argomento fosse un tabù. Pensava che il padre fosse fuori per lavoro e non sapeva che Sestina era morta, anche se credo ne avesse consapevolezza.

Ha detto che Sestina è stata lanciata, mimando il gesto con un peluche.

Ha spiegato che Sestina non poteva aggrapparsi, non poteva fermare la caduta e che si è fatta molto, molto male.

Ha mimato il gesto del sollevamento, ma senza completare l’azione di lancio.
Nei colloqui successivi ho riscontrato un blocco emotivo importante, con sofferenza, angoscia, ansia, paura del buio, stato di costante allarme, irrequietezza, sensazione di pericolo imminente, ipercontrollo, atteggiamenti difensivi.
Dopo l’audizione protetta non ha più cercato il padre e non ha più chiesto di parlarci per telefono.
Si è detto scioccato dopo che lo aveva portato ad assistere a un incontro di pugilato, in cui lo aveva visto fare a cazzotti con un altro pugile.
La madre, anche lei fragile e spaventata, non gliene ha parlato più per proteggerlo. E lui sentiva la solitudine.
Ha detto che non voleva più essere interrogato”

 

Si torna in aula il 25 novembre 2020
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