RAPINA IN BANCA CON LO ZIO IN PERMESSO PREMIO DAL CARCERE: CONDANNA CONFERMATA
Lavello: nel 2018 il “colpo” alla Popolare di Bari, per Stabile ricorso perso in Cassazione: 3anni e 8mesi di reclusione
In trasferta dalla Puglia a Lavello per rapinare con passamontagna e coltellini la locale filiale della Banca popolare di Bari: Francesco Strafile confermata la condanna a 3anni e 8 mesi di carcere. La Cassazione ha respinto il suo ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello di Potenza che l’hanno scorso ha confermato la decisione emessa dal Gup del Tribunale del capoluogo a seguito del giudizio abbreviato. Il 27enne di Cerignola, in provincia di Foggia, la mattina del 19 maggio del 2018 non era da solo: suo complice, non ricorrente in Cassazione, lo zio 41enne Luciano Strafile.
Caso nel caso, Strafile “senior” aveva ideato il colpo, il bottino è stato quantificato in circa 5mila euro, durante un permesso premio, non rientrò alla scadenza, nel mentre era detenuto nel carcere di Foggia. Francesco Strafile venne arrestato nell’immediato mentre tentava la fuga a piedi dopo aver abbandonato, inseguito dai Carabinieri, lungo la strada statale 93 e nel territorio del Comune di Canosa, l’autovettura con cui aveva tentato la fuga insieme allo zio che era anche lui a bordo. Strafile “senior”, invece, riuscì a far perdere le proprie tracce, dileguandosi nei campi e portandosi dietro la refurtiva, salvo poi concludere la latitanza pochi giorni dopo poiché rintracciato ed arrestato mentre si nascondeva in uno stabile in disuso di proprietà comunale e sito nel centro di Cerignola.
Francesco Strafile, la rapina è stata «confessata dagli imputati», ha puntato all’ottenimento di uno sconto di pena contestando il fatto che l’episodio delle targhe asportate, «una settimana prima», da un’autovettura che si trovava parcheggiata di Cerignola, andasse qualificato come furto e non come ricettazione. Strafile ha negato anche la resistenza a pubblico ufficiale, non avendo effettuato, ha sostenuto dinanzi agli “ermellini”, «manovre spericolate» tali da mettere in pericolo la incolumità dei Carabinieri che lo stavano inseguendo, né quella di altri «utenti della strada». La linea difensiva, però, non ha colto nel segno, principalmente per 2 motivi. In relazione al primo elemento citato, i dati obiettivi, la sottrazione delle targhe e il tempo trascorso prima della rapina, non sono stati giudicati come pienamente indicativi della «sicura commissione del furto» da parte di Strafile. Riguardo alla resistenza a pubblico ufficiale, invece, oltre alla «inversione di marcia effettuata dall’autovettura con a bordo gli autori della rapina, che non si arrestarono all’intimazione dei Carabinieri», gli “ermellini” hanno fatto notare come considerando la «lunghezza dell’inseguimento» e lo scopo dei rapinatori, sfuggire all’arresto, non fosse possibile non approdare alla «logica conclusione» che l’auto viaggiasse «a velocità elevata». Per questi e altri motivi, per Francesco Strafile confermata la condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione