La Dr.ssa Elisabetta Sionis, in esclusiva per Cronache Lucane, ci fornisce alcuni chiarimenti, riguardo le indagini sulla morte di Manuel Piredda
Il Perito dimostra la distanza tra la sciarpa e il collo di Manuel Piredda
(la concessione e pubblicazione delle fotografie è stata autorizzata dai signori Roberta Mamusa e Giuseppe Piredda, genitori di Manuel)
UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE
Elisabetta Sionis, criminologo clinico, esperto in psicologia giuridica, già magistrato onorario presso il Tribunale per i minorenni di Cagliari.
Considerato che il 7 ottobre u.s, Selvaggia Lucarelli ha intervistato Valentina Pitzalis su Radio Capital e sono stati effettuati diversi riferimenti all’indagine sui fatti di Bacu Abis ed è stata citata la dottoressa Elisabetta Sionis, consulente dei genitori di Manuel Piredda per il procedimento penale a carico di Valentina Pitzalis e recentemente archiviato, la abbiamo raggiunta telefonicamente al fine di chiederle eventuali chiarimenti in merito a determinate affermazioni rese da Valentina Pitzalis.
Dottoressa, abbiamo sentito l’intervista radiofonica a Valentina Pitzalis e ci pare che alcune affermazioini rilasciate dal minuto 13,34 in poi, si discostino da quanto divulgato sino ad oggi dagli organi di informazione.
https://www.capital.it/programmi/le-mattine-di-radio-capital-pt-1/podcast/podcast-del-07-10-2020-2/
Le chiediamo, pertanto, se sia una nostra impressione o meno
Alla domanda di Selvaggia Lucarelli: “Valentina, vogliamo ricordare quante cose sono state dette in questi nove anni dal 2011? Da quella notte?”
Valentina Pitzalis ha testualmente risposto: “Inizialmente, la tesi era quella del cranio fracassato da un piede di porco o qualcosa di simile (…) su questo praticamente hanno fatto forza affinché ci fosse l’autopsia.
Cosa che tra l’altro, io avevo chiesto, cioè auspicato sin dall’inizio perché, insomma, però era tutto talmente chiaro che al tempo decisero di non farla. (…) Poi, man mano che andavano avanti gli anni, avevano detto che, addirittura, lui aveva un proiettile nel cranio con tanto di ogiva in vista, che c’erano quattro o cinque proiettili nella scena lì, che nessuno aveva visto.
(…) E quindi cosa facciamo? Non inventiamo altro? Ebbene Sì. Quindi si passa al fatto che io lo avrei STRANGOLATO, con che cosa? Con un oggetto morbido, addirittura si ipotizza una calza di seta”.
Dott.ssa Sionis: -Premetto che ultimamente non ho avuto modo di leggere articoli o sentire interviste che riguardano l’indagine per omicidio e incendio doloso a carico di Valentina Pitzalis e attualmente archiviata, pertanto, è la prima volta che vengo a conoscenza di quei contenuti. Preliminarmente, va precisato (ma solo per chi davvero non lo sapesse) che quando si svolge una indagine e, a maggior ragione, si analizza un cold case con un certo grado di carenza dal punto di vista delle indagini tradizionali e scientifiche (le carenze delle investigazioni del 2011, sono state riconosciute, peraltro, dal Gip quando ha disposto l’incidente probatorio e ribadite nella sua ordinanza di archiviazione) è d’obbligo valutare un ampio ventaglio di ipotesi all’esito degli elementi a disposizione.
Chi si cimenta professionalmente nell’ambito giudiziario ne è a perfetta conoscenza e sa anche che i primi ad utilizzare questo metodo investigativo e conoscitivo sono, in primis, i procuratori e gli inquirenti.
Naturalmente, non ho la pretesa che Selvaggia Lucarelli , a corredo del suo bagaglio conoscitivo abbia assimilato le nozioni di cui sopra e mi rendo conto che le sue opinioni possano scaturire dal suo grado di formazione ed informazione culturale, a mio avviso, evidentemente carente rispetto all’argomento di cui parlo e poco congruo dal punto di vista tecnico.
Pertanto, è mia opinione che la sua personale espressione che, in questo caso, non di rado, somiglia ad un giudizio di valore circa l’operato di specialisti e professionisti in ambito criminologico, giuridico e medico legale, lasci il tempo che trova.
Non pare abbia chiaro neanche quale sia l’arto che è stato amputato alla Pitzalis, dato che ha sovente sostenuto sia quello destro in luogo del sinistro. Direi che questo dettaglio riassume e specifica il grado di conoscenza della vicenda da parte della Lucarelli e, dell’importanza che meritano tutte le sue elucubrazioni in merito.
Per quanto attiene le dichiarazioni della Pitzalis, qualora le parole che Lei mi riferisce siano testualmente quelle, preciso che gli elaborati depositati per la richiesta di apertura delle indagini, erano diversi e si sono, preliminarmente concentrati sul fatto che avessimo scientificamente descritto il fenomeno dello “sguantamento” della mano destra di Manuel Piredda (erroneamente confuso per “guanti in lattice” dalla prima indagine che fu archiviata sulla base di questo elemento e circa la attendibilità delle dichiarazioni rese da Pitzalis) e sulla incompatibilità delle lesioni riportate dalla predetta Pitzalis.
Che Pitzalis, sin dall’inizio, ossia dal 2011, abbia chiesto l’autopsia mai concessa perchè “era tutto talmente chiaro che al tempo decisero di non farla” , non risulata in alcun atto di indagine del 2011.
La sua difesa si è detta d’accordo alla richiesta di esumazione e autopsia avanzata dal Pm durante l’udienza del 19 Aprile 2018, ossia dopo quattro mesi di incidente probatorio (iniziato a Gennaio 2018), quindi, sette anni dopo la tragedia e successivamente al parere favorevole del consulente della Procura dr. Franco Tagliaro e in seguito alle prime operazioni peritali del 27 marzo 2018, che avevano riguardato l’esame delle sue ustioni.
I fatti, quindi dimostrano che quella affermazione (qualora sia stata espressa testualmente come Lei mi ha riferito) non trova alcun fondamento nella realtà oggettiva degli Atti del 2011.
Dottoressa, se non ricordo male, Lei in una intervista spiegò che l’elaborato depositato dalla difesa dei signori Piredda, citasse un verosimile bossolo. Valentina Pitzalis, ha però citato “quattro o cinque proiettili nella scena (del crimine ndr)”. Può chiarirci questa affermazione che ci sembra una autentica novità)
Dott.ssa Sionis: – L’otto novembre 2017, l’avvocato dei signori Piredda ha depositato un elaborato in cui si dava notizia, in chiave del tutto ipotetica, della verosimile presenza di un bossolo sul pavimento, di un foro sullo stipite della porta sotto la quale giaceva il cadavere e aveva indicato la presenza di altri elementi che sembravano
VEROSIMILMENTE PROIETTILI
L’elaborato si concludeva con l’ENNESIMA richiesta della consegna del fascicolo fotografico della scena del crimine in formato digitale originale, considerato che fino a quella data, avevamo esclusivamente delle stampe di fotocopie in fromato A 4 (tra l’altro, anche mal fotocopiate e con, addirittura, i segni delle sgualciture dei fogli dai quali erano state duplicate).
Infatti, la verosimiglianza era determinata dallo scadente materiale a nostra disposizione e, comunque sia, ribadisco che ogni elemento doveva essere vagliato, considerata la modalità attraverso la quale non erano stati effettuati importanti accertamenti investigativi e scientifici.
L’elaborato, infatti, si concludeva con le testuali parole: “CHIEDE, altresì, copia del cd fotografico in originale riversato su dispositivo digitale compatibile (prodotto dai Carabinieri il 17 Aprile 2011) riproducente la scena del crimine e lo stato dei luoghi, per lo studio più approfondito anche di ulteriori elementi utili all’indagine, alcuni dei quali contenuti anche nell’esposizione
all’interno del dvd che si allega”
Alla luce di quanto ho appena espresso, ogni altro commento mi pare superfluo.
Le immagini sottoposte alla attenzione della Procura riguardano le foto che seguono e che, ripeto, erano tratte da materiale iconografico fotocopiato e non riversato in copia digitale della originale su dispositivo compatibile.
Preciso, inoltre, che Manuel Piredda, aveva una protuberanza sulla tempia destra, anch’essa fotografata durante il sopralluogo della notte della tragedia.
(Protuberanza sulla tempia destra di Manuel Piredda)
(altro dettaglio della protuberanza sulla tempia destra di Manuel Piredda)
(Verosimile bossolo, dettaglio depositato in atti l’otto novembre 2017)
*
*
*
(tutte le immagini sono state depositate in Procura di Cagliari, l’otto novembre 2017
Dottoressa, ancora un chiarimento. Ad un certo punto, la Pitzalis, durante la intervista radiofonica, ha sostenuto che nelle vostre ricostruzioni abbiate ipotizzato che avesse strangolato Manuel con una calza di seta. Le riporto le testuali parole: “E quindi cosa facciamo? Non inventiamo altro? Ebbene Sì. Quindi si passa al fatto che io lo avrei STRANGOLATO, con che cosa? Con un oggetto morbido, addirittura si ipotizza una calza di seta”
Francamente mai nessun medico legale ha parlato di strangolamento.
Il professor Fineschi non ha mai sostenuto che sia stato strangolato con una calza di seta, ma ha utilizzato l’esempio della calza per spiegare come in letteratura scientifica sia dimostrato che quel genere di mezzo lasci lievissimi segni o addirittura nessuno.
Inoltre, ha specificato che l’azione delle fiamme unitamnte alla azione del tempo, potrebbe aver cancellato segni sui tessuti tegumentari. Infine, va detto che Manuel indossava una sciarpa stretta attorno al collo e repertata in sede autoptica.
I periti hanno stabilito senza ombra di dubbio che Manuel sia deceduto per ASFISSIA e non abbia respirato i fumi della combustione ed è stato dimostrato scientificamente ed oltre ogni ragionevole dubbio che non avesse ustioni nell’apparato boccale.
La lingua e il palato non avevano bruciature e all’esame del microscopio elettronico SEM la lingua non aveva inglobato perticelle carboniose.
Agli stessi risultati sono giunti gli esami di laboratorio.
Premessa la sproporzione rilevata tra i livelli di carbossiemoglobina tra il Piredda (9,48%) e la Pitzalis (71.7%) allorquando i due soggetti si trovavano sostanzialmente nel medesimo ambiente, separati unicamente da un tramezzo e, quindi, in un ambiente con la medesima quantità di ossigeno, di monossido di carbonio e di cianuri, giova, a questo punto, riportare le testuali parole rese in udienza di incidente probatorio
(1 aprile 2019), dalle illustri professoresse Margherita Neri e Elisabetta Bertol, luminari di indiscussa fama internazionale, ausiliari dei Periti del Gip. Prof.ssa Neri: “[…] ci sono numerose foto a colori di questo campionamento e tutte le foto a colori dimostrano il candore delle vie aeree; il candore vuole dire che non c’era il minimo deposito di particelle carboniose né nella trachea né nelle vie bronchiali profonde (…) “per cui le particelle io non le avevo, punto.
La spiegazione è quella che sono state lavate e non c’erano.
Perché la cosa che voglio dire è che mentre sulla lingua diciamo uno può dire è una cosa indiretta, la fiamma si è sviluppata nell’ambiente questo è oggettivo credo, quello che c’è però nelle vie aeree, nell’alveolo non ci arriva passivamente, mentre sulla lingua, sulle prime vie aeree si.
È quello il problema
Per quello siamo andati a vedere sotto gli alveoli perché lì non potevano arrivare passivamente i residui carboniosi”. ”
Estratto del verbale d’udienza del 1 Aprile 2019, testimonianza della Prof.ssa Elisabetta Bertol, tossicologa e ausiliaria dei Periti del Giudice (Prof.ssa Mazzeo e Dott.ssa Trignano), la quale ha confermato che i livelli di carbossiemoglobina e di cianuri dimostrassero che Manuel non ha respirato durante il teatro dell’incendio e ha dichiarato che, addirittura, i valori riportati siano sovrastimati e devono essere decurtati del 30% circa considerato che la milza era disidratata e quindi le dimensioni e il peso erano inferiori a quelle normali, pertanto le concentrazioni erano da ritenersi in eccesso, fermo restando che risultano, in ogni caso sotto la soglia ritenuta mortale:
*
*
*
Il Perito dimostra la distanza tra la sciarpa e il collo di Manuel Piredda
(la concessione e pubblicazione delle fotografie è stata autorizzata dai signori Roberta Mamusa e Giuseppe Piredda, genitori di Manuel).
Dottoressa, nel ringraziarLa per la cortese disponibilità, Le rivolgo un’ultima domanda: Secondo quanto riportato da Fabio Lombardi, nel suo blog “Nera e dintorni” in un articolo sulla recente archiviazione, Lei sarebbe indagata per stalking. Le risulta?
Dottoressa Sionis: “Non solo è la prima volta che sento questa notizia, ma non risulta neanche nel mio certificato penale recentemente acquisito dal mio difensore Avvocato Stefano Marcialis del Foro di Cagliari.
Sappiamo che indagato non significa condannato, ma detto ciò, devo supporre che il signor Fabio Lombardi sappia cose di me che non conosco.
Appena possibile, compatibilmente con i miei impegni e con quelli del mio legale, chiederò un aggiornamento così da verificare la notizia che al momento mi sento di escludere considerato che alcuno avrebbe motivo di chiedere una indagine nei miei riguardi e soprattutto per un reato così grave e infame”
*