COVID, PERCHÉ LA BASILICATA NON DEVE TERRORIZZARSI
Lettere lucane
Leggo un grande panico da parte dei lucani nei confronti del Covid-19. Un panico in parte giustificato dal fatto che la nostra popolazione è molto anziana, e dal fatto che abbiamo un sistema sanitario non molto efficiente – per ragioni che non si possono spiegare in così poco spazio. Ma dopo otto mesi qualcosa dovremmo aver imparato di questo coronavirus: per esempio che si diffonde maggiormente laddove ci sono assembramenti e affollamenti, e assai meno nelle aree a bassa densità demografica. La Basilicata è fatta di piccoli paesi e di contrade, mentre le due principali città, Potenza e Matera, hanno una vita sociale molto poco tumultuosa. Il coronavirus si diffonde velocemente dove i contatti tra le persone sono costanti e ravvicinati, ed è assai lento nelle zone demograficamente “anemiche” e statiche. Ovviamente a condizione che vengano rispettate alcune regole di base: il tracciamento costante, il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine, l’igienizzazione delle mani.
Gli unici luoghi che io vedo rischiosi in Basilicata sono le case di riposo per anziani e le scuole, perché è vero sì che i bambini e i ragazzi sviluppano raramente i sintomi della malattia, ma è assai probabile che possano diffonderla presso la popolazione più anziana. Credo, insomma, che le scuole debbano essere organizzate diversamente, magari rendendo più efficiente la didattica a distanza e organizzando la didattica in presenza a scaglioni, a rotazione. So che è un grande sacrificio per tutti, ma lo capisce anche un bambino che con l’arrivo delle influenze stagionali non-Covid il sistema scolastico andrà semplicemente in tilt. Saranno mesi durissimi, e sarà difficile tutto: non perdere il lavoro, organizzarsi in famiglia, mantenere i nervi saldi. Ma il panico non è assolutamente giustificato in una regione così poco dinamica e così poco affollata.