COVID NELLE CASE DI RIPOSO: «NON POSSIAMO ATTENDERE ALTRE MORTI, URGE UN CONFRONTO»
I sindacati tuonano contro la Regione: «Tamponi fatti con ritardo. Pretendiamo risposte per la sicurezza di tutti»
La situazione generale delle Rsa e delle ca- se di riposo sta diventando sempre più difficile, in modo particolare in Basilicata dove una forte percentuale della popolazione è in età avanzata. Una lunga lista di decessi sulla quale ci si inizia a interrogare: sarebbe stato possibile fare qualcosa prima? Sul prima è difficile darsi una risposta ma sull’attuale qualcosa è possibile fare. Ne sono covinti i sindacati: «Ogni giorno il bollettino ci consegna nuove vittime. I focolai nelle residenze per anziani di Marsicovetere, Brienza e Accettura ci preoccupano e non poco. Riteniamo che il confronto con il governo regionale sia or- mai improrogabile; pretendiamo certezze sulla sicu- rezza delle case di riposo e delle rsa, nonché sui pro- tocolli necessari a proteggere utenti e lavoratori.
Dal- lo scorso mese di marzo a oggi avremmo dovuto imparare a gestire la pandemia, attraverso l’utilizzo cor- retto e continuativo di dispositivi di protezione indivi- duale, implementando le procedure e i protocolli da ri- spettare per contenere l’infezione, attivando screening sistematici per i lavoratori, mentre sembra che si sia solo abbassato il livello di guardia, circostanza che sta mettendo il covid in condizioni di colpire duramente e diffondersi». «Non sono bastati i nostri ripetuti appelli al governo regionale e alle autorità sanitarie da marzo a oggi e ad- dirittura ancora prima della pandemia -tuonano i sin- dacati-. Il covid ha solo palesato le nostre fondate pre- occupazioni più volte denunciate ma purtroppo smentite dai gestori di queste strutture. Alcune di queste, è il caso di Marsicovetere – operavano nell’irregolarità, ospitando più persone di quante ne erano autorizzate e addirittura non autosufficienti pur non avendo né mezzi né personale adeguato. A chi spettano i controlli? Al Comune, all’ASP, alla Regione? Qual è il motivo per cui non si fanno?». «Diciamo basta ad interventi regionali utili -spiegano- solo ad accontentare qualche interesse di parte. Servo- no linee guida per gli accreditamenti, con una legge re- gionale che non guardi solamente ai requisiti struttu- rali, ma valorizzi la qualità del lavoro, stabilisca dota- zioni organiche al di sotto delle quali non si possa scendere. È indispensabile e imprescindibile la formazione degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza e il rispetto dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
La gestione dei servizi alla persona non può essere lasciata ai singoli territori, creando di- suguaglianze tra i fruitori del servizio e di riflesso tra i lavoratori, minando ancor più la tenuta dei livelli essenziali di assistenza e del welfare locale». «Occorre ricostruire un sistema di welfare e di convi- venza sociale fondato sul diritto a vivere in modo au- tonomo e libero, possibilmente a casa propria, e co- munque contrastando la tendenza a istituzionalizzare le persone anziane e disabili superando le forme di “re- sidenzialità pesante” a favore di nuove forme di assi- stenza domiciliare e di welfare di comunità, che avreb- bero un duplice effetto: miglioramento della qualità di vita delle persone anziane e aumento dell’occupazione. Non possiamo aspettare altre morti prima di appronta- re un piano organico di assistenza alle persone anzia- ne. Non possiamo più permettercelo» concludono.